Sorride, alla fine, l’Inter. Alla fine, dopo aver messo dentro i big, dopo aver sprecato un calcio di rigore con Arnautovic, dopo aver rischiato anche di andare sotto, dopo aver vissuto un’altelena di emozioni (visto che lo Young Boys non ha fatto la figura dello sparring partner). L’Inter compie il proprio dovere e avrebbe potuto farlo anche prima. Un avvio sottotono e una condotta di gara di una squadra che si vede non ha ancora raggiunto l’equilibrio della passata stagione. Pesano le assenze, pesano anche gli infortuni che continuano a impensierire Inzaghi in vista della partita di domenica sera e soprattutto in vista di questo primo tour de force stagionale. Ma quest’anno, con un turnover ancora più scientifico (sempre infortuni permettendo) le risposte che vengono date dalle “alternative” sono soddisfacenti, ma non ancora al livello dei primi 11. Sostituire Calhanoglu per esempio risulta essere praticamente impossibile (soprattutto se poi viene a mancare anche Asllani), in avanti questa non è certamente la serata per dire che i giocatori nerazzurri sono tutti sullo stesso piano: il rigore non realizzato da Arnautovic si somma ad una serie di errori che pesano sulle spalle dell’attaccante nerazzurro e che lo penalizzano ben oltre il proprio impegno. Ma poi alla fine contano i fatti: e i fatti dicono che la decide ancora una volta Thuram. Peraltro su assist di Dimarco (anche lui partito dalla panchina). L’Inter però tiene botta, si piazza al terzo posto (con tutti i criteri Uefa è 7imo formalmente), con il gruppone delle squadre a 7 e con una buona prospettiva per il futuro. Gara difficile, insomma, come quella di Roma. Ma come quella di Roma portata a casa, magari con più sofferenza ancora, ma con lo stesso risultato. L’Inter - per tutta una serie di motivi - non è ancora l’orologio perfetto della passata stagione. Ma proprio per questo, i margini di crescita lasciano ben sperare l’ambiente nerazzurro.
L’Atalanta, in Europa e in casa è come se avesse una “maledizione”. Posto che i 5 punti sono sicuramente un buon bottino e che non aver mai preso gol è certamente una buona notizia per Gasp, il rammarico è tanto. La prestazione contro il Celtic fa il paio con quella contro l’Arsenal: l’Atalanta ha fatto di tutto per vincere la partita ma non ci è riuscita. Avrebbe potuto essere un bottino pieno e sarebbe stato quasi clamoroso. La crescita dei nerazzurri bergamaschi in Europa è davvero straordinaria. Lo scorso anno il successo in Europa League, quest’anno prestazioni sempre convincenti e sempre in credito con la fortuna. Retegui, implacabile in campionato in Champions non ha ancora timbrato il cartellino. E nelle due partite in casa avrebbe potuto farlo eccome. Non ci è riuscito per una questione di centimetri e forse di casualità, ma avendo sempre detto che questa è la competizione dei dettagli proprio sui dettagli si deve lavorare. Ma l’Atalanta rimane sempre una meraviglia.
Al netto della prestazione, certamente non soddisfacente, della Juventus contro lo Stoccarda è evidente che nel mercato di gennaio degli interventi dovranno essere fatti per forza. Le dichiarazioni di Giuntoli, nel prepartita, hanno lasciato spazio per interventi in difesa. E’ evidente che l’infortunio di Bremer non possa che costringere la Juventus a rinforzare il pacchetto difensivo.
E’ vero che oggi in rosa ci sono dei giocatori (vedi Cabal e Danilo) che possono giocare anche come centrali difensivi. Ma è altrettanto vero che con una stagione così intensa e con la necessità di continuare ad essere competitivi c’è bisogno di uno “specialista” in più. E su questo ci sembra che ci siano pochi dubbi. Anche per le scelte che finora ha fatto Motta nella scelta dei suoi uomini
Meno diretto Giuntoli lo è stato per quanto riguarda l’attacco. Anzi in realtà non ne ha proprio parlato. Ma - da quello che abbiamo capito - l’intenzione della Juventus è di aspettare Milik. Il problema è che per aspettare il polacco, oggi i bianconeri sono in una situazione di difficoltà, quasi un’emergenza perpetua. Senza voler gettare la croce addosso a Vlahovic, ma quando c’è la necessità di sostituirlo Thiago Motta è sempre costretto ad inventarsi qualcosa. Qualcosa che difficilmente somiglia ad un centravanti. I tempi di recupero di Milik si sono drasticamente allungati: è stato questo il problema. E questo non era preventivabile. Ma questo clima di incertezza non può essere “sopportato” per tutta la stagione. Milik rientrerebbe da uno stop particolarmente lungo e in assoluto difficilmente ha vissuto una stagione libero da problemi fisici. Ecco perché a prescindere la Juventus dovrebbe pensare anche al centravanti.
La vittoria del Milan, per come è maturata, spinge invece il mondo rossonero a tante considerazioni. E’ stato certamente un caso che appena uscito Leao, il Milan sia riuscito a portare dalla propria la partita. E’ stato un caso perché è successo tutto troppo in fretta e perché è stata replicata proprio una giocata da Leao o di Leao (che aveva già provato nei sessanta minuti che ha avuto a disposizione lo stesso spunto). Non è stato un caso perché ad Okafor è riuscito e al portoghese no. Perché ad Okafor era riuscito anche contro l’Udinese. E perché poi la giocata è riuscita anche a Chuckwueze dall’altra parte del campo. E’ stato forse destino, più che caso. Esultare mentre Leao tornava in panchina, esultare senza Leao sotto la curva, vincere due partite una con la punizione in corso, l’altro con la sostituzione fresca fresca. E’ comprensibile il muso lungo del portoghese, ma la strada presa da Fonseca è chiara: ci vuole un atteggiamento diverso, perché la qualità, da sola, non basta. O per lo meno non basta più. Ha rischiato Fonseca: a mezz’ora dalla fine a togliere Leao che non stava facendo male (neanche particolarmente bene, eh) in una partita in cui il Milan stava faticando a sfondare e in cui serviva il colpo di classe. E’ riuscito ad altri quello che aveva chiesto in primis a Leao e questo gli da certamente forza, proprio nella gestione di questo “dettaglio”.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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