Quando il tabellone segnava quel sinistro 5-0 in favore di Tommy Paul, il Foro Italico ha tremato. Non per la brezza tagliente che attraversava il Centrale, né per la paura di un set perso, ma perché in gioco c’era molto di più: il sogno di un’intera generazione, quel titolo agli Internazionali d’Italia che da quasi cinquant'anni è il grande assente nella bacheca azzurra. Eppure Jannik Sinner, il numero uno al mondo, non è uomo da arrendersi facilmente. Ha trasformato la paura in grinta, il dolore in rabbia agonistica e ha scritto un'altra memorabile pagina di tennis, degna di un vero gladiatore.
Dal baratro alla rimonta eroica Paul aveva il match in pugno, e forse già pregustava un successo di quelli che rimangono incisi per sempre nella memoria personale. Ma contro Sinner, nulla è deciso fino all'ultimo punto. Il giovane altoatesino, reduce da tre mesi di stop forzato per una squalifica discutibile, ha dimostrato ancora una volta che la sua forza mentale vale quanto la perfezione tecnica. È bastato un break all’inizio del secondo set per ribaltare tutto. Un colpo secco, profondo, chirurgico, come il suo tennis. Da quel momento, Jannik è stato implacabile: nove game consecutivi, una valanga che ha travolto Paul e scatenato l’entusiasmo del pubblico romano, pronto a sostenerlo fino all'ultima pallina.
Un duello generazionale Adesso, a separare Jannik dalla gloria c'è l'avversario più complicato, il rivale predestinato Carlos Alcaraz. Sarà la finale perfetta, un duello tra due fenomeni che non rappresentano soltanto il presente, ma il futuro del tennis mondiale. Sinner lo sa e non si nasconde: «Con Carlos devo alzare il livello, giocare in maniera perfetta. Ogni giorno in campo è diverso, ma una cosa è certa: domani darò tutto». Queste parole, pronunciate con la lucidità di chi sa perfettamente quale sia la posta in gioco, fotografano il Sinner di oggi: maturo, consapevole, affamato come non mai.
La grande occasione e quel sogno chiamato Parigi Un Masters 1000 in Italia, nella magica cornice del Foro Italico, ha un sapore speciale. È un titolo che manca da quando Adriano Panatta, con il suo tennis elegante e irriverente, faceva sognare l'Italia intera. Vincere a Roma significherebbe molto più di un semplice trofeo: sarebbe la conferma definitiva del dominio di Sinner sul tennis mondiale. Un dominio che deve trovare la sua consacrazione definitiva anche a Parigi, dove il Roland Garros diventa automaticamente il prossimo obiettivo dichiarato.
La gestione attenta della condizione fisica (qualche fastidiosa vescica non frenerà la determinazione di Jannik), il supporto continuo e appassionato del coach Cahill e del team, la spinta inesauribile del pubblico romano: tutto sembra allinearsi per una finale che potrebbe segnare l'inizio di un nuovo capitolo d'oro del tennis italiano.
L’occasione che vale una carriera Domani, alle 17, il Centrale di Roma sarà un'arena. Sarà il luogo in cui Sinner proverà a riscrivere la storia e a sfatare finalmente quel tabù lungo mezzo secolo. Lo farà contro l'avversario più difficile, nel momento più intenso della sua carriera. Ma sono proprio queste partite, queste battaglie contro ogni pronostico, che definiscono un campione.
E Jannik lo è già, a prescindere dal risultato finale. Ma la storia non si accontenta, vuole la firma, il sigillo definitivo: quel sigillo che Sinner è pronto a mettere domani, per sé stesso, per Roma, e per un'intera nazione che aspetta questo momento da troppo tempo.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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