A campionato chiuso si scatena il deliro. Siamo in quella fase drammatica dell’anno in cui vale tutto, perché da una parte son finite le partite (quasi) e dall’altra non è ancora iniziato ufficialmente il mercato (ufficialmente…).
E allora via con la rumba.
Partiamo dalla faccenda Inter-Lautaro, ovvero da un rinnovo non semplice. Non impossibile, ma neanche “metti tu la cifra”. Tutti conoscono l’agente del giocatore, Alejandro Camano o, quantomeno, la sua voce. E questo perché più o meno parla tutti i giorni, segno che qualcosa non va (altrimenti non parlerebbe, questione di logica). Camano “po’ esse fero e po’ esse piuma” (cit.) e in questo momento è fero, nel senso che pur facendo semplicemente il suo mestiere, sta parecchio tirando la corda con i nerazzurri. Il problema riguarda la distanza tra domanda e offerta, attualmente parecchio ampia. A fronte di una proposta del club che prova ad avvicinare (ma non può raggiungere) i 10 milioni di euro netti a stagione tra parte fissa e variabile, il buon Camano è fermo su posizioni ben diverse, ovvero un triennale che dovrebbe garantire più di 36 milioni di euro netti a cotanto Toro. Capite bene che a queste condizioni è difficile trovare un punto d’incontro.
La situazione ha creato del nervosismo in casa nerazzurra, laddove hanno urgenza di comprendere quale sia la reale volontà del giocatore: vuole restare a Milano come sostiene in maniera convinta? Se sì, deve giocoforza venire incontro alla società, viceversa potrà ottenere i soldi che merita (certamente c’è chi glieli darebbe), ma non in nerazzurro.
Sviluppi sono attesi nel breve termine perché il club vuole capire che strada prendere: quella di una trattativa che possa ancora avere un senso, oppure la via del mercato che tutti vorrebbero evitare. Non esiste una terza strada, perché pensare di iniziare la nuova stagione senza un rinnovo creerebbe un problema ambientale non indifferente (un capitano convinto a metà? Impossibile da far passare…).
Conte finirà a Napoli (diritti d’immagine permettendo). È la scelta logica di un patron (De Laurentiis) che ha bisogno di risvegliare l’ambiente dopo una stagione davvero troppo deludente. Probabilmente non era la sua prima scelta (leggi Gasperini) ma di sicuro ha trovato un’alternativa di livello, il migliore quando si tratta di ottimizzare nel breve periodo. Per Conte, invece, si tratta di accettare l’unica piazza che ha mostrato reale interesse nei suoi confronti. Per affrontare la sua nuova avventura si farà accompagnare, tra gli altri, da Lele Oriali. Mossa intelligente per disporre del miglior “frangiflutti“ su piazza (tra Conte e De Laurentiis le scintille sono da mettere in conto).
E il Milan. Fonseca è un cattivo allenatore? Neanche un po’. E allora perché attorno alla scelta dei rossoneri c’è tutto questo scetticismo? Perché al momento, la piazza, non si fida. E non del tecnico portoghese, ma di chi lo ha scelto. L’assenza di “comunicazione esterna” può essere una scelta strategica del club ma, di fatto, sta generando insicurezza nei tifosi, sballottati dai media come raramente era capitato in passato. Questo deve per forza di cose tradursi in “andrà tutto malissimo”? Neanche per idea ma, certo, qualche dichiarazione “distensiva” darebbe una bella mano all’ambiente. Per dire, chi arriva in attacco per sostituire quel monumento di Giroud? I nomi si moltiplicano, ma se i rossoneri - com’è possibile - riusciranno a portare a casa uno tra Zirkzee e Jonathan David (la pista è calda…) avranno fatto una gran cosa.
LA Juve invece è avanti. O meglio, Giuntoli sembra realmente aver ingranato la quinta. Di Gregorio è un affare fatto, con Di Lorenzo c’è un accordo (anche se bisogna passare dal solito DeLa), Koopmeiners resta un obiettivo (carissimo, ma non del tutto impossibile), Fagioli sarà in qualche modo un altro nuovo acquisto e, insomma, il dirigente bianconero sta facendo di tutto per consegnare a Thiago Motta una squadra che sia il più possibile funzionale alla sua idea di calcio. È solo l’inizio, ma sembra un buon inizio.
E un pizzico d’azzurro. Dice così, Spalletti: “Il blocco Inter è fondamentale, meno male che c’è ancora chi crede nel talento italiano, perché ce n’è tanto e bisognerebbe dargli più spazio. Avere sei della stessa squadra per noi è tanta roba”. Uno dei segreti del recente successo dei nerazzurri può decisamente diventare la chiave per un buon Europeo.
Chiusura con le parole di Maurizio Stirpe, patron del Frosinone. Non le ha pronunciate cinque minuti fa, ma nell’immediato post Frosinone-Udinese, quando la ferita della retrocessione era freschissima e incredibilmente dolorosa:
“Purtroppo non siamo stati bravi. Per noi è una serata amara, che però bisogna accettare. Ai tifosi non posso dire nulla, loro sono i proprietari del club. In tempi non sospetti dissi che in caso di retrocessione mi sarei assunto tutte le responsabilità e così faccio. Onore agli avversari, demerito nostro. Di Francesco è un bravo maestro di calcio. Ripartiremo dalle certezze che abbiamo all’interno della nostra società e proveremo a scrivere altre pagine della nostra piccola storia calcistica”.
Non ha dato la colpa a nessuno, ha mantenuto lucidità, si è dimostrato grande guida in un momento difficilissimo. Non è da tutti.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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