A bocce ferme, ma con tante idee che ancora frullano in testa. E non solo per il mercato degli svincolati, che avrà comunque una bella coda (vedi per esempio Ribery a Verona). Ma quanto per cerare di assimilare e metabolizzare quello che è successo. E’ stata un’estate pazzesca. In cui si è sempre detto che non c’erano soldi ma nella quale comunque non solo ci sono stati trasferimenti monstre a livello economico ma anche clamorosi dal punto di vista mediatico.
Se vi avessero detto che nel mercato post Covid, in una sola sessione si fossero spostati: Messi, Cristiano Ronaldo, Donnarumma, Hakimi, Grealish, Griezmann,Sancho. Che si sarebbe parlato tutti i giorni di Mbappé e Kane (che poi sono rimasti) con delle offerte choc, forse non ci avremmo creduto. E invece è stata una sessione di mercato esaltante, completamente fuori dagli schemi.
E’ chiaro che la crisi economica ha polarizzato ancora di più la distanza fra i nababbi, i ricchi e la gente normale. Come forse era ovvio che succedesse: ma lo stiamo vivendo e forse non ce ne rendiamo conto fino in fondo.
Questi supertrasferimenti di cui abbiamo parlato sono concentrati in una precisa area geografica. Parigi e Premier con una preferenza per Manchester (entrambe le sponde). Con una spruzzata di Atletico che ne ha approfittato (De Paul e Griezmann) per cercare di approfittare del momento di stasi dei due giganti. Non si esce da li. E lo dicono anche i dati, i macro numeri. E per avere un’idea più precisa delle spese ci siamo affidati a transfermamrkt. Non saranno dati ufficiali, ma sono certamente attendibili e soprattutto ci possono regalare una foto ben più nitida della situazione rispetto alle nostre sensazioni.
La Premier è l’unico campionato che ha speso. Tanto. Quasi sulle stesso livello degli anni passati: 1 miliardo e 350 milioni. La scorsa stagione 1miliardo e 420. Praticamente la stessa cifra prepandemia, nell’estate 2019.
E’ cambiato tutto il resto, tutto il contorno. La serie A spende praticamente un terzo (557 milioni) e va in contrazione anche rispetto alla passata sessione estiva (quando le società italiane spesero 772 miloni). Stesso discorso vale per le altre leghe del BIG5 che spendono meno della nostra serie A: la Bundes spende 416mln, la Ligue1 384 la Liga 293. Tutti ancora meno rispetto all’anno precedente con delle contrazioni importanti (la Spagna addirittura della metà).
Volete le cifre spese pre pandemia? Premier 1,4 miliardi, Liga 1,35 miliardi, Serie A 1,18 miliardi, Bundesliga 736 mln, Ligue1 688 mln.
Ecco cosa è successo. Si spende enormemente meno. Perché non ci sono soldi, perché non ci sono gli indicatori giusti, perché non si riesce a mantenere il sistema. Ma nonostante questo ci sono stati colpi spettacolari, trattative impossibili, quando ancora i soldi c’erano. Perché? Perché ora chi si trova un’offerta sul tavolo potrebbe non essere nelle condizioni di dire di no. E perché i tira e molla sul rinnovo contratto sono decisamente più complessi rispetto a prima, con meno disponibilità economica.
Sono sempre meno le squadre che possono permettersi certe spese e sempre di più quelle che devono guardare al bilancio.
Con questa premessa (e con la consapevolezza che il disavanzo sul mercato rispetto al volume è molto basso: si va da un -60 a un +30 nelle altre 4 leghe: pensate togliendo il Paris dalla Francia come cambierebbe!) analizzare il mercato non è facile.
L’Italia incassa 490 miloni di euro (bilancio -58 milioni), di cui quasi 200 sono cessioni dell’Inter. La Serie A perde dei grandissimi giocatori: Cristiano Ronaldo, Lukaku, Donnarumma, Hakimi, Paul, Romero, Tomyasu. Nessuno è stato esentato da una grande cessione, tranne il Napoli (che forse così facendo ha fatto il miglior acquisto). E’ vero che l’Italia ha perso qualità ma, almeno sulla carta, ha acquistato in competitività: oggi sembra tutto più equilibrato e sebbene la Juve rimanga comunque la squadra con la rosa con più valore (640) (seguita poi, sempre secondo transfermarkt da Inter (573) Napoli (518) Milan (466) Roma (418) e Atalanta, 415) le altre sono tutte lì. Posto che poi il valore della rosa serva effettivamente a disegnare una classifica.
