Il mondo arbitrale, in Italia e non solo, è stato scosso da un weekend da dimenticare e la settimana che abbiamo trascorso e che porterà alla venticinquesima giornata di Serie A è stata, inevitabilmente, piena di polemiche e chiacchiere. Nella giornata di ieri è andata in scena la conferenza stampa di Antonio Zappi, presidente dell'Associazione Italiana Arbitri, ma oltre a provare a spiegare i perché di errori così evidenti e che hanno generato più di un retro pensiero, a volte, dobbiamo dirlo, anche eccessivo, la sensazione è stata quella di una volontà di passare la patata bollente all'IFAB, l'organo internazionale che decide e modifiche le regole del calcio, VAR compreso. L'AIA è aperta a tutto, come detto dallo stesso Zappi, al VAR a chiamata, alla possibilità di cambiare il protocollo e a qualsiasi cosa possa servire per aiutare gli arbitri a commettere meno errori possibile, ma questo non basta a diradare le nubi che aleggiano sulla testa della classe arbitrale. Perché va bene giustificare in qualche modo la svista in Inter-Fiorentina che ha regalato il calcio d'angolo da cui poi è scaturito il primo vantaggio nerazzurro, dato che il VAR non poteva intervenire, ma le decisioni prese in Como-Juventus, sul fallo di mano di Gatti, e Torino-Genoa, con il rigore non assegnato ai granata all'ultimo minuto, non possono andare nello stesso senso. Perché in questi casi si poteva e si doveva intervenire, ma non è stato fatto.
Manca il coraggio.
Che dire poi dell'espulsione di Tomori nella sfida tra Empoli e Milan? Inconcepibile che non ci sia stato il coraggio (perché sembra impossibile che non si sia potuto vedere un fuorigioco del genere) di alzare la bandierina ed evitare il secondo giallo al difensore inglese. Anche in quel caso il VAR non poteva intervenire? Certamente, ma questa non può essere una giustificazione. Il guardalinee avrebbe dovuto segnalare l'offside, ma sappiamo tutti com'è andata. Ecco perché la sensazione che viene fuori è quella di una classe arbitrale che deve migliorare e qui entra in gioco proprio l'AIA, che non può scaricare la colpa sull'IFAB. Il rischio è quello di far perdere ogni credibilità al calcio italiano e se ci aggiungiamo anche quello che abbiamo visto a Brugge in Champions League, con il clamoroso calcio di rigore assegnato contro l'Atalanta, ecco che la credibilità rischia di perdersi non solo nel nostro Paese.
Il 1° marzo e le riforme necessarie.
Sia chiaro, anche l'IFAB dovrà fare il suo, per evitare che si possano ripetere certe situazioni e in questo senso il giorno cerchiato di rosso sul calendario è quello del 1° marzo, quando ci sarà un'importantissima riunione nella quale verrà discussa la possibilità di poter utilizzare il VAR anche per i calci d'angolo e per i cartellini rossi per doppia ammonizione, due casistiche attualmente non comprese nel protocollo che attiva la tecnologia e guarda caso proprio due di quelle che hanno gettato la Serie A, nell'ultimo weekend, tra le mille polemiche. Ma se le riforme arriveranno, e ne siamo certi, basteranno per placare le proteste e per rendere il calcio più impermeabile agli errori che abbiamo commentato finora? Difficile dare una risposta e per questo anche dall'AIA deve arrivare qualcosa di più. I nostri arbitri sono stati il fiore all'occhiello per tantissimi anni, ma adesso non è più così. Serve il lavoro, come in ogni altra cosa, per tornare a essere un punti di forza in Italia e nel resto d'Europa.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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