È bene ricordare alcune cose, ma giusto qualcuna.
È bene ricordare a patron De Laurentiis che scegliere un bravo direttore sportivo e un buon allenatore è un grande passo, ma poi bisogna avere la forza di fare un passo indietro e lasciarli lavorare in santissima pace. Manna e Italiano (se sarà Italiano) sono ottime scelte, ma è ancora più importante che il patron riesca a fare una cosa che per tradizione è foriera di ottimi risultati in casa Napoli: silenzio.
È bene ricordare che tra i tecnici a spasso c’è Antonio Conte il pugliese. E qui si innesca il domandone: dove allenerà cotanto tecnico la prossima stagione? La Juve punta su Thiago Motta, il Milan è pronto a proseguire con Pioli, la Roma ha “scoperto” De Rossi, l’Inter si tiene stretta Inzaghi. In Italia resta il Napoli che, appunto, ha già un’opzione Italiano. E quindi? E quindi la verità è che al momento non c’è tutta ‘sta fila per andare su un tecnico che è grande e, certo, non ha bisogno di presentazioni, ma storicamente porta con sé effetti collaterali non facili da digerire nel “nuovo calcio” (costi mostruosi, palpabili tensioni interne, carri da cui scendere e salire a sua discrezione, altro).
È bene ricordare quel che ha fatto Inzaghi nelle sue prime 150 panchine nerazzurre: 100 vittorie, 25 pareggi, 25 sconfitte. Non male. Non male anche quel che si è visto l’altra sera contro l’Empoli, non tanto per il 19° clean sheet su 30 partite (un giorne intero senza prendere gol!), ma per come ha gestito le piccole tensioni “di campo”: Lautaro e Bastoni che mettono il muso per il cambio e non vengono mandati affanculo, semmai consolati; oppure i subentranti che “ma che minchia di sostituzioni fa Inzaghi?” e quelli confezionano assist (Bastoni) e gol (Sanchez). Troppa grazia. E voi direte: “Beh, quando si vince è tutto più semplice”. Già, va così il mondo.
È bene ricordare che mister Pioli sta facendo davvero un bel lavoro. Cioè, più di una volta anche quest’anno si è trovato nelle condizioni di essere massacrato dalla critica, ma ne è venuto fuori alla grande e non solo con i risultati. Il Milan si è messo a giocare un ottimo calcio, pensare di cambiare il tecnico avrebbe senso solo in caso di “sostituto più bravo”. C’è? Sicuri? Il cambiamento può aver senso solo in caso di reciproca e fisiologica “stanchezza”, viceversa occhio a pensare che un altro riesca a mettere insieme gli stessi risultati.
È bene ricordare che il Milan ha una priorità molto più seria, quella dell’attaccante. Zirkzee costa un botto, ma resta l’obiettivo più concreto.
È bene ricordare che questa cosa dell’eventuale “derby scudetto” datato 22 aprile è affare più mediatico che reale. Certo, al milanista piacerebbe rompere i maroni ai cugini, e ai nerazzurri piacerebbe molto festeggiare in casa del Diavolo. Ma i primi hanno una priorità che si chiama Europa League (giustamente) e i secondi vogliono semplicemente cucire ‘sta seconda stella (giustamente), il “quando” - con scenari annessi - interessa solo ai produttori di polemiche.
È bene ricordare che Riccardo Orsolini è l’unico italiano ad aver realizzato 10 gol in campionato. E non brutti. Meglio di lui solo Vincenzo Grifo (8 in Bundesliga + 3 in Europa League). Che Spalletti si ricordi di lui (di loro!) in chiave europea è cosa buona e giusta.
È bene ricordare che Allegri quando ha scelto di tornare sulla panchina della Juve non lo ha fatto con l’intenzione di “programmare”, pensava di vincere subito e in abbondanza. I guai extra campo hanno complicato i suoi piani e gli hanno creato parecchi alibi, ma non al punto di non avere un’idea di gioco minimamente propositiva. Quella - per esempio- che si è vista ieri sera nella semifinale d’andata con la Lazio: 90 minuti di carattere, due grandi gol (Chiesa e Vlahovic sono meglio di come li dipingono) e persino qualche buona idea. Dovrebbe essere la norma ma - dicono legittimamente i tifosi bianconeri - meglio tardi che mai.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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