Da uomo simbolo a improvviso ex. Gian Piero Gasperini, dopo aver sfiorato l'immortalità sportiva a Bergamo, ha scelto di lasciare l'Atalanta per iniziare una nuova avventura nella Capitale. Non una fuga, ma una decisione ragionata. Eppure, il passo dall’amore infinito dei tifosi al senso di amarezza per un addio quasi inatteso è stato brevissimo.
L’ILLUSIONE DELL’ULTIMA FESTA - Domenica scorsa, lo stadio aveva tributato a Gasperini un saluto da imperatore - scrive Il Corriere di Bergamo -, convinto che sarebbe bastato a trattenerlo ancora per un anno, accettando il rinnovo da sei milioni netti offerto dal club. Ma il tecnico, forse già allora con la testa rivolta altrove, non si è lasciato incantare. Martedì, l'incontro a Zingonia è stato cordiale nei modi, meno nella sostanza. Perché l’allenatore, dopo aver conquistato traguardi impensabili con l’Atalanta, sentiva di meritare maggior potere decisionale. Un ruolo simile a quello di Ferguson, che a Bergamo, però, non poteva essere concesso.
ROMA, UN SÌ PREMEDITATO - Così Gasperini, lasciando la sede nerazzurra insoddisfatto, ha ufficializzato ciò che probabilmente aveva già scelto da tempo. La trattativa con la Roma non era un segreto, anzi, era già stata avviata mesi prima. Nelle parole di Claudio Ranieri che negava a gennaio l’arrivo di Gasp c’era già l’ombra di una scelta ormai definita, forse solo nascosta dalle speranze del popolo bergamasco.
IL PERCHÉ DI UNA SCELTA - La decisione di Gasperini non riguarda solo il desiderio di nuove motivazioni e sfide, come lui stesso ha spiegato nel messaggio d'addio. La Roma, pur con maggiori vincoli economici rispetto ai nerazzurri, gli garantisce un triennale molto importante: quasi venti milioni netti in totale. È la sfida economica che si aggiunge a quella sportiva. Ed è forse anche una scelta di orgoglio personale, per dimostrare ancora una volta il suo valore fuori dalla comfort zone che si era creato a Bergamo.
LA RISPOSTA DI BERGAMO - Gasperini lascia un’eredità pesante, fatta di risultati straordinari (5 qualificazioni in Champions League, un’Europa League conquistata), di una rivoluzione culturale e tattica che ha riscritto il ruolo dell’Atalanta nel calcio italiano ed europeo. Ora Bergamo, seppur con un inevitabile sentimento misto di gratitudine e dispiacere, deve guardare avanti. L’Atalanta resta, come ha fatto ogni giorno dal 17 novembre 1907, superiore a qualsiasi figura singola. Il club ora deve interrogarsi su quale strada intraprendere per il dopo Gasp.
TRE DUBBI PER IL FUTURO - Antonio e Luca Percassi stanno valutando attentamente la situazione, assieme a Stephen Pagliuca. Le domande sul tavolo sono tre e cruciali: la rosa attuale è pronta a ripetersi ad alti livelli, come sostiene Gasperini nella lettera finale, o dovrà essere profondamente rivista? È più prudente garantire continuità tecnica scegliendo un erede che segua le orme di Gasperini o è preferibile una cesura netta con il passato? Infine, meglio puntare su un allenatore di equilibrio e allineato al progetto o ancora su una personalità forte e creativa, ma più difficile da gestire?
Gasperini ha salutato, Bergamo resta. È il momento di nuove scelte, forse dolorose, sicuramente decisive. L’Atalanta non può fermarsi, deve solo trovare il coraggio di ripartire.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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