Non è solo il vento gelido di un aprile che sa d'inverno a far rabbrividire il Gewiss Stadium. A Bergamo, il freddo che avvolge l’Atalanta è anche metaforico: l’elicottero che sorvola l’impianto prima e dopo il match accentua la sensazione di tensione, quasi un presagio di quello che accadrà in campo. La realtà, però, supera sempre le previsioni.
UNA CRISI PROFONDA
Il verdetto del campo è impietoso - esamina stamane Pietro Serina per Il Corriere di Bergamo -: l’Atalanta è in crisi vera. La terza sconfitta consecutiva, tutte senza segnare neppure una rete, complica pesantemente la rincorsa alla Champions. I numeri del possesso palla (58% contro il 42% della Lazio) non bastano a mascherare la fragilità strutturale di una squadra che domina inutilmente il pallone e si perde appena prova ad attaccare. Contro la Lazio, a fine primo tempo, i nerazzurri non avevano ancora indirizzato un tiro nello specchio, e alla fine a salvarsi sono stati davvero in pochi: Carnesecchi su tutti, assieme al solito generoso De Roon, a Djimsiti e Zappacosta. Poco, troppo poco.
AUTODISTRUZIONE IN DIFESA
Come successo già a Firenze, a tradire l’Atalanta è stata ancora una volta la difesa. Non tanto per merito degli avversari, quanto per una disattenzione incredibile, quasi autolesionistica. Sul rilancio lungo di Mandas, Hien e Kolasinac si ostacolano a vicenda, permettendo a Dele-Bashiru di servire Isaksen, che punisce con freddezza. Una squadra che vuole puntare alla Champions non può permettersi errori simili, soprattutto in una gara che era cruciale non perdere.
NERVI SCOPERTI IN CAMPO
Se c’è un dettaglio che fotografa alla perfezione il momento difficile dell'Atalanta, sono i nervosismi emersi sul terreno di gioco. Scene mai viste prima a Bergamo: tensioni evidenti tra compagni, scambi di battute pesanti con la panchina, e sguardi che raccontano un gruppo non più compatto. Non è solo questione tattica o fisica, ma sembra emergere chiaramente che qualcosa, dentro lo spogliatoio, si sia incrinato. E quando un meccanismo delicato come quello atalantino si inceppa, è molto difficile rimetterlo in moto.
GIOVANI IN AFFANNO, VETERANI SMARRITI
L’impressione netta è quella di un'Atalanta spaccata a metà. Da una parte i veterani, che resistono e combattono fino all’ultimo, dall'altra una pattuglia di giovani che sembra essersi persa. Emblematico è il caso di Ederson: da uomo in più, trascinatore e punto di riferimento, il brasiliano è diventato quasi irriconoscibile. Il suo rendimento è crollato drasticamente, privando la squadra della solita intensità e del contributo determinante nelle due fasi. Senza il miglior Ederson, il sistema nerazzurro perde una delle sue certezze.
COME USCIRE DAL TUNNEL
Ora non resta che raccogliere i cocci e provare a ricostruire. L’obiettivo Champions non è compromesso, ma serve una svolta immediata. L’Atalanta deve ritrovare non solo gol e risultati, ma anche serenità e compattezza, perché se da un lato il successo si costruisce negli anni, dall’altro bastano pochi istanti per distruggerlo. Non c’è gloria senza equilibrio, e non c’è futuro senza consapevolezza dei propri errori.
Resta solo un dubbio: saprà questa Atalanta riparare il suo giocattolo in tempo, prima che la stagione le scivoli definitivamente tra le mani.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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