Poco meno di cinque mesi, tanto è durata l'esperienza di Rino Gattuso sulla panchina del Marsiglia. Esperienza complicata in un ambiente dove è difficile resistere a lungo. Chiedere ai predecessori:
QUANTE FUGHE - A Marsiglia gli allenatori non hanno vita facile: l'ultimo a fare tre stagioni complete è stato Didier Deschamps dal 2009 al 2012, poi si sono susseguiti allenatori e traghettatori in sequenza e solo Rudi Garcia ha completato almeno due stagioni intere. Il predecessore di Gattuso, Marcelino, ha deciso di lasciare dopo le minacce dei tifosi che hanno mal sopportato l'uscita ai preliminari di Champions League. Prima dello spagnolo c'era stato Tudor che nonostante l'eccellente lavoro ha preferito non proseguire, complice un ambiente continuamente ostile, come ha rivelato di recente il presidente Pablo Longoria. Aveva raccolto il testimone da Jorge Sampaoli, che su Instagram aveva spiegato la separazione all'epoca sorprendente: "I miei obiettivi non sono gli stessi dei dirigenti". Un altro via per motivi analoghi è stato André Villas-Boas, che mollò la panchina dell'OM nel febbraio 2021: "Non sono d'accordo con la politica sportiva del club".
IL PESO DELLA STORIA - A Marsiglia pesa la storia: è l'unica squadra francese ad aver vinto la Champions League, ma non vince nulla dal 2012 e in quell'occasione fu una Coppa di Lega, competizione che da qualche anno è stata soppressa. La Ligue 1 manca dal 2010, la Coupe de France addirittura dal 1989, l'epoca d'oro di Bernard Tapie. Più il tempo passa più la pressione cresce, a maggior ragione se pensiamo che si parla del club con il pubblico più numeroso di Francia: il Vélodrome anche in una stagione così tribolata porta allo stadio mediamente 61.500 spettatori, solo per il campionato.
LE DIFFICOLTA INIZIALI - Il curriculum di Gattuso e il suo impatto iniziale aveva esaltato i tifosi marsigliesi. "Quel che è certo è che da fuori si nota un contrasto enorme tra la passività di Marcelino e quello che sprigiona Gattuso" aveva dichiarato un'ex bandiera dell'OM come Eric Di Meco. Peccato che l'inizio in Ligue 1 è stato zoppicante: una vittoria nelle prime sette partite. A salvare la situazione il cammino in Europa League, con la qualificazione arrivata in anticipo in un girone tosto. Peccato per la sconfitta finale col Brighton che è costata il primo posto.
IL CROLLO NEL 2024 - Le tre vittorie consecutive in campionato a dicembre 2023 hanno risollevato la squadra, che però non è mai stata al di sopra del sesto posto in classifica. Con l'anno nuovo è arrivato il crollo: la vittoria in Coupe de France contro il Thionville, quinta divisione, poi il buio. Sette partite senza vincere, una di esse è costata l'eliminazione in coppa nazionale per mano del Rennes. E la squadra è sprofondata al nono posto, otto punti in meno della zona Champions. E pensare che quest'anno anche il quarto posto in Ligue 1 porterà al massimo torneo continentale.
LA RESA DI BREST - “Dobbiamo chiedere scusa ai tifosi, devo chiedere scusa ai tifosi. Abbiamo toccato il fondo, ora è tempo di prenderci le nostre responsabilità. La colpa è mia… Non c’è altro da dire. Non serve parlare di arbitraggio, dobbiamo solo assumerci le responsabilità” il laconico commento di Gattuso dopo l'ultima sconfitta. Un segnale di resa, anche da parte sua. Un anno fa di questi tempi il tecnico rassegnava le dimissioni da allenatore del Valencia, con una squadra che galleggiava poco sopra la zona retrocessione.
FRANCIA AMARA PER GLI ITALIANI - La Ligue 1 si è ritrovata ad avere tre allentori italiani, ne è rimasto soltanto uno. L'esonero di Gattuso arriva tre mesi dopo quello di Fabio Grosso, la cui esperienza al Lione è stata ancor più breve. Resta a questo punto il solo Francesco Farioli (Nizza) a tenere alta la nostra bandiera.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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