Yunus Musah non è un “tappabuchi”, è un moltiplicatore di soluzioni. Arriva dal Milan in prestito oneroso con diritto di riscatto, indossa la 6 e, soprattutto, porta in dote ciò che a Juric serve subito: corsa, resistenza, letture aggressive e una naturale propensione al campo grande. Non è il regista che addormenta, è il motore che accende: più lo solleciti, più alza il regime.
EMERGENZA ED OCCASIONE – L’assenza di Ederson (stop di circa un mese) cambia i pesi del centrocampo: la Dea perde il miglior “two-way” della rosa, ma guadagna un profilo capace di replicare intensità, riaggressione e volume. Nel 3-4-2-1 di Juric, Musah può fare coppia con De Roon nei due davanti alla difesa, accorciare in avanti sul primo costruttore avversario e strappare palla al piede quando l’Atalanta decide di verticalizzare in transizione.
ALTERNATIVA SULLA FASCIA – L’ultima a Lecce lo ha ribadito: da esterno a tutta fascia Musah ha gamba, falcata e attitudine da box-to-box. Non è un clone di Bellanova, ma è una risorsa tattica che consente di cambiare registro in corsa - scrive La Gazzetta dello Sport -, soprattutto ora che Palestra è andato in prestito. Se Juric chiede più densità centrale, resta mezzala; se serve spinta e copertura lunga, si apre a destra e tiene su l’ampiezza.
DOVE PUÒ CRESCERE – La crescita passa da due parole: prime scelte. Sotto pressione tende a portarla via “di forza”; con Juric dovrà imparare a scaricare corto quando la scala di pressing lo impone, e a selezionare quando rompere la linea in conduzione e quando conservare il possesso. I dati di volume sono da élite atletica; il salto di qualità è nella pulizia.
DNA DA DEA – Curriculum insolito e utile: nato a New York, infanzia a Castelfranco Veneto (Giorgione), formazione a Londra (Arsenal Academy), maturità al Valencia e poi Serie A. È già rodato in Champions ed Europa League. Con gli USA ha 40+ presenze, un Mondiale da titolare, tre Nations League e il premio U.S. Soccer Young Player of the Year: abitudine al ritmo internazionale, esattamente ciò che serve con la Champions alle porte.
INSERIMENTO NELLE TRAME – In non possesso Musah è il primo a salire sul play avversario e il primo a rientrare a protezione del centrale lato palla: la sua diagonale corta è il “tappo” per evitare rifiniture pulite tra le linee. In possesso può occupare l’half-space di destra per liberare il cross di Bellanova oppure scivolare dentro per creare il tre contro due centrale che Juric ricerca per spingere la squadra 15 metri più su.
IMPATTO IMMEDIATO – La sosta lo aiuta: tempo per memorizzare trigger di pressione, tempi di alzata e uscite coordinate. Con l’Lecce alla ripresa, la partita impone gamba, seconde palle e campo verticale: è la sua comfort zone. Che poi sia titolare o primo cambio ad alta intensità, Musah è giocatore da minutaggi pieni, in grado di tenere il ritmo alto dall’ora in poi quando la gara spesso si decide.
GERARCHIE E MARGINI – La presenza di De Roon gli regala un’ancora; quella di Pasalic/Samardzic alle spalle di Scamacca gli chiede connessioni semplici e veloci. Non gli serviranno giocate barocche, ma una cosa sì: continuità. La differenza tra il “giocatore utile” e il “titolarissimo” in un club come l’Atalanta la fa la capacità di ripetere la stessa prestazione ogni tre giorni.
SIGNIFICATO STRATEGICO – La scelta della società è chiara: zero rattoppi, profilo coerente con identità e calendario. In un’estate in cui non tutto è filato liscio (la telenovela Lookman incombe finché il mercato turco resta aperto), l’arrivo di Musah manda un messaggio pragmatico: prima alziamo il ritmo della squadra, poi discutiamo il resto.
L’Atalanta non ha preso un nome, ha preso metri, pressing e corsa. Se Musah impara in fretta la grammatica di Juric, la Dea guadagna un interruttore per accendere e spegnere le partite. E in un autunno che propone campionato e Champions, avere l’interruttore a portata di mano è spesso la differenza tra giocarsi il piazzamento e dare fastidio ai più grandi.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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