La Dea continua a collezionare "X" come fossero trofei. Quello con il Milan è il settimo pareggio in nove giornate, il quinto consecutivo in Serie A, e lascia addosso quella sensazione di incompiuto che accompagna la squadra di Juric da un mese. Imbattuta sì, ma bloccata a metà del guado: capace di creare tanto, di dominare a tratti, ma senza quella cattiveria sotto porta che trasforma i punti in vittorie. A Bergamo, contro un Milan spento e privo di idee, è arrivato un 1-1 che non soddisfa nessuno: troppo poco per rilanciarsi, ma abbastanza per restare a galla.

MILAN, LA LENTEZZA DI UN GIGANTE – Dall’altra parte, Allegri vede rallentare il suo Milan, costretto al terzo pareggio nelle ultime quattro uscite. I rossoneri restano solidi ma poco incisivi, incapaci di dare continuità alla partenza sprint che li aveva proiettati tra i favoriti. Ora il Napoli scappa, la Roma può allungare, e la sensazione è quella di un meccanismo che si è improvvisamente inceppato. A Bergamo il Milan si è acceso solo a sprazzi: il gol lampo di Ricci (il primo in rossonero) è stato il preludio a un lungo arretramento, un atteggiamento prudente che ha finito per consegnare campo e fiducia all’Atalanta.

LOOKMAN E RICCI, LE LUCI NEL GRIGIO – Se il sinistro di Ricci ha illuso Allegri, il diagonale rabbioso di Ademola Lookman ha riportato in equilibrio la sfida e il suo mondo. Il nigeriano, reduce da un’estate agitata e da un lungo digiuno (non segnava dal 12 maggio), ha rimesso in moto la sua Atalanta e ritrovato sé stesso. Nel suo gol c’è liberazione e carattere: l’azione nasce da un recupero alto, prosegue con il tocco perfetto di Pašalić e si chiude con una botta sotto la traversa che non lascia scampo a Maignan. Il Milan, invece, non è più riuscito a rendersi pericoloso: un solo tiro in porta, quello del vantaggio iniziale. Troppo poco per una squadra con ambizioni da vertice.

DUELLI, ERRORI E FRAGILITÀ – La partita è stata un intreccio di duelli e dettagli - scrive La Gazzetta dello Sport -: Tomori, al rientro, si perde Lookman sul gol; Pavlović combatte con De Ketelaere come tra clava e fioretto; Modric alterna intuizioni geniali a errori in uscita che innescano l’azione dell’1-1. Le scelte di Allegri – con Leão e Giménez evanescenti e sostituiti da Nkunku e Loftus-Cheek – non hanno cambiato la sostanza: poca fluidità, troppe pause, e la sensazione di un gruppo che non riesce a cambiare marcia.

DEA IMBATTUTA, MA A MEZZA VELOCITÀ – L’Atalanta resta l’unica squadra imbattuta del campionato, ma i numeri dicono anche di una formazione  che vive di equilibrio e pareggi: solida, intensa, ma con poca ferocia offensiva. Juric ha trovato un’identità, ma non ancora la scintilla che trasformi il gioco in risultati. I suoi uomini chiudono in crescendo, con Zappacosta e Musah vicini al colpo del sorpasso, ma la cattiveria nell’ultimo metro continua a mancare.

IL PESO DEL PARI – Il punto serve a poco a entrambe. L’Atalanta resta nella terra di mezzo, imbattuta ma lontana dai piani alti. Il Milan, invece, esce dal Gewiss con più dubbi che certezze, alle prese con un gioco ancora in costruzione e un attacco che fatica a decollare. Il pareggio non è una disfatta, ma suona come un campanello d’allarme per due squadre che, per motivi diversi, non possono accontentarsi di sopravvivere.

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Sezione: Rassegna Stampa / Data: Sab 01 novembre 2025 alle 08:00
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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