Ma non è stata solo l’estate dei grandi colpi in uscita. Comunque ogni squadra ha saputo reagire al doversi “riparare” dal mercato. L’Inter ha saputo reagire alle necessità economiche con Dzeko, Correa e Dumfries nel giro di pochissimi giorni, la Juve si è continuata a muovere sul solco azzurro, a maggior ragione dopo la vittoria dell’Europeo (Kean e Locatelli), la Roma ha affrontato cambi di strategie con grande lucidità (e con grande capacità di spesa, visto che sono 97 i milioni di euro messi sul tavolo da Friedkin, con una campagna acquisti che ridisegna la rosa). E poi ancora il Milan che spazia fra conferme (Diaz, Tonali, Tomori), scommesse su cui crede fortemente (Messias) e giovani su cui puntare in futuro (Pellegri e Adli). La Lazio che fa tornare a casa Felipe Anderson e prende Zaccagni, per dare a Sarri una squadra molto più simile a lui dell’ultima allenata, l’Atalanta che è vero cede Romero ma si prende Musso e Koompmainers.
Insomma ci divertiremo. Anche perché tornano nel campionato italiano Torreira e Praet in due squadre ambiziose come Torino e Fiorentina. La Fiorentina, come al solito, intriga sempre nella costruzione: Nico Gonzalez a lungo è stato l’acquisto più caro della A. La permanenza di Vlahovic tecnicamente è una grande vittoria. Il Toro dopo la sfuriata di Juric ha piazzato tre colpi di livello (che certamente erano già pronti). Poi ci saranno da valutare le due Genovesi che hanno rifatto il maquillage all’attacco con due ottimi giocatori (Caputo e Caicedo), con i cugini rossoblu sempre molto attivi negli ultimi giorni.
Ci divertiremo a conoscere e scoprire le scommesse di Spezia e Venezia sugli stranieri: e qui apriamo un grande tema di cui si dibatterà in futuro:il 60% dei giocatori della A è straniero. E’ una cifra importante sulla quale va fatta una riflessione, proprio nell’estate in cui si è vinto con la Nazionale. Sicuramente in questo numero c’entra anche il discorso del decreto crescita che permette alle squadre di pagare meno tassazione e quindi ai giocatori di avere più netto. Ma se questo porta ad essere più competitivi a livello internazionale può essere un vantaggio per l’intero sistema. Quando invece va a scapito dei prodotti interni della nostra SerieA vale la pena approfondire in maniera estremamente seria.
Così come si dovrebbe cominciare a pensare alle scadenze contratto. Non perché siano un problema per la qualità della squadra: quanto perché (al di là delle trattative difficili o meno) nessuna operazione è a zero. E se è giusto, doveroso e legittimo pagare gli agenti o gli intermediari per il loro lavoro, è anche altrettanto evidente come queste cifre crescano a dismisura (per il giocatore e anche per chi lo rappresenta) se si trova la situazione giusta a scadenza. Ora andare a scadenza per molti non è più un vantaggio assicurato. Per altri si: ma se i soldi del cartellino (per quanto alto) rimangono nel sistema, quelli dell’ingaggio (o della procura) no. Un esempio molto semplice: se il Real Madrid era disposto a spendere 170 milioni più 10 di bonus per avere Mbappé, quanto è disposto a dare a Mbappé (e al suo entourage, principalmente famigliare) per portarlo a Madrid a zero (e non farlo rinnovare a Parigi). E’ sempre successo è vero, era raro, ma succedeva. Eccezioni uniche per i grandissimi campioni. Ora date un’occhiata alla lista scadenze 2021. Anche solo a quella italiana. L’eccezione sta diventando sempre meno rara. E sarà probabile che ci siano giocatori a zero liberi anche molto importanti. Non sempre sarà colpa della mancanza di programmazione.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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