Una squadra giovane, costruita attorno a un allenatore emergente e a un gruppo che ha saputo fare quadrato anche nella tempesta. Il Cagliari si presenta a Bergamo forte di una vittoria scacciacrisi contro la Roma, che mancava da due mesi e mezzo e ha restituito ossigeno, convinzione e un pizzico di serenità. Tra le note liete c'è l’esplosione di Marco Palestra, ex atalantino e rivelazione assoluta della stagione rossoblù. A presentare la sfida della New Balance Arena è Giancarlo Cornacchia, firma di TuttoCagliari.net, che analizza in esclusiva per noi il momento dei sardi e le insidie della trasferta orobica.
Come arriva il Cagliari alla sfida con l’Atalanta?
«Con la Roma è arrivata una vittoria attesa da troppo tempo: mancava da due mesi e mezzo, dalla gara col Lecce. Ora il morale è decisamente più alto. La squadra, va detto, aveva continuato a lavorare bene anche senza risultati, sostenuta da un pubblico che non ha mai fatto mancare il proprio appoggio. L'obiettivo adesso è trovare continuità, provando a strappare punti anche a Bergamo».
Il successo sui giallorossi può essere la vera svolta?
«Se lo augurano tutti: allenatore, giocatori, società e l'intera piazza. Quando i risultati latitano, lo scoraggiamento è dietro l'angolo, ma sia mister Pisacane che i ragazzi sono stati bravi a non perdere la bussola e a mantenere compattezza. Speriamo sia la scintilla giusta».
L’attuale classifica rispecchia le potenzialità della rosa?
«Parliamo di una squadra profondamente rinnovata rispetto allo scorso anno. È stato scelto un allenatore esordiente in Serie A, al suo terzo anno di carriera dopo l'esperienza in Primavera. Inoltre, la rosa è molto giovane. Direi quindi che la posizione in classifica è assolutamente in linea con le aspettative di inizio stagione».
Solo 14 gol in 14 partite: è un problema di finalizzazione o di costruzione?
«Il reparto offensivo paga dazio all'assenza di Belotti, infortunatosi contro il Lecce proprio dopo aver segnato una doppietta. Erano i suoi primi gol in rossoblù e ci si aspettava che trascinasse la squadra. Borrelli, Esposito e Felici – ora purtroppo infortunato anche lui – hanno dato il loro contributo, ma l'assenza di un leader offensivo come il "Gallo" pesa enormemente. Le difficoltà sono su entrambi i fronti: la finalizzazione soffre perché la costruzione è spesso poco fluida. È un ingranaggio inceppato che rallenta tutto il meccanismo».
Quali sono i punti di forza e le debolezze attuali?
«Il punto di forza è senza dubbio il gruppo. La squadra è unita e Pisacane è stato bravo a cementare lo spogliatoio fin dal ritiro. Senza coesione non si va da nessuna parte, nemmeno se hai gioco o gol. Il rovescio della medaglia è che manca ancora un'identità tattica definita: il mister ha cambiato spesso strategia e questo, alla lunga, può aver generato un po' di confusione nei giocatori».
Cosa deve temere l’Atalanta?
«L'Atalanta di Palladino gioca a viso aperto, con una manovra forse più ragionata rispetto ai ritmi forsennati di Gasperini. Credo che la Dea debba fare attenzione soprattutto alle ripartenze. Pisacane cercherà innanzitutto di blindare la difesa, conscio della potenza di fuoco nerazzurra, per poi provare a colpire in contropiede sfruttando gli spazi».
Siete una delle squadre più alte della Serie A (media 1,86 cm), eppure subite tanto su palla inattiva.
«È un paradosso. Nonostante la stazza fisica imponente, il 50% dei gol subiti è arrivato proprio da calcio piazzato. È un dato che dimostra come l'altezza, da sola, non basti se mancano attenzione e posizionamento. Al momento non stiamo sfruttando questo potenziale vantaggio».
