Salutiamo caramente il Festivàl numero 70: ciao Festivàl. Ci siamo divertiti, sì, pure tu che dici “a me non interessa il Festivàl”. Il sottoscritto nella notte tra venerdì e sabato ha cercato Bugo e Morgan per le vie di Sanremo. Non li ha trovati. In compenso si è imbattuto in Pedro (il “nemico” di Amadeus), in un sosia di Malgioglio (gran ciuffo) e in tre signore uscite dall’Ariston che hanno detto “A noi della Galleria non c'hanno fatto fare il red carpet, diccelo a Fiorello che non è giusto”. Ho risposto “Promesso”, ma poi non l’ho fatto. E allora rimedio qui: Fiorello, risolvi questa cosa per il futuro, è importante.
Alla fine della mia terza esperienza sanremese ve lo posso confessare: faccio questo mestiere perché da ragazzino ero affascinato dal carrozzone festivaliero, mi mettevo in malattia tutta la settimana e seguivo qualunque puttanata. Mi vergognavo molto. Anche ora mi vergogno. Ma adesso posso nascondermi dietro al paravento: “Eh, è lavoro”. In chiusura saluto gli amici del Bar Perla che tutte le notti a orari indecenti mi hanno preparato un toast farcito + birra piccola + amaro + caffè anche se avevano già pulito la tostiera. “Lo facciamo solo per te”. Grazie amici del Bar Perla. Io comunque ho votato Rancore.
Ma veniamo al calcio. L’Inter ha vinto il derby, ma alla fine del primo tempo sembrava messa peggio di Morgan e Bugo, poi ne è venuto fuori come Diodato: che secondo tempo ragazzi. Molti dicono: “L’Inter gioca male” e in parte è vero. Ma è il solito discorso del calcio-spettacolo: c’è a chi piacciono i 43243 tocchi e chi ammira i gruppi con i maroni che raggiungono il successo spinti dalla “fame”. L’Inter ha la fame del suo allenatore e pazienza se non sembra il Barcellona di Guardiola. Che Brozovic sia il vero insostituibile dei nerazzurri lo scriviamo da un mese, quindi evitiamo; meglio spendere due parole su De Vrij, il più continuo tra tutti. È arrivato a parametro zero, sta disputando una stagione mostruosa: bravo lui e chi l’ha pescato dalla Lazio.
Ecco, la Lazio e De Vrij: due anni fa la squadra di Inzaghi perde il pilastro della difesa e la qualificazione Champions. Si arrende? Neanche un po’, pesca Acerbi dal Sassuolo, rimpiazzo sontuoso. Lotito e Tare sanno fare calcio come pochi (anche questo lo abbiamo già scritto 2323 volte) e ora non sono più quelli che “provano a stare lassù”: la Lazio fino a fine mese giocherà 3 partite, 2 meno della Juve e 3 meno dell’Inter. Definirla una candidata al titolo non è “giusto o sbagliato”, è doveroso.
E poi c’è la Juve. La premessa è importante: non siamo per nulla alla fase delle sentenze e non è finito il mondo, la Juve è ancora prima in classifica, deve giocare gli ottavi di Champions e la semifinale di Coppa Italia. Questo per dire che sì, ora scriveremo quel che non ci piace dei campioni d’Italia ma allo stesso tempo scanseremo i disfattisti (ogni tifoseria ha i suoi), quelli che “è tutto finito”.
Il problema della Juve non si chiama Sarri, anche se lo pensano in molti. Il problema della Juve si chiama “Sarri abbandonato a se stesso”. Questo è l’elenco dei giocatori acquistati dai bianconeri nell’ultima sessione di mercato. Adrien Rabiot, 24 anni, parametro zero + qualche milione di commissione, stipendio netto 7 milioni (+2 di bonus): 1348’ giocati, zero gol, nessun acuto. Matthijs de Ligt, 20 anni, costo 85 milioni, stipendio netto 8 milioni (+4 con i bonus): grande potenziale, attualmente espresso a metà. Aaron Ramsey, 29 anni, parametro zero + qualche milione di commissione, stipendio netto 7 milioni: 569’ in campo, 1 gol, ne gioca una sì e tre no. Merih Demiral, 21 anni, stipendio netto 1,8 milioni: 559’ giocati, infortunato (e questa si chiama iella). Danilo, scambio con Cancelo + consistente conguaglio a favore dei bianconeri, stipendio netto 4 milioni (+1 di bonus): 1084’ giocati, scarsa affidabilità.
Totale: il mercato estivo della Juve fino a questo momento non ha funzionato e questa non è solo una colpa del tecnico, semmai di chi ha scelto giocatori non completamente all’altezza. Al momento, a Torino, ci si aggrappa solo e soltanto al fuoriclasse Ronaldo, autore di 15 degli ultimi 21 gol bianconeri in campionato.
La Juve era e rimane una squadra stra-competitiva che però ha azzardato troppo nell’ultima sessione estiva di mercato e lo ha fatto in contemporanea con la “rivoluzione tattica” voluta dal duo Paratici-Nedved. I due però non hanno fatto nulla per dare una mano al loro tecnico: hanno messo sul mercato i vari Higuain, Dybala, Mandzukic, Emre Can e non ne hanno venduto uno. Gli ultimi due se ne sono andati a gennaio, gli altri stanno facendo il loro dovere “nonostante tutto”, anche se il Pipita fin qui ha segnato solo 5 gol in campionato. Sia chiaro, la Juve ha ancora tutte le chance per rendere magica la sua stagione, in ogni caso ci riuscirà non “grazie”, ma “malgrado” il lavoro di chi sta a monte. Siamo troppo severi? Forse sì, ma una settimana sanremese renderebbe acido anche Don Mazzi.
Il Milan, infine, aggrappato alla salute di un grande 38enne. Capiamoci: i rossoneri hanno fatto benissimo a puntare su Ibra, ora però tocca agli altri dare un segnale. I cali dello svedese nel corso dei 90 minuti sono legittimi, a quel punto devono essere i Kessie, i Calhanoglu, i Rebic, i Paquetà (prima o poi...) e soprattutto i Romagnoli: quando aumentano le difficoltà tocca a lui trovare la chiave. Poi per carità, con un pizzico di culo in più il Diavolo avrebbe potuto strappare il 3-3, ma quello, il culo, difficilmente va dove sente la paura.
Perdibile consiglio finale: ascoltate il disco di Bugo e pure quello di Fasma, potrebbero piacervi molto.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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