Ci sono giorni che cambiano il corso delle stagioni. E poi ci sono partite che, pur senza fuochi d’artificio, sanno dire tutto. Atalanta-Bologna, 13 aprile 2025, è una di quelle. Due gol in venti minuti, uno stadio che si risveglia da 70 giorni di silenzio, un gruppo che torna squadra, un attaccante che si riscopre trascinatore, e un presidente che, da oltreoceano, si materializza nel momento più delicato. È bastato poco, in apparenza, per rimettere in moto la Dea. Ma sotto la superficie, le onde continuano a muoversi.
IL PESO DI TRE PUNTI DIVERSI DAGLI ALTRI
Questa non è una semplice vittoria. È la vittoria che spezza il digiuno di gol e successi a Bergamo. È il sorpasso sulla Juventus. È il +4 (che vale +5) su una diretta concorrente come il Bologna. È l’impronta lasciata con forza sul sentiero che porta alla Champions. Non è solo classifica, è psicologia. È tornare a credere in qualcosa che sembrava sfuggito, anche a chi, in panchina e in campo, ne aveva fatto la propria missione. Gasperini lo sa bene: vincere partite così, dopo settimane di tensione, vale doppio.
RETEGUI, FINALMENTE RE
Per una sera, il Gewiss ha visto scendere in campo non solo un attaccante, ma un leader. Mateo Retegui ha confezionato la sua miglior prestazione in maglia nerazzurra: gol, assist e, soprattutto, presenza. Non più un corpo estraneo che si agita tra le linee, ma un punto di riferimento costante per i compagni. È la dimostrazione che anche i numeri, a volte, vanno saputi aspettare. Perché i gol possono mancare, ma se la prestazione è questa, allora l’Atalanta può contare su un numero 9 degno del proprio passato recente.
PAGLIUCA E L’ORDINE DALL’ALTO
La presenza di Stephen Pagliuca non è stata una semplice visita di cortesia - analizza calciomercato.com -. È stato un segnale, chiaro e forte. Arrivato direttamente da Boston, il co-presidente ha voluto stringere la squadra nel momento del bisogno. E non è un caso che la scossa sia arrivata. L’Atalanta è anche un’azienda che vive dei suoi risultati internazionali, e la Champions è da tempo il vero scudetto di questo club. Lo sa lui, lo sa Percassi, lo sanno tutti. E lo sa anche Gasperini, chiamato adesso a gestire il punto di svolta: il Milan all’orizzonte, poi un finale tutto in discesa, con la Roma unica vera insidia.
LOOKMAN, IL GRANDE ASSENTE
Tra le tante notizie del giorno, ce n’è una che suona come un campanello d’allarme: dov’è finito Lookman? L’uomo che lo scorso anno ha incantato mezza Europa, oggi sembra un’ombra in campo. Perso tra voci di mercato, palloni sbagliati, occasioni sprecate e nervosismi. Il rischio è chiaro: che si stia lentamente consumando un addio già scritto. Giuntoli lo vorrebbe alla Juve, Napoli e Premier lo corteggiano, il prezzo sale, ma la testa è altrove. L’Atalanta ha bisogno del suo talento, non delle sue esitazioni. E Gasperini, che lo conosce bene, dovrà rimetterlo al centro del gioco o lasciarlo definitivamente sullo sfondo.
KOLASINAC, UN ADDIO AMARO
Nel giorno della rinascita, c’è anche spazio per il dolore. L’infortunio di Kolasinac non sarà facile da colmare.
La primavera, a Bergamo, è tornata per davvero. Lo ha fatto nel giorno delle Palme, con il cielo che cambia volto, come questa squadra. Ma adesso serve continuità. Serve fame. Serve lucidità. Il Milan sarà il giudice della verità: se la Dea è davvero tornata, lo sapremo solo a San Siro. Ma qualcosa, finalmente, si è rimesso in moto. E non è poco.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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