Il futuro di Roberto Mancini resta un tema caldo e molto dibattuto, specialmente dopo le recenti indiscrezioni che lo vedrebbero tra i candidati alla panchina dell'Atalanta nel caso in cui Gian Piero Gasperini dovesse lasciare Bergamo a fine stagione. L'ex commissario tecnico della Nazionale italiana, intervenendo durante il laboratorio "Il giurista entra in campo" organizzato presso la LUISS, ha parlato di futuro, pazienza verso gli allenatori, giovani talenti e della sua esperienza tra club e Nazionale. Considerazioni importanti che, inevitabilmente, interessano anche i vertici dell'Atalanta, a caccia di un profilo di spessore internazionale qualora si concretizzasse il divorzio da Gasperini.
Sul futuro professionale e un possibile ritorno in panchina: «Vedremo cosa succederà. Nel calcio le cose cambiano rapidamente, e per un allenatore è fondamentale fare scelte ragionate. In questo momento è difficile dire cosa riserverà il futuro».
Sull’esonero di Thiago Motta dalla Juventus e la pressione sugli allenatori in Serie A: «Non conosco direttamente i dettagli che hanno portato alla decisione della Juventus. In generale però posso dire che in Italia agli allenatori spesso non viene dato abbastanza tempo per incidere. In Inghilterra, ad esempio, quando il Manchester City mi affidò la squadra, l’obiettivo era vincere la Premier entro cinque anni. Ci siamo riusciti in tre, e questo è stato possibile grazie alla fiducia e al tempo che ci sono stati concessi».
Sulla gestione dei giovani talenti italiani: «Negli ultimi anni abbiamo visto ridursi il numero di grandi talenti italiani rispetto al passato. Probabilmente perché oggi arrivano troppi giocatori stranieri di medio livello che non fanno crescere i nostri giovani. Una volta gli stranieri erano grandi campioni dai quali imparare, adesso è diverso: in questi casi forse sarebbe più opportuno puntare sui giovani italiani».
Differenze tra allenare una Nazionale e un club: «Sono due esperienze molto diverse. Con il club puoi lavorare quotidianamente sui dettagli, mentre con la Nazionale hai poco tempo a disposizione. Bisogna avere la capacità di individuare subito i giocatori giusti e capire rapidamente come impiegarli al meglio».
Sul significato della Nazionale per un allenatore: «Allenare la Nazionale è l'apice della carriera di un tecnico. È un'esperienza unica e straordinaria. Quando abbiamo vinto l'Europeo, abbiamo coronato un percorso lungo e impegnativo, costruito negli anni».
Una battuta finale: Chi vincerà prima il Mondiale, l'Italia o l'Arabia Saudita? «Mi auguro ovviamente che sia l'Italia. La nostra tradizione calcistica non ha eguali, viviamo questo sport con una passione che altrove è impossibile replicare».
Dichiarazioni chiare, quelle di Roberto Mancini, che aprono la strada a nuove possibilità per un ritorno in Serie A. Le sue parole sulla necessità di pazienza, programmazione e fiducia sembrano rivolte indirettamente anche verso quelle società, come l'Atalanta, che stanno riflettendo sul futuro. Proprio il club nerazzurro, alla ricerca di continuità ad alti livelli anche in Europa, potrebbe rappresentare l'occasione giusta per riportare in Italia un tecnico di caratura internazionale, a patto però di garantirgli tempo e progettualità.
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