Ci sono partite che segnano uno spartiacque, non per la bellezza del gioco espresso, ma per il peso specifico che i punti portano in dote. Genoa-Atalanta è stata una di queste. Raffaele Palladino si presenta ai microfoni di Sky Sport con il volto di chi sa di aver scampato una trappola insidiosa. La vittoria esterna mancava da tre mesi esatti e il ritorno nella "parte sinistra" della classifica è l'ossigeno necessario per affrontare il ciclo terribile che attende la Dea. Ma il tecnico nerazzurro non si nasconde: la sofferenza contro un avversario in dieci per quasi tutta la gara è un dato di fatto da analizzare, così come la mossa tattica finale – definita "disordine organizzato" dallo studio – che ha portato al gol decisivo. Ecco quanto evidenziato da TuttoAtalanta.com:

Mister, guardiamo il bicchiere mezzo pieno: avete scavalcato un blocco di quattro squadre, siete tornati nella parte nobile della classifica e avete sfatato il tabù trasferta. Resta però il rovescio della medaglia: con l'uomo in più dopo quattro minuti, forse non vi aspettavate di soffrire così tanto. Quanto ha inciso la condizione non ottimale di alcuni singoli, come De Ketelaere e Scamacca?
«Concordo pienamente con l'analisi. Non possiamo nasconderci: è stata una partita "sporca". Nel primo tempo, in particolare, non siamo stati bravi a sfruttare la superiorità numerica, ma va dato grande merito al Genoa. Hanno giocato con un'intensità straordinaria, non hanno mollato di un centimetro e sono riusciti a sporcarci tutte le linee di passaggio. Facendo autocritica, dovevamo essere più veloci nella manovra e cercare con maggiore insistenza l'uno contro uno nelle zone laterali per aprire la loro difesa a cinque. Lo abbiamo fatto solo in parte. Nella ripresa le cose sono andate meglio: abbiamo chiuso con tutti gli uomini offensivi in campo, passando a un 4-2-3-1 per cercare di allargare le maglie avversarie. Non è stata la nostra miglior recita, è vero, ma oggi vincere era fondamentale. Questi tre punti danno un senso diverso alla nostra classifica e continuità al nostro lavoro. Un mese fa la "parte sinistra" sembrava una montagna da scalare, ora ci siamo e possiamo guardare ai prossimi tre scontri diretti con lo spirito giusto».

Da studio Luca Marchegiani sottolinea un aspetto tattico interessante: a volte, contro difese così chiuse, l'ordine e la pazienza pagano meno rispetto a creare un po' di "disordine" calcolato, buttando nella mischia tanti attaccanti per generare situazioni estemporanee. È stata questa la chiave nel finale?
«Non credo si sia trattato di disordine, anzi. C'è stato un cambio di sistema di gioco molto preciso e ragionato. Siamo passati al 4-2-3-1 con una mossa forte sugli esterni bassi: ho schierato Samardzic come terzino destro e Zalewski come terzino sinistro, mantenendo due punte centrali e due esterni alti larghi. L'obiettivo non era creare confusione, ma aprire il campo e sfruttare le corsie laterali con giocatori di qualità. Credo che lo abbiamo fatto bene e, alla fine, siamo stati premiati sbloccandola su un calcio piazzato, ma frutto di quella pressione costante».

Palladino archivia così la pratica: con realismo e un pizzico di orgoglio per le scelte coraggiose. L'Atalanta non ha brillato, ma ha saputo vincere. E in Serie A, spesso, questo è l'unico verbo che conta.

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Sezione: Interviste / Data: Lun 22 dicembre 2025 alle 00:00
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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