Non più soltanto spettacolo e volume di gioco: l’Atalanta di Ivan Juric è diventata una squadra più solida, compatta e consapevole. L’impronta del tecnico croato si percepisce chiaramente: stessi principi di aggressività e dominio territoriale, ma declinati con una maggiore attenzione tattica, una gestione più accorta dei ritmi e un uso mirato delle energie. Dopo sei giornate, i numeri parlano chiaro: 10 punti conquistati, 11 gol segnati e solo 5 subiti, contro i 7 punti e 12 reti incassate nello stesso periodo della scorsa stagione.
DAL TORO AL BRUGES: IL CAMBIO DI MARCIA – Il confronto più eloquente - rimarca Il Corriere di Bergamo - arriva dal doppio incrocio con il Torino: un anno fa la Dea cadeva 2-1, quest’anno ha vinto 3-0, ma soprattutto ha mostrato un volto nuovo. Nel 2024 erano stati 20 i tiri totali e 14 i falli commessi, segno di una squadra frenetica e sbilanciata; oggi bastano 8 conclusioni e la metà dei falli per ottenere un successo netto e maturo. Un dato che fotografa bene l’evoluzione di una squadra che sceglie di rischiare meno, affidandosi all’efficacia e non più all’abbondanza.
UNA DEA PIÙ RAZIONALE – Nel ciclo iniziale di otto partite tra campionato e Champions, le differenze rispetto all’Atalanta “gasperiniana” sono evidenti. Meno falli, meno tiri forzati, meno fuorigioco: la nuova Dea costruisce con lucidità, studia le mosse avversarie e alterna pressing alto e difesa posizionale con disciplina. Anche il dato sui tiri racconta una squadra più pragmatica: 86 conclusioni e 10 gol, con una percentuale di realizzazione superiore al passato, dove gli oltre cento tentativi producevano la stessa cifra di reti. Il risultato è una squadra più equilibrata e meno vulnerabile, capace di reggere l’urto anche nei big match.
ROTAZIONI E VERSATILITÀ – Juric ha portato a Bergamo una gestione più dinamica delle risorse. Non esistono gerarchie rigide: ogni giocatore può essere decisivo. Ahanor è diventato una sorpresa tattica, capace di agire da braccetto o da esterno; Zalewski si adatta anche nel tridente; Pasalic e Brescianini sono jolly preziosi per coprire più ruoli; Sulemana alterna la fascia alla trequarti, mentre Lookman è stato persino impiegato da punta. Tutto questo, nonostante nove assenze pesanti. Se Gasperini contava su 16 titolari, Juric ne ha costruiti oltre venti, attingendo con coraggio anche dal vivaio.
ZINGONIA, SEGNALI DI RIENTRO – Intanto da Zingonia arrivano buone notizie. Scalvini e Scamacca lavorano individualmente sul campo, Zalewski prosegue il suo programma personalizzato e Kolasinac si allena con la Primavera per ritrovare la condizione. Restano in terapia Kossounou, Bellanova e Bakker, ma il quadro generale è positivo e la pausa delle Nazionali dovrebbe restituire a Juric una squadra più completa.
LA MATURITÀ DI UNA SQUADRA – L’Atalanta di Juric non ha perso il suo spirito guerriero, ma lo ha affinato con intelligenza. È una squadra che sa attendere, colpire e soffrire, capace di leggere le partite con freddezza e senza eccessi. Meno istinto, più controllo. E i risultati cominciano a dare ragione a questa nuova filosofia: meno fuoco d’artificio, più concretezza. Una Dea meno “romantica”, ma più pronta a restare lassù, dove conta davvero.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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