Sembrava una notte tutta nera, come il cielo sopra Cremona. Poi, all’improvviso, è arrivato un lampo d’azzurro. Quello del mancino di Marco Brescianini, l’uomo che non ti aspetti, l’ultimo entrato, il più “operaio” tra i fantasisti in campo. La sua mezza volée, sporca ma efficace, si è infilata nel cuore di una selva di gambe e ha cambiato il destino di una partita che per l’Atalanta stava scivolando verso la crisi. Lì dove non erano riusciti Scamacca, Lookman o Samardžić, ci ha pensato un centrocampista di equilibrio e sostanza a restituire un punto a una squadra che stava rischiando di perdere anche le proprie certezze.

L’INTUIZIONE DI JURIC – Al minuto 82 Ivan Juric aveva giocato l’ultima carta. Fuori Pašalić e De Roon, dentro Brescianini e Sulemana. Una mossa di coraggio ma anche di necessità. Il tecnico croato ha ridisegnato la Dea con un 4-2-3-1 d’emergenza: Brescianini accanto a Éderson in mediana, davanti una linea di tre fantasisti – Sulemana, Samardžić e Lookman – alle spalle di Scamacca. L’obiettivo era mettere dentro tutto il talento possibile per assediare la Cremonese. Il risultato, ironia del destino, l’ha firmato proprio chi avrebbe dovuto “far legna” in mezzo al campo.

Un inserimento deciso, un mancino d’istinto, un gol da trequartista più che da mediano. Quella zampata, tanto semplice quanto preziosa, è il simbolo di una mentalità: mai rassegnarsi, anche quando sembri solo un dettaglio in un ingranaggio più grande.

LA SUA STORIA – Brescianini, classe 2000, si è ritagliato un posto silenzioso ma importante nella rosa atalantina - ne argomenta L'Eco di Bergamo -. La sua dote migliore è la duttilità: nasce mezzala offensiva, può fare l’esterno o l’interno, e con Juric ha imparato anche a interpretare il ruolo di regista dinamico.
Eppure il suo istinto è sempre stato quello del gol. Già nella scorsa stagione aveva sorpreso tutti: doppietta al debutto con il Lecce, quattro reti in Serie A, più un centro in Coppa Italia e uno in Champions. Numeri da incursore vecchio stampo, più vicino ai tempi di Pasalic versione pre-2023 che al tipico equilibratore.

DAL MERCATO AL RILANCIO – La sua permanenza a Bergamo non era scontata. In estate, a pochi giorni dal gong, sembrava destinato al Napoli, con cui l’anno prima aveva persino sostenuto le visite mediche. Poi l’affare saltò, e l’Atalanta si inserì chiudendo in fretta l’operazione con il Frosinone.
Quest’anno è partito ai margini: solo spezzoni in Champions (un quarto d’ora a Parigi, pochi minuti contro il Bruges) e panchina lunga in campionato, con presenze distribuite in frammenti. Fino a Cremona, quando Juric gli ha dato una chance e lui, come un veterano, l’ha colta al volo.

IL SIGNIFICATO DI UN GOL – Quella rete vale più di un punto. Per l’Atalanta, evita la terza partita senza segnare e mantiene viva la striscia d’imbattibilità; per Brescianini, può rappresentare una rinascita.
Un colpo che restituisce un po’ di leggerezza a una squadra imbrigliata nelle proprie ansie e che manda un messaggio a Juric: dentro questo organico c’è spazio per chi ha fame, non solo per chi ha talento. Nel calcio, spesso, la differenza non la fa chi ha più tecnica ma chi ci crede di più. Brescianini ci ha creduto, in quella mischia di Cremona, come se fosse l’ultima occasione della carriera. E per una notte lo è stato davvero: la notte in cui un ragazzo silenzioso ha riportato un po’ di luce nella Dea smarrita.

© Riproduzione Riservata

© foto di www.imagephotoagency.it
Sezione: Primo Piano / Data: Dom 26 ottobre 2025 alle 07:30
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
vedi letture
Print