C’è una linea sottile che separa la soddisfazione di vedere i propri colori rappresentati nel mondo dalla frustrazione di dover rinunciare ai propri gioielli nel momento topico della stagione. La Coppa d’Africa, affascinante quanto invasiva, si abbatte sul campionato come una tassa occulta che non colpisce tutti allo stesso modo. Per l’Atalanta, questa edizione marocchina ha il sapore amaro della beffa: mentre le rivali dirette brindano allo scampato pericolo, a Zingonia si contano i danni. Perdere Ademola Lookman e Odilon Kossounou non è un semplice imprevisto, è una voragine tecnica che rischia di condizionare pesantemente un mese decisivo. È il prezzo del talento, certo, ma è un prezzo che, classifica alla mano, sta pagando quasi esclusivamente la Dea.
UNA VORAGINE DA 65 MILIONI – I numeri, spesso freddi, stavolta urlano un’ingiustizia sportiva palese. L’Atalanta è, per distacco, la big più penalizzata della Serie A. Non è una questione di quantità (il Lecce ne manda tre), ma di peso specifico. Secondo le stime di mercato, Palladino saluta un capitale tecnico da 65 milioni di euro: 40 per la stella nigeriana, 25 per il colosso ivoriano. Nessun altro club di vertice si avvicina a queste cifre. La Roma perde Ndicka, vero, ma l’impatto offensivo di Lookman è un unicum insostituibile. Pensare di rimpiazzarlo con Maldini o con un Sulemana ancora convalescente (e rimasto a casa solo perché il Ghana ha fallito la qualificazione) è un esercizio di ottimismo che cozza con la realtà: il numero 11 non ha vice, perché giocatori così non ne nascono due volte.
MILANO E TORINO RINGRAZIANO – Il quadro della disparità si completa guardando in casa d’altri - analizza L'Eco di Bergamo -. L’Inter campione, il Milan e la Juventus osservano il "dramma" orobico comodamente sedute in poltrona: zero convocati, zero problemi. Anche il Napoli, solitamente serbatoio per le nazionali africane, si salva in corner grazie all’infortunio di Anguissa. In pratica, nella corsa ai posti che contano, l’Atalanta corre con la zavorra mentre le avversarie viaggiano leggere. È una "concorrenza asimmetrica" dettata dal calendario internazionale, che penalizza chi ha avuto l'occhio lungo di pescare talenti in quel continente, trasformando un merito scouting in un handicap sportivo.
UN GENNAIO DA INCUBO – L’assenza dei due pilastri non sarà breve. Se Nigeria e Costa d’Avorio dovessero replicare il cammino trionfale della scorsa edizione (quando arrivarono entrambe in finale), Palladino potrebbe riabbracciare i suoi alfieri solo dopo il 18 gennaio. Tradotto in impegni sul campo, significa affrontare un tour de force micidiale – che comprende gli scontri diretti con Roma, Inter e Bologna – senza le frecce migliori all'arco. Inventarsi qualcosa sarà obbligatorio, ma sperare che le nazionali dei propri tesserati vengano eliminate presto è il peccato inconfessabile che ogni tifoso atalantino, in queste ore, sta commettendo. Perché l’orgoglio è bello, ma i punti in classifica lo sono molto di più.
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Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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