C’erano una volta le notti di Valencia, Liverpool e Parigi. Ma la storia europea dell’Atalanta non è un racconto da album dei ricordi: è un romanzo ancora in corso, che continua a essere scritto stagione dopo stagione. I numeri lo testimoniano: 36 partite giocate in Champions League, con un bilancio perfettamente equilibrato — 13 vittorie, 10 pareggi e 13 sconfitte — che dice molto più di quanto sembri. Perché non c’è solo la statistica, ma l’identità di un club che ha saputo trasformare la provincia in un laboratorio di calcio internazionale.

L’EREDITÀ DI GASPERINI E IL TESTIMONE A JURIC – Da quando la Dea ha messo piede per la prima volta nella Champions, nel 2019, niente è più stato lo stesso. Dalla cavalcata fino ai quarti di finale nella stagione 2019/20, passando per gli ottavi del 2020/21 e la delusione dei gironi nel 2021/22, fino ai play-off della scorsa edizione e all’attuale cammino europeo con Ivan Juric in panchina. Cinque anni di evoluzione tattica, crescita economica e consolidamento internazionale. Oggi l’Atalanta non è più una sorpresa, ma un punto fermo del calcio europeo.

UN ATTACCO PRODUTTIVO, UNA DIFESA CORAGGIOSA – 64 gol segnati e 59 subiti: una media che racconta di una squadra che ha sempre interpretato il calcio con coraggio e spregiudicatezza. L’Atalanta ha costruito la propria fama internazionale grazie a un gioco offensivo e verticale, spesso più europeo che italiano. Anche nelle sconfitte — e non sono mancate — la Dea ha sempre mantenuto la propria identità, quella di un gruppo che preferisce rischiare pur di non rinunciare al suo stile.

I PROTAGONISTI DI UNA STORIA MODERNA – Dietro ogni impresa ci sono volti e nomi che hanno segnato un’epoca. Mario Pašalić, con 8 reti, è il miglior marcatore europeo nella storia nerazzurra: simbolo di una squadra capace di esaltare i centrocampisti offensivi tanto quanto le punte.
Marten de Roon, con 34 presenze e 33 gare da titolare, rappresenta invece la continuità, la colonna portante di un progetto che vive di spirito collettivo e disciplina tattica. E poi Davide Zappacosta, l’uomo degli assist (6) e delle incursioni sulla fascia, epitome del calcio dinamico e verticale che ha fatto scuola in Europa.

L’IDENTITÀ EUROPEA – Nella geografia del calcio continentale, l’Atalanta ha ritagliato uno spazio riconoscibile e rispettato.
Nonostante le dimensioni di una città come Bergamo, la Dea si è affermata come un esempio virtuoso di programmazione e audacia, diventando un modello anche per realtà più grandi. Le 36 partite europee non sono solo un bilancio statistico, ma un simbolo di resistenza e ambizione: ogni gol, ogni corsa, ogni notte europea è un tassello di una crescita che sembra non volersi fermare.

UNA FAVOLA ANCORA DA SCRIVERE – Il presente dice 2025/26: competizione in corso. Il futuro, invece, promette altre pagine da aggiungere a questo libro. Perché l’Atalanta, pur tra alti e bassi, continua a rappresentare una delle storie più autentiche e affascinanti del calcio moderno.
In Europa, il suo nome evoca rispetto e curiosità. E se il passato ha insegnato che sognare non è proibito, il futuro — a Bergamo — è ancora tutto da immaginare.

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Sezione: Primo Piano / Data: Mer 05 novembre 2025 alle 01:45
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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