Il fantasma di Gasp e la nuova era di Juric: quando i sentimenti faticano a farsi ragione

Sabato scorso, seguire Roma-Bologna non è stata una scelta isolata. Molti atalantini hanno confessato la stessa curiosità: vedere di nuovo Gasperini e Tullio Gritti, stavolta con altri colori. «Ce ne siamo fatti una ragione», ha detto Luca Percassi. Ma i sentimenti non sempre seguono la logica: dopo un matrimonio sportivo così lungo e intenso, rivedere il Vate su un’altra panchina è come incrociare un’ex-amata accanto a un altro. Ci si convince che la vita continua, eppure resta la sensazione di qualcosa di innaturale.

L’IMPATTO ROMANO - L’immagine di Gritti in maglia Roma, persino inadatta per taglia, ha colpito quasi più della partita stessa - lo esprime con un taglio editoriale Davide Ferrario sul Corriere di Bergamo - . A bordo campo è parso insolitamente pacato, meno agitato e meno polemico con l’arbitro rispetto ai tempi di Bergamo. I maligni hanno subito ironizzato: «A Roma non ne avrà bisogno». L’impressione è che anche il tecnico di Grugliasco stia vivendo una fase di adattamento, osservato con occhi ancora pieni di nostalgia dai suoi vecchi tifosi.

L’ESORDIO DI JURIC - Il paradosso è che, 24 ore dopo, l’Atalanta di Juric ha offerto uno spettacolo che ricordava molto da vicino la gestione precedente: pressing alto, un errore punito con un gol subito, reazione immediata e dominio di gioco senza la giusta concretezza sotto porta. Una fotocopia di tante serate gasperiniane, con la differenza che adesso la guida è cambiata.

L’INCERTEZZA DEL NUOVO STADIO - A preoccupare di più resta la maledizione casalinga. Anche la New Balance Arena sembra avere ereditato la stessa aura di sfortuna: partite dominate eppure punti persi, con la speranza che la vecchia regola — compensare fuori casa con gli interessi — valga anche nel nuovo corso.

Il distacco da Gasperini è stato metabolizzato con la ragione, ma non ancora con il cuore. Juric, nel frattempo, muove i primi passi tra analogie e differenze, chiamato a trasformare i ricordi in una nuova storia. Perché per l’Atalanta, oggi, la nostalgia non basta: servono vittorie.