Nella folle giostra della Serie A, basta una settimana per ribaltare prospettive e sentenze: lo sa bene l’Atalanta, passata dalla gloria di Torino alla cocente sconfitta interna contro l’Inter. Una caduta che fa male, certo, ma non cancella una stagione da protagonista né tantomeno esclude i bergamaschi dalla lotta al vertice.
SFIDA CON L’INTER: QUESTIONE DI LIVELLI L’Atalanta non è stata inferiore all’Inter per mentalità o approccio, ma per valori tecnici e profondità della rosa sì. Gli uomini di Gasperini hanno giocato alla pari, mettendo cuore e coraggio soprattutto nel primo tempo. Ma quando la posta in palio si alza, a fare la differenza è l’esperienza: non è casuale che i nerazzurri di Inzaghi abbiano trovato ancora una volta la chiave vincente, infilando l'ottava vittoria consecutiva sulla Dea. In partite così equilibrate, basta un dettaglio per rompere il fragile equilibrio: il blackout atalantino in occasione del vantaggio interista è stato pagato caro.
EPISODI DECISIVI E INGENUITÀ Se da un lato l'Inter si è dimostrata più cinica - analizza L'Eco di Bergamo -, colpendo nell'unico momento in cui l'Atalanta ha perso lucidità dopo la lunga interruzione di gioco, dall'altro pesa anche l'ingenuità di Ederson. Quel cartellino rosso per l'applauso ironico all'arbitro Massa è stato sì severo, ma previsto dal regolamento: peccato però che, in gare così tese, il buon senso dovrebbe prevalere sulle norme scritte. Perché lasciare una squadra in dieci uomini, quando il risultato era ancora aperto, ha finito per penalizzare non solo l’Atalanta ma lo spettacolo stesso della partita.
L’OSSIGENO DELLA PAUSA Ora la sosta arriva come manna dal cielo: consentirà a Gasperini di riordinare le idee, recuperare forze preziose – Scamacca, Scalvini e forse Cuadrado – e di rilanciare l’assalto finale. A nove giornate dalla fine, con 27 punti ancora in palio, i sei punti di distacco dall’Inter sono tanti ma non irrecuperabili, specialmente considerando il calendario fitto degli uomini di Inzaghi. Il sogno scudetto, dunque, resta ancora vivo, anche se più difficile.
BERGAMO CONTINUA A CREDERCI Nonostante la delusione per una sfida che avrebbe potuto proiettare la Dea al vertice, il popolo bergamasco ha applaudito con orgoglio la propria squadra. Un segnale forte, che testimonia come l'ambiente creda ancora nell’impresa impossibile, nonostante tutto. Se gli applausi valgono qualcosa, allora vuol dire che l’Atalanta è ancora lì, pronta a stupire e magari a riscrivere una storia che sembra ormai già indirizzata.
Gasperini l’ha detto chiaramente: «Dobbiamo continuare a crederci, niente è ancora deciso». Parole che non suonano come una resa, bensì come un monito alla squadra e al campionato. La sfida non è finita, anzi: è appena iniziata.
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