Il Cagliari ha una rosa molto "italiana" (73,7%). Rispetto all'internazionalità dell'Atalanta, è un vantaggio o un limite?
«È una scelta precisa: favorire il passaggio dalla Primavera alla prima squadra e puntare su profili funzionali, al di là del passaporto, come voluto dal ds Angelozzi. Quest’anno, con i calendari intasati dalle Nazionali per qualificazioni mondiali e Coppa d’Africa, avere meno stranieri potrebbe rivelarsi un vantaggio logistico, riducendo stanchezza e rischi di infortunio legati ai lunghi viaggi».
Che impatto ha avuto l'ex atalantino Palestra?
«Marco Palestra è stabilmente sul podio dei migliori esterni d'Italia. Se l’è guadagnato a suon di prestazioni sontuose: raramente ha sbagliato partita. È la sorpresa più bella della stagione, un contributo notevolissimo. Dopo l'infortunio di Bellanova, i tifosi temevano addirittura che l'Atalanta potesse richiamarlo già a gennaio. Speriamo continui così e che arrivi anche la chiamata in Nazionale di Gattuso per i playoff: se la merita tutta».
Ti sorprende vedere l'Atalanta solo a +2 sul Cagliari?
«Moltissimo. Non me lo sarei mai aspettato. Da anni siamo abituati a vedere la Dea ai vertici, in alcune stagioni l'ho considerata persino da Scudetto. Vederla così in basso fa strano, ma sono convinto che con Palladino risalirà dove le compete».
Che idea ti sei fatto della stagione nerazzurra?
«La scelta iniziale di Juric mi aveva sorpreso, visti i suoi recenti problemi, ma pensavo che la continuità tattica con Gasperini potesse pagare. Evidentemente qualcosa non ha funzionato. Palladino mi sembra la scelta giusta per raddrizzare la rotta: ha maturato esperienze importanti e ha l'occasione di guidare una rosa da vertice».
C'è un giocatore nerazzurro che temi particolarmente?
«Tutti. L'Atalanta ha un collettivo impressionante, un mix di senatori e giovani talenti. Non c'è un elemento che non apprezzi: Carnesecchi è tra i migliori portieri italiani, Lookman è un attaccante di livello europeo, Pasalic è un giocatore che mi fa impazzire per intelligenza tattica, così come Ederson. Faccio fatica a trovare un punto debole in una rosa costruita per grandi palcoscenici».
Che partita imposterà Pisacane?
«Il mister ha dichiarato che punterà sul 4-3-2-1, un modulo che in fase di non possesso può diventare un 5-4-1 o addirittura una difesa a 6 se la pressione avversaria diventa asfissiante. L’Atalanta verrà a prenderci alta, pressando e attaccando con molti uomini. Il Cagliari dovrà restare compatto, far sfogare la furia nerazzurra e provare a colpire quando i padroni di casa dovranno rifiatare, magari pagando dazio alle fatiche di Champions. Serve continuità, spero in un risultato positivo».
Pronostico secco: dove arriva l’Atalanta a fine anno?
«Tra il quarto e il sesto posto. Per me l'Atalanta è nettamente più forte della Juventus e ha qualcosa in più anche di Milan e Roma, che però possono contare su allenatori più esperti. Non credo scenderà sotto il sesto posto».
Entrambe le squadre arrivano all’appuntamento con il vento in poppa: i rossoblù galvanizzati dal successo sulla Roma, i nerazzurri esaltati dall'impresa europea contro il Chelsea. Tra assenze pesanti e un’identità ancora da definire, il Cagliari si gioca a Bergamo una fetta di credibilità. Per l’Atalanta, invece, non esistono margini d’errore: serve vincere per scalare la classifica e dare un senso alle ambizioni di inizio anno. Sarà una sfida dove l'entusiasmo dovrà trasformarsi in punti pesanti.
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