Terza vittoria su tre gare giocate in Champions, un'altra partita senza prender gol. Passo dopo passo, la Juventus sta tornando. E lo fa col minimo scarto e col massimo risultato, 1-0 allo Zenit che comprende pure il rilancio di Dejan Kulusevski che dopo un inizio di stagione da tregenda, spizza di testa e regala una vittoria pesante ai bianconeri. E lo fa contro uno Zenit che pure gioca la più italiana delle partite. "L'unica materia che noi italiani abbiamo divulgato, è stata il catenaccio", disse Gianni Agnelli e pare che a San Pietroburgo l'abbiano ben appresa. Sergej Semak, allenatore, è stato il vice di Luciano Spalletti che pure è un offensivista ma per sfidare il risultatista Massimiliano Allegri, il russo non ha avuto dubbi: il 3-4-3 è stato giusto una speranza, lo Zenit gioca con un ruvido 5-4-1 con Dzyuba centravanti. Che è come aver la boa della pallanuoto, il centro del basket: un gigante di tanti centimetri, pochissima corsa e tante Hail Mary, i lanci lunghissimi dell'Ave Maria tanto cari ai quaterback del football americano per cercare punti disperati. Nell'ultima gara aveva toccato quota 100 reti, stavolta è elefantiaca comparsa e dopo sessanta di gara pure Semak dice basta e mette Azmoun in campo.
La Grande Armata di Semak
Da bordo campo Allegri bacchetta Chiesa. "Cerca l'uno contro uno". Lo Zenit è basso, pare l'antica strategia della Grande Armata. La Juventus ha perso d'estate il suo Napoleone, sicché s'affida a tre tenori d'attacco che però non trovano mai l'acuto. Morata è ingabbiato da Lovren, Chiesa si abbassa e prova a prendere lo Zenit in velocità ma tiran giù la sbarra e lo stop è servito. Il primo tempo è tattica, scacchi cari ai russi: Semak muove solo i pedoni e là davanti l'inutile torre, che sarà mangiata senza grandi fatiche da Bonucci. Con Azmoun sarà altra storia e altro baricentro. Allegri cambia la Juventus nella ripresa: Arthur in regia, non in campo dall'inizio perché non ancora pronto ma al cinquantottesimo, è quella bacchetta che finora la Vecchia Signora non ha avuto. Ma ha tempi, suoni e ritmo che agli altri mancano. Dentro anche Cuadrado, dentro pure Kulusevski. Così le squadre si allungano e la partita sembra accendersi.
Finalmente Kulusevski
Malcom si fa male ed esce, dopo che lo svizzero Scharer decide di far diversamente da Irrati, protagonista delle polemiche di Lazio-Inter: prima con Barrios, poi col brasiliano ex Barcellona, ferma due volte il gioco con gli uomini a terra e con la Juve in possesso. Zero polemiche in campo, per il colombiano in ogni caso un rapidissimo recupero. Malcom, invece, è uscito piangendo. E' una partita dai sentimenti forti ma tutti dentro ai denti, pochi urlati al cielo. Sfiora il grido di gioia McKennie al 74', di testa su cross dalla destra ma sfiora il palo. L'americano, nel deserto delle emozioni, è quello che almeno cerca i sussulti. E ne arriva uno, con uno dei giocatori più discussi come Kulusevski. Dalla sinistra De Sciglio pennella, lo svedese è solo in area e spizza di testa. Si tiene dentro la gioia ma tutti lo abbracciano. Terza vittoria su tre in Champions, senza prender gol ancora una volta. La storia prosegue. E ne nasce una nuova. Quella di Dejan Kulusevski.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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