Parto ancora dal solito cavallo di battaglia: la riapertura degli stadi. Dobbiamo finirla con il falso moralismo di tenere gli stadi chiusi. Lo stesso falso moralismo di chi voleva la sospensione definitiva dei campionati. Poveri fessi i francesi che credevano di essere avanti a tutti e, invece, ora si stanno mangiando le mani. La storia degli stadi chiusi è assurda. Abbiamo riaperto tutto e lasciamo chiusi stadi e scuole. Gli stadi sono enormi, e all'aperto, poi prendiamo gli aerei (nelle ultime settimane ne ho preso qualcuno) e ti ritrovi in un posto chiuso, tutti con la mascherina attaccati di un millimetro, quello del posto avanti che si stende per dormire e un assembramento organizzato solo nell'uscita a scaglioni. Però gli stadi restano chiusi senza una spiegazione precisa. Cosa può succedere, in una zona all'aperto, se consentiamo a 15 mila persone di entrare in un impianto da 80 mila posti? Blocchiamo un'economia ma facciamo mille altre cose più a rischio e nessuno ci indica delle date di riapertura.

Parliamo di calcio: possiamo, quasi, iniziare a tirare le prime somme e quelle di Antonio Conte non tornano. L'Inter, come società e proprietà, lo ha accontentato su tutta la linea. Ha fatto un mercato a 4 stelle in estate, a 5 stelle in inverno e adesso che il mercato è ancora fermo l'Inter è già la prima protagonista. Però questa squadra non ha gioco, non ha mordente e soprattutto non ha la mentalità vincente. Leggere queste cose, sapendo di parlare di una squadra di Antonio Conte, fa un certo effetto. E', però, un dato di fatto che al primo anno Conte non raggiunge il 7 in pagella, anzi, forse si ferma al 6. Sufficienza stiracchiata. Qualche buco questa rosa ce l'ha, certamente, non diciamo che dovesse vincere lo scudetto al primo anno. Però l'Inter doveva fare di più in tutte le competizioni, invece, si è sempre fermata a metà. In Champions, in Coppa Italia e in Campionato. In una serie A dove hai avuto la fortuna di esserti ritrovata la Juve più "normale" degli ultimi 6-7 anni, un Napoli partito con il forte handicap di Ancelotti, una Roma poco competitiva e un Milan disastrato nonostante le due belle vittorie post quarantena. Con tutti questi fattori favorevoli, Conte doveva fare di più, seppur al primo anno.
Un matrimonio che, giustamente, continua è quello di Roberto De Zerbi con il Sassuolo. Un allenatore romantico che preferisce i progetti dei club ai soldi. Consapevole della sua bravura è capace a dire di no a progetti più intriganti perché vuole aspettare il suo tempo. Cosa che difficilmente accade a noi umani. Lo scorso anno disse no a Petrachi e alla Roma perché il suo tempo a Sassuolo non era finito. Visto come è andata a Petrachi e i disastri che ci sono a Trigoria, dobbiamo fare a De Zerbi i complimenti per il sangue freddo che si ritrova fuori dal campo, nonostante in panchina il suo sangue gli esca dalle vene. Adesso rinnova, per un altro anno, con il Sassuolo. E fa bene perché questa squadra può ancora dare grandi soddisfazioni e potrà alzare il livello grazie alla continuità nel lavoro. Questa è la squadra di De Zerbi ma ci si augura che il club non venda molti pezzi di questa rosa, come accaduto lo scorso anno.

Giugno è il mese del calciomercato e questo giugno 2020 stona un pò con la nostra normalità dove parliamo sempre di mercato in piena estate. Adesso si gioca e il mercato passa in secondo piano anche se i grandi club stanno già definendo alcune strategie importanti. Juve e Inter su tutti. Lo scambio tra Juventus e Barcellona, con Arthur a Torino e Pjanic a Barcellona, sinceramente, ci lascia spiazzati. Non sappiamo dire chi rischia di perderci e chi di guadagnarci. Sicuramente la Juventus non avrebbe avuto bisogno del Pjanic dell'ultima stagione ma le qualità dell'ex romanista non si discutono. Rischia di illuminare il centrocampo del Barcellona perché è perfetto per il gioco degli spagnoli. Peccato, perché perdiamo un grande talento in serie A. Arriva Arthur che, certamente, è un ottimo profilo però ancora non abbiamo le idee chiare sullo scacchiere di Sarri del prossimo anno. Il centrocampo sarà, quasi tutto, da rifare. Servono calciatori con caratteristiche differenti. Per l'ex allenatore di Arthur, al Gremio, 40 milioni sono anche pochi. Ce lo auguriamo per la Juve. Vedremo il campo a chi darà ragione, noi oggi facciamo fatica a fare delle previsioni. Una cosa è certa: lo scambio tra Juve e Barca conferma che soldi non ce ne sono. Neanche tra i grandi club europei.

In chiusura ultima riflessione su questo spezzatino della serie A. Solo una bocciatura: la partita delle 21.45, troppo tardi. Una partita non può finire a mezzanotte, in Italia abbiamo le nostre abitudini. Gli slot 19 e 21 andavano più che bene. A parte questo dettaglio, lo spezzatino è gustoso, cotto al punto giusto e ti dà la possibilità di vedere quasi tutte le partite. Lo spezzatino nella stessa giornata rende di più dello spezzatino spalmato dal venerdì al lunedì. Mi spiego meglio: un campionato, stile fase a gironi dei Mondiali, dove finisce una partita e ne inizia un'altra potrebbe portare grandi soddisfazioni anche in futuro. Come sempre, dalle emergenze, spesso nascono delle opportunità. L'esempio di ieri è lampante: finisce Milan-Roma ti vedi Napoli-Spal e Udinese-Atalanta (queste le mie scelte), finiscono Napoli e Udine e vedi Parma-Inter. Tutto in un giorno, tutto in poche ore. Potrebbe essere una bella idea già dal prossimo anno, senza spalmare partite inutili al venerdì o al lunedì sera. Tutto nel week end ma ad orari diversi.

Sezione: Calciomercato / Data: Lun 29 giugno 2020 alle 07:00
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
vedi letture
Print