Era e rimane una figuraccia quella della Uefa nel sorteggio Champions, inutile girarci intorno. Poi per carità, può capitare: si stava scatenando negli anni ’60 la Terza Guerra Mondiale per un errore di un computer, figuriamoci se non può succedere un errore in un sorteggio una volta ogni 30 anni.
Si sono sentite varie versioni, ma posso raccontarvi in esclusiva cosa è successo per davvero.
E posso farlo per un semplice motivo: perdonate la ridondanza dell’autocitarsi, ma sono l’unico giornalista che è stato ammesso a documentare il retroscena del sorteggio, per due volte. Nel 2010, in un servizio per SportWeek, a Montecarlo per il sorteggio della fase a gruppi. E nel 2016-17, per il sorteggio degli Ottavi e dei Quarti di Finale, proprio in quella sala di Nyon in cui è successo il patatrac.
Questo è quello che non potete vedere.
Per il sorteggio degli Ottavi - mentre il primo nome delle non teste di serie viene estratto da una urna dove semplicemente si trovano tutte le otto squadre arrivate seconde - per estrarre invece la testa di serie da accoppiare la procedura è più complicata. Questo è dovuto ai paletti di sorteggio, condivisi da tutti, che escludono incroci geografici e dello stesso gruppo. Si è detto: “cosa ci vorrà mai a estrarre una pallina?!”, ma non è così.
Per le teste di serie ci devono essere giustamente otto urne, ognuna contenente solo palline con il nome della stessa squadra. Nel momento in cui esce il nome della sfidante, dunque si pesca una pallina per ciascuna urna delle teste di serie. Escluse, ovviamente, le teste di serie che non possono essere estratte con la tale squadra.
Qua arriva l’errore. Si dirà “beh allora che ci vuole a escludere le squadre che non c’entrano in quel sorteggio?”. E’ presto detto.
Per evitare lungaggini nell’estrazione, e per evitare esitazioni nella scelta delle palline che immaginatevi quanti complottismi agiterebbero, il software della DeltaTre di cui si serve la Uefa automaticamente segnala da quali urne pescare. Come fa a segnalarlo?
In video, noi a casa vediamo le lucine verdi o rosse che si accendono in grafica. Loro, dietro il bancone, hanno invece sotto le urne sia un cartellino fisico con il nome delle squadre sotto ogni urna, ma soprattutto oltre al monitor stesso anche una lucina per urna che si accende: rossa se devi escludere di pescare, verde se devi pescare la pallina.
Sembra facile, ma non lo è. Sembra inutilmente complicato, ma immaginate se non ci fosse questo schema automatizzato cosa succederebbe: il direttore per competizioni dovrebbe esitare e dire ‘questa sì, questa no’ davanti alle urne, e creerebbe a casa un immediato sospetto.
Quello che è successo lunedì a Nyon è questo:
Il software è letteralmente andato in palla per due minuti, ma precedentemente aveva acceso le luci sotto le urne sbagliate. Il direttore competizioni Michael Heselschwerdt ha agito come un automa, e forse gli si può imputare di non aver utilizzato capacita di discernimento. Vero. Ma se il software ti accende e spegne le luci delle urne da cui pescare, tu normalmente esegui, perché sai che è per rendere il sorteggio automatico.
Aggiungiamo che possibilmente nel momento in cui Giorgio Marchetti si è reso conto dell’errore sul Manchester United, a quel punto avrebbero dovuto fermare tutto. Perché così l’Uefa ha lasciato che passasse il messaggio che il sorteggio si sia ripetuto solo per le proteste, e non perché effettivamente non fosse stato regolare.
Personalmente, dopo 1 secondo dell’errore mi sono reso conto che tutto sarebbe stato da ripetere, e avevo avvisato sui social e i colleghi in tempo reale di prepararsi a un pomeriggio storico.
Ma è anche vero che io ero davanti alla tv, come tutti noi, e non davanti agli occhi del mondo, e non so se avrei avuto la prontezza di dire davanti alle telecamere “Fermi tutti, c’è un errore, il sorteggio deve interrompersi qui”.
Sicuramente la Uefa è un ente burocratico che in maniera svizzera fatica a rettificare la rotta, come successe quando solo l’ammutinamento del Getafe a marzo 2020 li costrinse a confrontarsi con la sopravvenuta emergenza Covid. Ma è anche vero che gli enti burocratici hanno i loro tempi per accertare le cose.
Ciò che rimane, al di là della figuraccia ovvia, è che effettivamente per quanto assurdo sembri, può davvero accadere l’errore tecnico che non dipenda dall’essere umano, e questo nonostante un sistema tanto semplice quanto particolare come le lucine verdi o rosse che si accendono sotto le urne. Che noi a casa non vediamo, ma che in 30 anni erano state perfette al secondo.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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