Diego Simeone contro Pep Guardiola è scontro tra filosofie, strategie, storie, racconti, terrestri e profane religioni calcistiche. Chi porta la croce e chi vuol la sua chiesa al centro d'ogni villaggio. Stavolta le campane suonano per il tecnico dei Citizens e basta un solo rintocco, quello dell'andata, per passare il turno. Il racconto di Atletico Madrid contro Manchester City, 0-0 dopo i novanta più lunghi recuperi di stasera, parte da lontano, dalla quintessenza del calcio all'italiana studiata dal Cholo dal Pisa di Romeo Anconetani in poi, passando per tutto quel che da Johan Cruyff ha trasmesso all'allenatore catalano. Il capitolo che regala la notte del Wanda Metropolitano è una partita a scacchi, che s'apre tra i veleni proprio sulle filosofie. Guardiola che dà del preistorico a Simeone, Simeone che dà dell'irrispettoso a Guardiola. Perché ognuno difende il suo trattato a spada tratta, ma poi il Cholo decide di sorprendere da subito e parte con una squadra alta e aggressiva: i Citizens son sorpresi, accusano il colpo, ma poi nei primi quarantacinque, alla fine della fiera, l'unico vero sussulto è di marca inglese col palo preso da Gundogan.
Partita a scacchi e girandola di cambi
Nella ripresa l'Atleti parte più basso, il City più alto ma poi le pagine si sfogliano, il tempo passa e i Colchoneros giungono al momento in cui non possono più pensare all'italiana. Griezmann tira da fuori, sfiora il palo. De Paul, entrato in campo da pochi istanti, conclude di poco al lato dei legni. Intanto esce un deludente De Bruyne malconcio, il valzer delle sostituzioni va avanti e riguarda pure Walker, anche lui vittima dell'ardire tattico dei padroni di casa. Di fatto, però, Ederson e Oblak sono spettatori attenti e prudenti, un paio di fiammate a parte. Il Cholo nel finale mette dentro pure Suarez, perché gli ultimi dieci minuti son quelli del dentro o fuori, con lui pure Cunha mentre per gli inglesi è l'ora di Fernandinho che dirà addio a fine stagione ma che a trentasette anni entra con il piglio d'un ragazzo. Savic, all'ottantottesimo, sfiora il gol.
L'Atletico perde la testa
Nel finale, poi, gli animi s'infiammano: Felipe, che è in campo per grazia arbitrale, fa un fallo senza senso in scivolata su Foden, al quale già ha causato la botta e ferita in testa. Scontro e rissa tra giocatori, provocata da Savic, ma è giallo solo per lui e Aké. Poi l'assistente fa ravvedere l'arbitro Siebert che dà il rosso a Felipe che chissà perché si dispera e prodiga in proteste. E' la fine dell'Atletico. Cunha poi stende Fernandinho, l'Atleti non interrompe le proteste ma la strategia della tensione di Simeone ha avuto una pronta risposta da parte di Guardiola: non reagire. Nove di recupero. Poi altri due. L'assalto dei Colchoneros non s'arresta, il Cholo carica il pubblico con continui applausi e pure entra in campo per redarguire i suoi. Siebert lo ammonisce ma l'argentino neanche se ne preoccupa. Guardiola discute con De Paul. Poi sorride. I suoi festeggiano. Ha vinto la bellezza.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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