Non è il momento per parlare di calcio e pensare al calcio e questo, purtroppo, lo sappiamo. La testa e il cuore sono da un’altra parte, però questo dramma non può vincere, abbiamo anche bisogno di coltivare speranze e porci obiettivi, dobbiamo dire e dirci fortemente che tutto questo finirà. E finirà. E la vita vera tornerà, sicuramente diversa, forse perfino migliore di prima, ma tornerà. E con la vita tornerà anche il calcio che è una delle passioni di tanti. Non sappiamo quando, non sappiamo come. Nessuno può dire se e in che modo la stagione finirà. Però ci pensiamo un po’ tutti, perché dentro il pacchetto delle speranze c’è anche il calcio.
Per gli Ultrà dell’Atalanta la speranza è che si chiuda qui, che si riparta solo con la prossima stagione. Troppo grande la disperazione. Ci vorrà del tempo per elaborare un enorme lutto collettivo . Hanno chiesto al presidente Percassi di non giocare più e la richiesta è condivisibile. Se i Signori del Calcio (non parlo di Percassi) avessero un cuore e non fossero prigionieri del business, questa potrebbe davvero essere una soluzione. Soluzione nobile davanti a migliaia di morti, in un Paese in ginocchio. Vedremo. Riflettiamo.
Ci sono riflessioni umane, come questa. Ma a volte, e torno al discorso iniziale, anche riflessioni calcistiche.
Comunque vada, questa stagione è compromessa. Finirla significherebbe mettere una toppa calcisticamente ingiusta. Mancano dodici giornate alla fine, restano da giocare 124 partite, c’era in programma la parte decisiva della stagione e quando si ripartirà niente sarà più come prima nei valori e nello stato delle squadre.
Per questo, pensavo a Sarri. Prima del contagio era un allenatore sospeso, la sconfitta di Lione aveva innescato processi. Il partito del dubbio era cresciuto soprattutto fra i tifosi della Juve. Il sarrismo in bianconero non funziona? Era ed è il grande interrogativo, ma ora nessuno potrà più rispondere a questa domanda. Sarri non potrà essere giudicato, necessariamente sarà confermato anche se qualche dubbio sarà venuto anche ad Agnelli.
Chi ce lo dice che con una primavera normale non avremmo visto la vera Juve? Che la preparazione atletica non fosse stata programmata per un grande finale di stagione? Giocatori che stavano entrando in forma si sono fermati, altri sono stati contagiati. E’ saltato tutto. Sarri non potrà essere giudicabile e quando non sei giudicabile hai diritto a un’altra chance: Sarri l’avrà. Anche se non dovesse vincere lo scudetto, anche se non dovesse vincere la Champions, ammesso e non concesso che si tornerà a giocare, Sarri resterà in bianconero. A maggior ragione, ovvio, se dovesse vincere.
Ma la riflessione su Sarri la Juve l’ha di sicuro allargata anche al parco-giocatori. Questa non era la squadra per Sarri e l’anno prossimo delle modifiche all’organico andranno apportate. Il regista, ad esempio. Pjanic funziona poco. In quel ruolo l’aveva adattato Allegri, ma al bosniaco mancano due qualità fondamentali per il gioco sarriano: la rapidità di pensiero e la continuità. Pjanic organizza il gioco, sa aggredire alto, ma in possesso palla ragiona troppo e rallenta. Ha pause durante la partita e durante la stagione. Ecco allora che per lui la pista Paris Saint Germain è più aperta che mai, mentre Sarri dovrebbe avere un giocatore simbolo del suo modo di fare calcio: Jorginho. L’operazione col Chelsea si può fare, ma Sarri vuole anche uno fra Alonso (il preferito) e Emerson Palmieri. Altri colpi fattibili. A questi aggiungiamo l’arrivo certo di Kulusevsky che può diventare un centrocampista capace di qualità, quantità e gamba. In mano a Sarri può pensare in grande.
Questi sono innesti possibili. E, ovvio, con loro e un anno di sarrismo in più nella testa e nelle gambe del gruppo bianconero, la Juve potrebbe già fare così un bel passo in avanti. Mi fermo qui, perché non sapere cosa succederà domani nella vita e nel calcio, in questo momento ci deve ispirare molta cautela. Ci sono due nomi grossi che da tempo ruotano attorno alla Juve e parlo di Icardi e Pogba. Ci sono le condizioni per portare a termine operazioni di questo tipo, così onerose? Vedremo. La Juve dovrebbe liberarsi di Higuain e Douglas Costa, ma anche di altri “pesanti”. Situazioni non facili da gestire per la crisi che di sicuro investirà tutto e tutti. Le operazioni sono comunque imbastite da tempo, i riflettori accesi. Piace poi anche il giovane Tonali, ma ci sono in cassa 50 milioni per un altro duemila? Più facile finisca all’Inter. E Chiesa? Altra situazione da tenere d’occhio, ma i conti della Juventus non sono brillantissimi e troppe cose non si potranno fare. I bianconeri hanno diversi giocatori da piazzare, da Romero a Mandragora a Luca Pellegrini, ma che mercato sarà? E’ questo il grande interrogativo con il quale dovrà fare i conti anche l’Inter. Tonali potrebbe diventare il regista che manca e anche se non è Pirlo, ha la stoffa sulla quale Conte potrebbe lavorare. Ma il discorso più complicato ruota attorno a Lautaro Martinez. Vendere o non vendere? La risposta è vendere, certe operazioni vanno fatte perché tenerlo è una forzatura, potrebbe esplodere, ma anche fermarsi. E 110 milioni sono tanta roba. Il Barca, soprattutto Messi, lo vuole fortemente, Lautaro ha le caratteristiche giuste per integrarsi nel gioco degli spagnoli proprio dove Griezmann ha faticato. E allora? L’Inter non ha fatto una grinza e ha risposto più o meno così: dateci Griezmann. E’ più vecchio, ma è anche più pronto e l’Inter deve ripartire per provare a vincere subito. Il francese pare non abbia detto no all’Italia, il discorso è aperto e questo sarà uno dei tormentoni del mercato quando aprirà. Già, quando?
E allora meglio chiudere il libro dei sogni e riporre questi pensieri leggeri. Un po’ d’aria e un po’ di leggerezza l’abbiamo annusata, ma la mente torna dove è giusto che sia. C’è da capire, c’è da riflettere, da commuoversi, da
Autore: Lorenzo Casalino / Twitter: @lorenzocasalino
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