Oltre cinquant’anni di giornalismo e un modo tutto suo di raccontare Bergamo, i suoi sport e i suoi uomini. Arturo Zambaldo – volto noto delle tv locali, penna di razza e autore delle celebri “Zambaldate” che oggi continuano a circolare sul suo profilo Facebook – è molto più di un cronista: è un’istituzione che ha attraversato decenni di calcio e cronaca nera, senza mai perdere la voglia di provocare (che, per lui, è un metodo di verità). Lo dimostra anche questa intervista: un concentrato di ironia e disincanto, dove ogni battuta nasconde un messaggio preciso. Le zambaldate fanno sorridere, ma colpiscono dove serve.
Atalanta–Milan: 1-1. Un altro pareggio, ma stavolta c’è da festeggiare?
«La mia idea è che non si sia vinto perché Juric ha preferito un approccio prudente, pensando anche alla necessità di consolidare la propria posizione a Bergamo dopo settimane di pressioni – taglia corto, in esclusiva ai microfoni di TuttoAtalanta.com –. Con la formazione messa in campo, contro un Milan sottotono, l’obiettivo era quello di dare continuità ai risultati. Gasperini, con la sua mentalità, con un Milan così, di punte ne avrebbe inserite 50».
Dal suo punto di vista, Juric era in discussione?
«Certamente. Il Milan, sulla carta, è una delle squadre più forti e la paura dell’allenatore, secondo me, era quella di perdere con troppi gol di scarto e rischiare l’esonero. Magari gli avrebbero concesso un’ultima spiaggia sabato a Udine, ma rischiava. Era in discussione e lo è tuttora, anche perché il risultato di Udine è tutt’altro che scontato. E non parlo da tifoso, ma da giornalista, come mi ha insegnato il mio maestro Paolo Arzano».
Sta dicendo che contro il Milan Juric ha giocato per evitare l’esonero?
«Per salvaguardare sé stesso, diciamo. E mi è sorto il dubbio che ci possa essere stato un confronto con il presidente Percassi, che è tutt’altro che sprovveduto. Anzi: è uno che ha giocato a calcio e se ne intende parecchio, e allo stesso tempo è un imprenditore illuminato. Avrebbe mai potuto scegliere un allenatore reduce da esperienze complicate? Non è un caso che sia Juric il sostituto di Gasperini».
Cosa vuole dire?
«Che non solo Juric a Bergamo sarebbe venuto di corsa, ma rappresenta anche un profilo perfettamente in linea con la visione societaria: un tecnico pragmatico, attento al gruppo, capace di dialogare. Con Gasperini, invece, la società ha “masticato amaro” più volte, perché lui portava risultati e valorizzava i giocatori».
L’avrebbero scelto perché più allineato alla società?
«Io credo di sì».
Anche quanto accaduto a Cremona – il botta e risposta tra Carnesecchi e Juric – è indice di un malumore?
«Assolutamente. In quell’uscita si è vista la giovane età di Carnesecchi, ma anche la sua spontaneità, che l’ha portato a esprimere un pensiero condiviso da molti tifosi, e forse anche percepito nello spogliatoio».
Nota positiva di Atalanta–Milan: Lookman è tornato al gol e ha offerto una prova di alto profilo. Ha “riconquistato” Bergamo, come lei aveva previsto in una zambaldata?
«Lo dissi dal momento del reinserimento: andava accolto a braccia aperte, perché un altro come lui non l’abbiamo. Aggiunsi che ci avrebbe risolto delle partite e che, al primo gol, tutto si sarebbe sistemato. Tutti muti e basta mugugni. E così è stato: coi risultati, tanti tifosi dimenticano subito».
Intanto la classifica non decolla.
«L’organico è da Europa, ma bisogna cambiare passo. Juric deve capire che è venuto a Bergamo per sostituire Gasperini, un allenatore che ha cambiato gli obiettivi della società: c’è un prima (salvezza) e un dopo (Europa). Ora la mentalità è da Europa».
È un obiettivo raggiungibile?
«Sì, se l’allenatore si adegua a questa ambizione e smette di accontentarsi del pareggio».
Quindi serve più coraggio?
«Con ogni probabilità anch’io, al suo posto, avrei fatto la stessa scelta col Milan. Ma ricordate Gasperini a Napoli, il primo anno? Arrivava da diverse sconfitte, mise in campo 4-5 ragazzi della Primavera e vinse».
A Udine cosa dobbiamo aspettarci?
«Sulla carta l’Atalanta dovrebbe stravincere, ma la palla è rotonda e può succedere di tutto. Punti persi in partite “da stravincere” ne abbiamo già visti: vedi Pisa».
Per chiudere: è vero che sta scrivendo un libro sull’Atalanta?
«S’intitola “Da Ruggeri a Percassi con colpi di scena a gogò”. Racconta, con dettagli inediti, la trattativa per il passaggio di proprietà della società da un presidente all’altro. È un libro autoprodotto, che ha già trovato sponsor. Dentro ci saranno anche le mie pagelle (voti da 1 a 10) dei giornalisti bergamaschi che trattano di Atalanta: per una volta non saranno loro a giudicare i giocatori, ma verranno giudicati. Inverto i ruoli. Per ora sono a tre quarti della stesura».
Provocatore, dissacrante, lucidissimo: Arturo Zambaldo – anche storico segretario del Club Amici dell’Atalanta – resta uno di quei giornalisti che non si arrendono alla prudenza né alle convenienze. Le sue zambaldate continuano a far discutere, ed è proprio questo il loro valore: costringere a pensare, a guardarsi allo specchio. E mentre prepara il suo libro sull’Atalanta, una cosa è certa: anche stavolta farà rumore. E, come sempre, sarà impossibile restare indifferenti.
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