Esistono vittorie che luccicano per estetica e altre che pesano come macigni per il momento storico in cui arrivano. Il successo strappato al Ferraris appartiene di diritto a questa seconda categoria: tre punti presi con i denti, figli di una serata tecnicamente opaca ma caratterialmente decisiva. Perché saper vincere le partite "sporche", quelle in cui le gambe non girano e l'avversario ti imbriglia anche in inferiorità numerica, è una dote fondamentale per chi ambisce a certi traguardi. L'Atalanta ha dimostrato di possedere questo cinismo, trasformando una prestazione sottotono in un trampolino di lancio fondamentale per il prosieguo della stagione.
SGUARDO ALLA CLASSIFICA – Per comprendere il peso specifico della capocciata di Isak Hien al 94', basta osservare la graduatoria - approfondisce L'Eco di Bergamo -. Fino a poche settimane fa, la zona nobile sembrava un miraggio lontano; oggi la Dea è nona a quota 22 punti, con il fiato sul collo di Lazio, Como e Bologna. Il balzo in avanti è sostanziale, soprattutto considerando che non portare a casa l'intera posta in palio contro un Genoa in dieci uomini dal terzo minuto sarebbe stato imperdonabile. Invece, i nerazzurri hanno evitato il pareggio soporifero, presentandosi al terribile trittico contro Inter, Roma e Bologna con il morale alto e una prospettiva europea riaperta.
CAMALEONTE TATTICO – Se il gioco ha latitato, non si può dire lo stesso del coraggio nelle scelte dalla panchina. La partita di Genova ha messo in vetrina la profondità della rosa, una risorsa che Raffaele Palladino ha sfruttato per tentare di scardinare il muro ligure. Partito con il 3-4-3 e un possesso palla sterile e orizzontale, il tecnico ha avuto l'intuizione di rivoluzionare l'assetto in corsa. Prima la carta Samardzic per accendere la luce, poi la spinta sugli esterni con Zalewski e Sulemana, fino all'assetto "all-in" finale: un 4-2-4 spregiudicato con il doppio centravanti Krstovic-Scamacca. L'inerzia offensiva generata da questo caos organizzato è stata il fattore che ha permesso, pur nella confusione, di schiacciare gli avversari nella propria area fino all'episodio decisivo.
LA REDENZIONE DI ISAK – Il calcio è strano e spesso regala storie di riscatto improvviso all'interno degli stessi novanta minuti. Hien è stato l'emblema di questa serata schizofrenica: tra i più in difficoltà nel pacchetto arretrato, spesso impreciso, lo svedese ha trovato la forza mentale di credere nell'ultima occasione, proiettandosi in avanti quando tutto sembrava perduto. Il suo primo gol in nerazzurro ha il sapore del "pericolo scampato", ma certifica anche la mentalità di una squadra che, pur giocando male, non ha mai smesso di cercare la vittoria.
L'ENIGMA DELLA CONTINUITÀ – Resta però un nodo da sciogliere, quello di un rendimento che assomiglia a un ottovolante impazzito. L'Atalanta attuale è un enigma capace di passare dal naufragio contro il Verona alla notte perfetta contro il Chelsea, per poi soffrire le pene dell'inferno contro un Genoa decimato. Questo saliscendi emotivo e tecnico, fatto di primi tempi timidi e riprese disordinate, va analizzato e corretto in fretta. I tre punti galvanizzano l'ambiente, ma per sopravvivere ai prossimi scontri diretti e puntare davvero all'Europa, la "versione Marassi" non basterà: servirà ritrovare lo smalto delle notti di Champions.
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Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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