L’Atalanta vive un paradosso: non perde mai, ma non riesce più a vincere. Cinque pareggi consecutivi in campionato, nove risultati utili di fila e l’impressione di una squadra che gioca, costruisce, domina, ma si inceppa al momento decisivo. Un’imbattibilità da elogiare, certo — in Serie A solo nel 2022/23 si era arrivati così lontano senza sconfitte — ma anche un limite che pesa sulla classifica e sulla fiducia. Ivan Juric lo sa bene: la Dea ha bisogno di ritrovare cattiveria e concretezza, a partire dalla trasferta di Udine, dove l’obiettivo è semplice e non negoziabile — tornare a vincere.
CREA TANTO, CONCRETIZZA POCO –
I numeri raccontano di una squadra viva, che però spreca troppo. Secondo “Understat”, l’Atalanta è terza in Serie A per “expected goals”, dietro solo a Inter e Napoli. Tradotto: costruisce tanto, ma raccoglie meno di quanto meriterebbe. Finora i bergamaschi hanno prodotto 15,5 xG (gol attesi) ma realizzato appena 13 reti. Meno di quanto la qualità del gioco lascerebbe intendere. Basti pensare che contro il Milan sono arrivati 11 tiri in porta, di cui 8 fuori misura e 3 nello specchio — uno solo, quello di Lookman, vincente. L’Atalanta, insomma, si ferma sempre a un passo dal colpo del k.o., nonostante resti padrona del campo per lunghi tratti. Juric dovrà lavorare proprio sull’ultimo metro, sulla precisione, sull’istinto del killer che oggi manca.
I DATI NON MENTONO – Le statistiche confermano la sensazione di uno spreco diffuso - sottolinea La Gazzetta dello Sport -. L’Inter, con 23 xG, ha segnato 22 gol. Il Napoli, 16 su 16. L’Atalanta, invece, ne ha raccolti due in meno del previsto, perdendo per strada punti pesantissimi: secondo i modelli previsionali, la squadra di Juric dovrebbe avere 17 o 18 punti, non i 13 attuali. In pratica, sarebbe al terzo posto insieme a Inter e Milan.
È un segnale chiaro: la strada intrapresa è giusta, ma serve maggiore efficacia. Il gioco c’è, la produzione offensiva pure. Manca solo il colpo risolutivo, quello che può riportare la Dea a guardare le prime posizioni.
L’ARMA SCAMACCA – Contro il Milan Juric aveva scelto la via del “falso nove”, affidandosi a De Ketelaere e Lookman in coppia e a Pasalic come incursore. L’esperimento ha dato equilibrio, ma non gol. A Udine potrebbe essere il momento del ritorno dal primo minuto di Gianluca Scamacca, l’uomo chiamato a dare peso e profondità al reparto. L’alternativa resta Nikola Krstovic, che però ha deluso nelle ultime uscite, mentre Kamaldeen Sulemana rappresenta la carta dell’imprevedibilità e dell’uno contro uno. Sullo sfondo, Samardzic e Maldini, pronti a garantire qualità e fantasia. Juric li terrà tutti sul pezzo, ruotando spesso per mantenere alta la concentrazione e la fame.
UN’ATALANTA CHE C’È, MA DEVE SBLOCCARSI – La prestazione col Milan è stata indicativa: 8 occasioni da gol, 134 passaggi nella trequarti avversaria e 11 conclusioni dentro l’area rossonera. È mancato solo il tocco finale, la precisione che trasforma le buone partite in vittorie.
La Dea produce, ma non punge abbastanza. Ecco perché la sfida di Udine vale doppio: per rompere la “pareggite” e per ritrovare fiducia sottoporta.
Juric non è preoccupato, ma consapevole: il gioco è solido, la squadra ha equilibrio e margini enormi di miglioramento. Ora serve il passo successivo, quello che trasforma il possesso in punti. La carta Scamacca può essere l’arma giusta per cambiare l’inerzia. A Udine, l’Atalanta non cerca solo una vittoria, ma una conferma: che il mal di gol è curabile e che la Dea, quando ritroverà cattiveria, potrà tornare a volare davvero.
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Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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