Tony D’Amico non nasconde la fatica nel gestire alcune vicende di mercato che hanno segnato il suo percorso recente a Bergamo. «I casi Koopmeiners e Lookman sono stati molto simili, e non certo piacevoli – ha ammesso a La Gazzetta dello Sport –. Ti trovi costretto a guardare all’oggi dimenticando che parli di ragazzi con cui hai condiviso mille momenti. Devi andare oltre le emozioni che ti porti dentro, ed è davvero dura».

UN PASSATO DIFFICILE – Prima di diventare dirigente, D’Amico è stato un centrocampista di corsa nelle categorie inferiori. Ma la sua vita ha subito uno strappo doloroso: «La notte della festa promozione in C1 con la Cavese ho perso il mio migliore amico, Catello Mari, in un incidente stradale. Con lui se n’è andata anche la mia spensieratezza di allora».

I COLPI MIGLIORI – Guardando indietro, il ds ricorda le operazioni più felici della sua carriera, soprattutto ai tempi del Verona: «Amrabat preso in prestito e poi rivenduto a 20 milioni fu un’operazione importante. Ma penso anche a Zaccagni: riuscimmo a trovare la chiave giusta per aiutarlo a maturare caratterialmente, non era solo una questione tecnica».

IL GRANDE RIMPIANTO – Curiosamente, il rimpianto di D’Amico riguarda un calciatore che oggi ha a disposizione a Zingonia: «Gianluca Scamacca. Quando ero a Verona non spinsi abbastanza per prenderlo dal Sassuolo. È stato un errore che non ho dimenticato».

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Sezione: Primo Piano / Data: Ven 12 settembre 2025 alle 12:18
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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