Il sopracciglio sollevato come sempre, lo sguardo torvo come mai. Carlo Ancelotti al termine della gara giocata a Valencia voleva parlare solo di una cosa: “Non voglio parlare di calcio, voglio parlare di quello che è successo, penso sia più importante della nostra sconfitta. Quanto visto oggi non dovrebbe mai succedere in un campo da calcio: il pubblico gridava “mono” (scimmia) a un nostro giocatore (Vinicius Junior), c'è qualcosa che non va in Liga. L'ho lasciato in campo perché ritenevo che fosse una vittima, non di certo il colpevole, e il cartellino rosso che ha ricevuto non ha alcun senso. L'arbitro avrebbe dovuto interrompere la partita: un intero stadio ha rivolto insulti razzisti a un giocatore, e lo avrei detto anche se avessimo vinto 3-0.” Il tono, e appunto quello sguardo, probabilmente l’unico possibile per concepire e proferire quelle parole, sono risuonate velocissime in tutto il mondo. Una condanna senz’appello, urbi et orbi che ha iniziato una campagna dello stesso Real Madrid. E quando si muove per davvero la Casa Blanca lo fa non solo col suo stile, ma con la sua straordinaria potenza e grandezza. Prima un video su sito e social di un incontro di Florentino Perez con l’attaccante brasiliano, poi un comunicato durissimo e in cui si reclamano pene serie e interventi improrogabili. Il profluvio di messaggi di solidarietà sono arrivati subito, con la CBF, la Federazione calcistica brasiliana, e il presidente del Paese sudamericano, Lula, in prima fila. La sera stessa, non solo sui canali di Spagna e d’Europa ma ovunque si parlava della notte nera di Mestalla.
In questa levata di scudi anche i rappresentanti della piccola cittadina di Sao Gonçalo, nello stato di Rio de Janeiro, hanno voluto esprimere solidarietà a Vinicius Junior, loro che l’hanno visto nascere e crescere. Nel quartiere di Porto do Rosa, non è cambiata molto da quando il ragazzo 18enne è partito per l'Europa in direzione Real Madrid. Anche la scuola dove ha studiato e il campetto dove ha iniziato a mostrare il suo talento sono rimasti gli stessi. La differenza, oggi, sono i manifesti e i murales con il volto di Vinícius, sparsi ovunque nella zona.
Intervistata dalla tv principale del Paese una sua maestra, Ana Cristina Pereira dos Santos rivela che il suo alunno è sempre stato un ragazzo con la testa sulle spalle: “quando qualcuno andava sopra le righe, lui già si faceva rispettare e lo riprendeva. Un ragazzo umile di condizione sociale e per il suo comportante e sempre di grande cuore. E lo vedo ancora così, senza paura, davanti a quella gente, non abbassa la testa Vini, è sempre stato così. Siamo tutti con lui”.
Ana lo ha aiutato coi compiti ma il ragazzo aveva spesso la testa alla passione della sua vita, il futebol. E proprio a Sao Gonçalo c’era e c’è una delle “escolinhas” del Flamengo, la squadra del cuore di Vini e di mezzo Brasile. Timido fuori dal campo, quasi muto, in campo si trasformava, è un po’ il racconto di chi l’ha visto crescere e rivedendolo non può non riconoscere, anche in questa lotta feroce contro il razzismo, il carattere del compaesano famoso.
Testa dura, grande carattere e una determinazione per migliorarsi e per arrivare estrema. Quella ossessione che spinge i grandi campioni, e oggi giocatori così disequilibranti come lui ce ne sono pochissimi sulla Terra. Precoce, a sei anni cercava già di entrare nel Fla, “ti prendiamo, ok, ma aspettiamo i dieci anni!”. Uno dei suoi primi allenatori alla escolinhas, ricorda: “La qualità di Vinícius non è certo una novità per noi. Eravamo talmente di vederlo segnare che lo abbiamo messo in difesa, ma non c’è stato niente da fare, partiva da dietro e andava a fare gol, o lo tiravi fuori, ed era quasi impossibile perché questionava sempre, chiedeva il perché e il percome, oppure i suoi tiri finivano sempre dentro la porta…”.
Inevitabile portarlo al Ninho de Urubu, il centro tecnico dove crescono le giovanili del Flamengo. Squadra che pur di farlo arrivare, visto il potenziale, va in aiuto economicamente della famiglia, sostenendo le spese del bus per arrivare al campo. In campo è il solito portento. Predestinado, si dice in portoghese, e si capisce il perché anche ritrovando vecchie immagini delle sue gare da ragazzo, messe in rete da amici del Flamengo, la cui torcida essa pure ha espresso solidarietà e sostegno al giovane brasiliano. Brasiliano, appunto: dalla nazionale under15 riceve ovviamente la prima convocazione per indossare l’Amarelinha, lo chiama il CT Claudio Caçapa, ex difensore con un buon passato in Europa. La grande visibilità mediatica nasce nel 2017 a seguito della Copinha, il torneo giovanile più importante del Brasile e più grande del mondo, con più di cento squadre iscritte ogni anno che giungono a San Paolo da ogni angolo del Paese. Giocando tre anni sotto età palesa la sua predestinazione. Oltre così all’etichetta, classica, di “Nuovo Neymar” si guadagna l’attenzione dei grandi club, Real Madrid, Barcellona e squadre di Premier sondano il terreno. Il Madrid sembra però sempre la prima scelta, oltre che del giocatore anche del Flamengo, si dice che ci sarebbe stato anche un tacito accordo tra i due club, in modo tale che i brasiliani aumentassero la clausola liberatoria fino a 45 milioni dai 30 precedenti: il Real lascio il tempo necessario per l’adeguamento con la promessa che la decisione finale premiasse proprio loro, che avrebbero anche due terzi dell’intero ammontare alla firma. E così andò, ma nel frattempo in campo Vinicius continuava a progredire, con prestazione in prima squadra che lasciavano sbalorditi tanti. La difficoltà del salto, era reale. Non tanto per le doti tecniche ma per l’ambientamento e la capacità del ragazzo di capire che la titolarità ormai acquisita al Fla non gli garantiva quella nel Madrid. Spesso è complicato far digerire al giovane questo passaggio. Ma non è stato il caso di Vini che, presentato a Madrid da un certo Ronaldo Fenomeno, mostra a tutti il suo sorriso, dice che vorrà presto giocare coi grandi del Madrid ma inizia a prendere le misure nel Castilla. Si chiama “maturità”, e la maestra Ana la conosceva già. Il grande giocatore lo vedi in campo, il grandissimo anche nelle scelte che fa fuori dal campo. E Vini non ne sbaglia mezza. Dentro il terreno di gioco viene inizialmente criticato per essere poco freddo sotto porta, reazione del ragazzo: “Lavoro”. E guardate ora il tabellino. Non solo dei gol, anche degli assist. Verso Benzema, principalmente. Cioè verso colui che in una giornata sbagliata disse “non passiamo la palla a Vinicius”. Una cosa di campo, ripresa da media spagnoli e servita per fare i soliti editoriali banalotti. La reazione di Vinicius è stata sempre la stessa: quella giusta.
Esattamente come davanti al razzismo di uno stadio. Uno così, non lo smuovi. A Sao Gonçalo l’hanno sempre saputo.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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