La Juventus torna finalmente alla vittoria, ma il 3-1 sull’Udinese non deve illudere. L’effetto post-esonero di Igor Tudor ha portato una scossa emotiva immediata, ma non ha certo guarito una squadra che da troppo tempo fatica a trovare equilibrio e identità. L’arrivo imminente di Luciano Spalletti alla Continassa coinciderà con un lavoro profondo di ricostruzione, perché la Juventus attuale è ancora lontana dall’essere un gruppo solido e convincente.
LUCI E OMBRE – Nella serata dell’Allianz Stadium non sono mancati spunti positivi: un atteggiamento più propositivo, qualche trama offensiva meglio costruita e una risposta caratteriale che dopo settimane di smarrimento è sembrata una piccola rinascita. Tuttavia, la squadra resta fragile in difesa, dove la linea arretrata è apparsa spesso disordinata, e sterile in attacco, con troppi interpreti ancora ai margini del progetto tecnico.
VLAHOVIC, IL LEADER RITROVATO – L’unica vera certezza, per ora, si chiama Dusan Vlahovic. Il centravanti serbo ha aperto il match procurandosi e realizzando il rigore dell’1-0, ma soprattutto ha mostrato una grinta e una partecipazione che lo Stadium ha apprezzato con una standing ovation al momento del cambio. Imperfetto tecnicamente, ma trascinatore per temperamento: è lui l’unico punto fermo da cui Spalletti dovrà ripartire.
Con sei gol stagionali e un atteggiamento in netta crescita, Vlahovic si conferma l’unico attaccante davvero affidabile di una rosa che davanti continua a interrogarsi.
ATTACCO ANCORA SPENTO – Delude ancora Loïs Openda, apparso completamente fuori dai meccanismi bianconeri. Movimenti sbagliati, poca intesa e un linguaggio del corpo che tradisce insicurezza. L’ingresso di Jonathan David nel finale non ha cambiato il copione: il canadese continua a essere un oggetto misterioso, senza guizzi né incisività. Così, la Juventus continua ad appoggiarsi interamente su Vlahovic, in attesa di ritrovare efficacia offensiva e di capire come rilanciare chi, fino a oggi, non è mai davvero entrato nel progetto tecnico.
L’INIZIO DEL NUOVO CORSO – La vittoria con l’Udinese è ossigeno puro per l’ambiente, ma non deve distogliere l’attenzione dalle criticità strutturali. Luciano Spalletti erediterà una squadra da plasmare mentalmente e tatticamente, partendo proprio dal serbo come leader tecnico e carismatico. La Juventus ha bisogno di ritrovare un’anima, oltre che un gioco, e il nuovo allenatore dovrà restituirle entrambe.
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Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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