Superga, per il viaggiatore che vi sale dal centro abitato di Torino, magari utilizzando l'ameno trenino che da quelle parti ancora chiamano cremagliera o dentera, è un ameno sito in collina, allietato dal fastoso barocco settecentesco della famosa Basilica realizzata da Filippo Juvarra. Una grande balconata naturale aperta sul panorama mozzafiato della storica capitale subalpina, lontana da caos e frenesia di vita quotidiana del grande e industrioso capoluogo. Ma questo stesso giorno, sessantadue anni fa, il nome della piccola frazione divenne sinonimo di tragedia, di lutto, di fine, di destino tanto e cinico e baro da abbattersi con ferocia su una radiosa gioventù abbeveratasi alla fonte della gloria. Quel maledetto 4 maggio del 1949, alle ore 17.03, il trimotore Fiat G.212 delle Avio Linee Italiane con a bordo l'intera squadra del Grande Torino si schiantò contro il muraglione del terrapieno posteriore del momumento eretto quasi due secoli e mezzo prima per volere di Vittorio Amedeo II in onore alla Vergine Maria, protettrice dei Savoia contro l'assedio del Re Sole del 1706. Giocatori, tecnici, giornalisti ed equipaggio, traditi dalla nebbia e da un altimetro forse malfunzionante, perirono senza scampo nella lurida fiammata. Trentuno vite spezzate, per un lutto nazionale che durò giorni.

Quell'edizione del campionato italiano, come tutti sanno, si concluse con il quinto scudetto di fila assegnato ai granata d'ufficio e le ultime giornate che li interessavano disputate tra formazioni giovanili. Ma questo poco importa, ai fini di un ricordo che non evapora nemmeno nelle nebbie dei decenni: un undici pentacampeao, come si direbbe oggi ad imitazione dei brasiliani, capace di trascinare la passione delle folle nei difficili anni della Ricostruzione post bellica e di incantare con la classe purissima dei suoi protagonisti, capace di rischiare la vita e di perderla per fare un piacere a un vecchio campione alle soglie del ritiro (il pretesto del viaggio era l'amichevole di addio della bandiera dello Sporting Lisbona, Ferreira), nella memoria storica nazionale - non solo degli sfegatati del calcio - un posto d'onore l'avrà sempre. Anche TuttoAtalanta.com vuole rendere omaggio a una storia bella ed esaltante chiusa da una coda di incomprensibile ingiustizia. Perché lo sport (inteso nella sua accezione gioiosa) e la vita esigono eroi a cui aggrapparsi, con la mente e con il cuore, in un'epoca in cui i valori tendono a cedere pericolosamente il passo all'affarismo più becero.

I caduti
Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Julius Schubert (giocatori). Arnaldo Agnisetta, Ippolito Civalleri, Andrea Bonaiuti (dirigenti). Ernest Egri-Erbstein, Leslie Lievesley, Osvaldo Cortina (staff tecnico). Renato Casalbore, Renato Tosatti, Luigi Cavallero (stampa). Pierluigi Meroni, Celeste D’Inca, Cesare Biancardi, Antonio Pangrazi (equipaggio).

Sezione: Accadeva il ... / Data: Mer 04 maggio 2016 alle 07:00
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com.
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