Nell'estate della totale rivoluzione la Juventus ha deciso di palesare anche pubblicamente chi è dentro e chi è fuori. Dopo l'amichevole contro il Brest l'allenatore Thiago Motta ha dichiarato che nove calciatori sotto contratto sono ufficialmente fuori dal suo progetto. Non solo: se per Nicolussi-Caviglia e Tjago Djalo è puramente scelta tecnica, una questione di livello calcistico, per gli altri sette giocatori i giorni bianconeri sono definitivamente finiti perché a maggio una porta s'è chiusa. A tripla mandata. Arthur, Rugani, De Sciglio, Szczesny, Kostic, McKennie e Federico Chiesa sono talmente fuori dal progetto che i tifosi bianconeri - se vanno nello store online - già non hanno più la possibilità di comprare le magliette con i loro nomi.
Dei sette giocatori epurati del tutto, ce ne sono tre in scadenza nel 2026 e quattro il prossimo giugno. Nomi pesanti: De Sciglio, Szczesny, McKennie e, soprattutto, Federico Chiesa. "Noi siamo stati chiari all'interno, abbiamo parlato con ognuno di loro. Sia per Chiesa che per gli altri è una decisione presa, siamo convinti di ciò che abbiamo fatto", ha detto Thiago Motta. Sono parole e azioni da cui non è più possibile tornare indietro, anche se in tutti i casi la Juventus già da settimane era al lavoro per la loro cessione. Sono frasi che hanno un peso enorme perché polarizzano la situazione, invitano una volta di più i giocatori a trovarsi una sistemazione altrove. Allo stesso modo, però, riducono a zero le possibilità di ricomporre il rapporto non dovesse poi quella cessione andare in porto. Soprattutto, rischiano di fare il gioco dei club interessati che ancor di più aspetteranno fine agosto per strapparli alla Juventus a condizioni vantaggiose.
Sull'altare di un rivoluzione che non fu così profonda nemmeno dopo i due settimi posti la Juventus, che ha già definito sei cessioni, ha ufficialmente messo sul mercato altri nove giocatori. Se andrà bene, tra un mese si ritroverà con una rosa a immagine e somiglianza di Thiago Motta. Se andrà male, con tanti casi difficilmente risolvibili e con giocatori a scadenza come Chiesa e McKennie che sicuramente guarderanno altrove per proseguire, da svincolati, la loro carriera nel 2025. E' un all-in rischiosissimo.
La rivoluzione della Juventus, in particolare il futuro di Federico Chiesa, è argomento che interessa anche la Nazionale. Quello che doveva essere il nostro Sinner all'Europeo è stato poco più di una comparsa. Come quasi tutti gli altri, certo, ma per chi era chiamato a trascinare la squadra non può essere un attenuante. Di certo Luciano Spalletti continuerà a puntarci, sempre se Chiesa riuscirà a evitare una stagione tra panchina e tribuna. Altrimenti anche lui potrebbe ritrovarsi in discussione in una Nazionale che a un mese esatto dal ritorno in campo (il 6 settembre c'è Francia-Italia) sa già che almeno per le prossime sei gare di Nations League non potrà contare su Gianluca Scamacca, centravanti che nell'amichevole dell'Atalanta contro il Parma ha rimediato la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro.
Visto chi c'è e cosa c'è alle sue spalle, non è un dettaglio da poco. Anche perché è vero che la Nations League è argomento poco nazional-popolare, ma Spalletti dopo la figuraccia tedesca deve subito invertire la rotta contro Francia, Israele e Belgio se non vuole che il suo esonero diventi argomento d'attualità nei giorni in cui l'elezione del nuovo presidente FIGC incendierà il dibattito politico-sportivo.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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