Da sempre, quando la stagione non è ancora finita, si comincia a ragionare sulle panchine. E’ normale che sia così: ci si guarda intorno, si cerca di capire se è possibile migliorare, con la consapevolezza che poi le cose possono cambiare con i risultati (in negativo o in positivo). Programmazione, anticipo, strategia. Da una parte e dall’altra.
A movimentare la pausa Nazionali non ci hanno pensato solo i gol dei protagonisti della nostra Serie A (o qualche infortunio) ma le due panchine eccellenti cambiate: Bayern e Tottenham. Anticipo, anche qui. Frizioni che non si è riuscito a modellare e che sono diventate fratture. Forse in qualche caso anche telefonate, visti gli sfoghi che sia Conte che Nagelsmann hanno avuto recentemente. Figli di una situazione non completamente sotto controllo. E già questo piccolo/grande terremoto ha comportato delle conseguenze. Perché ora Conte non è più un’ipotesi che sia sul mercato. Lo è già da adesso. E già da adesso fioccano le possibilità, le suggestioni.
D’altro canto è vero che le grandi (anche le italiane) non hanno ancora capito di che colore sarà la loro stagione. Dipenderà da quest’ultimo spezzone, quello determinante, della stagione. L’unica che sa che dovrà cambiare è il PSG, in Europa. Le altre no. Nessuna. Se vogliamo rimanere all’estero pensate al Real Madrid. In tanti dicono che Ancelotti se ne andrà, lui ha dichiarato che rimarrebbe a vita al Real: fa parte del gioco. Magari se non dovesse riuscire a bissare il successo in Champions sarà il Real a fare un pensierino a qualcun altro (a Madrid sono esigenti…) ma ancora non sappiamo come andrà a finire… E così la lunga lista di pretendenti, anche mediatici (Pochettino, Mourinho, lo stesso Conte) per il momento non può far altro che aspettare. Ma nel frattempo le ipotesi fioccano. Come fioccano in Italia.
Oggi è tutto un dire: Allegriout, Inzaghiout, Pioliout. Out da cosa? E se dovessero proseguire il percorso in Europa, magari fino in fondo. Difficile, non impossibile. E se invece non dovesse arrivare la qualificazione alla prossima Champions League, giusto per guardare le due facce della monetina lanciata in aria.
Di sicuro non si può rimanere impreparati. E nessuno di questi club improvvisa: non può permetterselo. Da sempre abbiamo detto che non si può legare il futuro di un allenatore e di un progetto tecnico esclusivamente ai risultati. Anche perché se dovessero arrivare e non si è contenti ugualmente significherebbe soltanto iniziare male l’anno successivo. A meno che le vittorie (e i risultati) non cementino i rapporti. Come può succedere nelle difficoltà.
Senza considerare anche le questioni economiche. Allenatori di grande cabotaggio costano. Conte, sempre per fare un esempio. Costano non solo di ingaggio, ma per la costruzione della squadra che - ovviamente - richiedono. In quanti oggi sono nelle condizioni di poter affrontare questo tipo di rivoluzione? Non sembra essere il momento, non sempre essere addirittura il campionato giusto. E allora ecco che tornano in campo le famose idee: a volte anche coraggiose, ma con margine di rischio basso. Ecco che possono tornare in pista quegli outsider che ora non vengono presi in considerazione, forse perché di meno appeal.
Chi sembra al riparo da tutto è il Napoli. Spalletti ha fatto un lavoro straordinario che può essere solo ulteriormente impreziosito. Il Napoli ha una clausola unilaterale e quindi può allungare il suo contratto. Ma a prescindere dai tecnicismi sarà necessario - per attivarla - almeno un caffé. Che aspettiamo, senza patemi.
Per il resto invece bisognerà attendere. In mezzo a mille ipotesi, strategie, smentite e opportunità. Ed è solo l’inizio.
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