Da New York a Castellfranco Veneto, dall’Arsenal all’Atalanta. È il viaggio di Yunus Musah, talento classe 2002 e cuore americano cresciuto nel calcio europeo. Dopo le esperienze con Arsenal, Valencia e Milan, il centrocampista si è ritagliato un ruolo sempre più importante nella squadra di Ivan Juric, l’unica imbattuta in Serie A. Dinamismo, maturità e versatilità sono i tratti distintivi di un calciatore moderno, in costante evoluzione, che oggi si racconta con lucidità e gratitudine, tra ricordi e nuovi orizzonti ai microfoni ufficiali della Lega di Serie A. Ecco quanto evidenziato da TuttoAtalanta.com
Yunus, partiamo dalle origini. Sei nato a New York, ma la tua infanzia è italiana. Come ti sei avvicinato al calcio?
«Ho iniziato a giocare in Italia, a Castellfranco, dove vivevamo con la mia famiglia. Giocavo con mio fratello maggiore e i suoi amici, nel parco vicino casa. Passavamo le giornate intere con il pallone tra i piedi, perché quello era l’unico gioco che conoscevamo. Poi ho cominciato con una squadra locale: da lì è iniziato tutto. Quelle partite infinite d’estate, sotto il sole, mi hanno insegnato la passione per questo sport».
Hai già vissuto diverse esperienze importanti: Arsenal, Valencia, Milan e ora Atalanta. Cosa hai imparato da questi anni in giro per l’Europa?
«Tantissimo. Ogni tappa mi ha insegnato qualcosa di diverso. Ho conosciuto campionati, culture e pressioni differenti, e tutto questo mi ha fatto crescere. Ho vissuto momenti belli e difficili – dalle battaglie salvezza alle lotte per i vertici, passando per le delusioni come qualche rigore sbagliato o le partite decisive perse. Oggi mi sento un giocatore più maturo e più consapevole: non più il ragazzo di 17 anni, ma un uomo che sa come reagire alle difficoltà».
A Milano non sei riuscito a esprimerti completamente, ma il trasferimento a Bergamo sembra averti restituito centralità e fiducia. Cosa è cambiato?
«A Milan ho giocato in tanti ruoli, spaziando da mezzala a esterno, a volte anche da terzino. Credo che la mia duttilità sia stata utile, ma spesso non ho avuto la continuità necessaria. Qui all’Atalanta sento un ambiente che valorizza la mia identità da centrocampista centrale, dove posso usare le mie caratteristiche naturali: la corsa, la progressione palla al piede, l’intensità. Il mister mi chiede di essere propositivo, di spezzare il gioco e portare dinamismo in mezzo al campo. Mi sento più libero, più me stesso».
Hai parlato spesso del rapporto con Juric. Che tipo di allenatore è per te?
«È un allenatore che ti migliora ogni giorno. Con Juric parliamo tanto: durante gli allenamenti, nelle analisi video, mi mostra dove posso crescere e dove sto facendo bene. Mi corregge, ma sa anche motivarmi e lodarmi quando serve. Mi piace perché è diretto, onesto, e crede molto nei giovani. Mi sta insegnando ad avere più attenzione tattica, a leggere meglio le situazioni. Sto imparando tanto e sento che sto migliorando partita dopo partita».
Quali sono i tuoi punti di forza e su cosa senti di dover lavorare di più?
«Il mio punto di forza è la capacità di rompere le linee palla al piede. Mi piace guidare l’azione, superare gli avversari e creare superiorità numerica. È qualcosa che sento naturale. Quello su cui devo migliorare è la fase offensiva: voglio segnare di più, essere più decisivo negli ultimi metri. È un aspetto su cui sto lavorando tanto, perché so che posso fare la differenza anche lì».
L’Atalanta è ancora imbattuta in campionato, e il gruppo sembra unito e consapevole. Dove può arrivare questa squadra?
«Penso che questa Atalanta possa arrivare molto lontano. Abbiamo un gruppo forte, unito, pieno di talento e di fame. Finora abbiamo affrontato squadre di grande livello e non abbiamo mai perso. L’obiettivo è migliorare il piazzamento dello scorso anno, restare nelle prime posizioni e giocarcela fino alla fine. Se continuiamo così, con questa mentalità, possiamo davvero toglierci grandi soddisfazioni».
Il tuo obiettivo personale per questa stagione?
«Voglio segnare i miei primi gol in Serie A e diventare un punto fermo di questa squadra. Voglio crescere, aiutare i compagni e restare costante nelle prestazioni. Il sogno è portare l’Atalanta tra le prime quattro e magari alzare un trofeo. Ma so che la chiave è il lavoro quotidiano: ogni allenamento conta».
Nel suo tono calmo e deciso, Yunus Musah lascia trasparire la maturità di chi ha già vissuto più vite calcistiche. La sua energia contagiosa, unita alla guida di Juric e alla solidità del gruppo nerazzurro, può diventare una delle chiavi della stagione atalantina. «Qui a Bergamo – dice – ho ritrovato la mia dimensione. Ora voglio lasciare il segno».
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Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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