È la partita di Vincenzo Italiano, perché tre anni a Firenze, i suoi tre anni, non si possono dimenticare.
Sei semifinali tra Supercoppa, Coppa Italia e Conference League e tre finali, una di Coppa Italia e due di Conference. Perse, sì, ma pochi pensavano che la Fiorentina, riemersa dalle sue stesse ceneri, potesse arrivare così in alto in così poco tempo. Il dibattito a Firenze è iniziato alla prima giornata di campionato: meglio la Fiorentina di Italiano o quella di Palladino? Per chi scrive, la vera differenza non sta negli allenatori, ma nei giocatori. La Fiorentina di oggi è tecnicamente superiore alla Fiorentina di ieri. Basta questo dato per far capire la distanza: dopo 14 giornate del campionato scorso, i due centravanti viola, Beltran e Nzola (che Italiano alternava), avevano segnato 4 gol, mentre Kean, in questo campionato, è già a 9.
Mercoledì scorso, a Lisbona, in una partita di Champions, l’ex allenatore viola ha schierato un gruppetto di riserve. Certo, la qualificazione era quasi compromessa, ma al momento di mandare in campo il Bologna contro il Benfica è assai probabile che il pensiero di Italiano sia volato alla partita con la Fiorentina. Così ha tenuto fuori l’attaccante più pericoloso, Castro, per far giocare la sua riserva, Dallinga, ancora a 0 gol in questa stagione. Fuori anche Lucumí, Freuler, Ndoye e Odgaard.
Giocheranno tutti contro i viola.
Dalla sfida pareggiata sul campo del Benfica, il Bologna è uscito con un paio di ottime indicazioni. La prima riguarda Ferguson, rientrato da poco tempo dopo il lungo infortunio: di fronte a Di Maria e compagni si è rivisto il giocatore che l’anno scorso, insieme a Zirkzee e Calafiori, ha fatto la fortuna della squadra di Thiago Motta. Lo scozzese è di nuovo la figura centrale del Bologna.
L’altra buona idea di Italiano è stato lo spostamento di Holm a sinistra per marcare Di Maria. L’ex atalantino ha giocato allo stesso livello dell’argentino e contro la Fiorentina potrebbe essere confermato proprio in quel ruolo, vista anche l’assenza dei due terzini di ruolo sulla fascia sinistra.
Al Bologna mancheranno giocatori di livello come Orsolini (sarà sostituito dal giovane e tecnico Dominguez), Lykogiannis, Aebischer, Miranda e Cambiaghi. Rispetto al triennio fiorentino, Italiano ha leggermente cambiato tendenza.
Le famose “imbucate” che prendeva al Franchi si vedono meno al Dall’Ara.
La Fiorentina dovrà preoccuparsi soprattutto di Castro, un attaccante-mediano nel senso che lotta come fosse Medel e che, nonostante questo lavoro sporco, non perde troppa lucidità in zona gol. Ma il pericolo maggiore per i viola potrebbe arrivare da Ndoye, che sta vivendo un momento entusiasmante. Non aveva mai segnato così tanto (già 3 gol in 11 presenze), né ai tempi del Basilea (nel secondo anno segnò 3 reti in 29 partite), né a Bologna (un solo gol in 32 gare) con Thiago Motta. Il suo successore ha modificato il lavoro dello svizzero: ora Ndoye arriva con più frequenza in area avversaria.
Sarà un bel duello con Gosens.
Qualcosa va aggiustato in difesa (18 gol subiti), ma il cammino del Bologna di Italiano è forse migliore di quello di Thiago Motta: ha gli stessi punti in campionato, ha dovuto gestire le risorse per una Coppa come la Champions, un livello dal quale i rossoblù sono ancora troppo distanti, e lo ha fatto senza Zirkzee, Calafiori e per un lungo periodo Ferguson, ovvero i tre pezzi da novanta del Bologna dell’anno scorso.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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