Nelle notti di Champions sono sempre speciali: la prima vittoria del Barcellona e dell’Inter, la doppietta di Messi (e la partita super di Mbappé), la seratona dell’Ajax. Solo per citare i fatti più evidenti. Ci sono anche le notizie di mercato come il rinnovo di Dybala, praticamente chiuso, come ha comunicato anche Pavel Nedved nell’intervista pre partita o come il rinnovo di Ansu Fati che è ufficiale (anche questo) e che (anche questo) ha la clausola a un miliardo di euro. Aumenta la cifra della clausola, ma comunque non cambia il mercato di quelli che la clausola non la utilizzeranno mai: i parametri zero. La vera domanda ora è se dovremmo abituarci a questo (e quindi che caleranno contestualmente anche i prezzi) oppure no. Ma al di là di rinnovi e di contratti l’Italia in Europa brilla a metà.
Vola la Juve: tre vittorie su tre in Champions. Tutte senza subire gol (unica squadra insieme a Bayern Monaco ad avere porta inviolata) e questa è una caratteristica che come abbiamo visto anche in campionato comincia ad essere significativa per capire il tipo di lavoro che sta facendo Allegri oggi. Prima solidità della difesa, poi la zampata in avanti arriva. E se non arriva da Dybala (in attesa che guarisca), arriva da Chiesa, oppure da Kulusevski, oppure da Kean. Non importa da chi, ma arriva. E questo la Juve ormai lo sa. Champions compresa sono 6 vittorie consecutive, 7 nelle ultime 8 giocate. Ed è il miglior biglietto da visita, soprattutto morale, per presentarsi allo scontro diretto con l’Inter. Che può significare per la Juventus l’esame di laurea, per essere tornata tra le grandi della A, e allo stesso tempo un freno incredibile per l’Inter (che già è stata fermata dalla Lazio) al cospetto di un Napoli che vola.
L’Atalanta ha fatto sognare tutti per 45 minuti, poi l’incubo si è materializzato. Rimonta subita, completamente con il gol del 3-2 segnato da CR7, che vuole continuare a dimostrare quanto sia ancora importante soprattutto nelle partite che pesano e che contano. L’Atalanta poteva fare di più? Certo che quando segni due gol all’Old Trafford ed esci sconfitto ti rode per forza. Ma il Manchester è certamente più forte, e soprattutto dalla panchina ha pescato, tanto per dirne due Pogba e Cavani… ecco la differenza, oltre che nell’esperienza, è tutta lì. Nella qualità della rosa, nell’incredibile profondità. Un divario che difficilmente è colmabile…
Ha completamente rispettato il pronostico l’Inter. Che doveva vincere assolutamente ma aveva di fronte lo Sheriff, la vera sorpresa di questa Champions ma che - se vuoi passare il turno - non deve rappresentare un problema, neanche mentale. Non è stato così. L’Inter ha vinto, ha vinto bene, anche se durante la gara non solo lo Sheriff ha venduto cara la pelle ma ha comunque anche spaventato i suoi avversari. Ora lo Sheriff è sempre primo: ma è stato raggiunto dal Real e l’Inter è lì sotto pronta a volare a Tiraspol per cercare il sorpasso e poi tenere il vantaggio. Non è una missione semplice, a prescindere, visto che comunque lo Sheriff avrà due partite in casa ancora da giocare e che lo Shakhtar di De Zerbi anche se ora appare attardato non ha alcuna intenzione di fare da vittima designata. Quindi la vittoria dell’Inter non è che il primo passo in assoluto dell’Inter. Necessario, ma non sufficiente. Però per morale, classifica e spogliatoio serve eccome. Importante, forse quasi decisivo.
Per il Milan invece tutto ora è più difficile. Con la più “debole” del girone, è arrivata la terza sconfitta in tre gare. Solo all’Atalanta, nella storia della Champions, è riuscita l’impresa di qualificarsi dopo aver perso le prime tre. Qui forse l’impresa sarebbe ancora più grande: perché le avversarie sono di primissimo livello. Il Milan non ha ripetuto la prestazione di Milano contro l’Atletico, né è stata efficace come contro il Liverpool. Si discuto sulla spinta o meno in occasione del rigore, ma non è quello il punto. E’ vero - e lo abbiamo sempre detto - che la Champions è la competizione dei dettagli, e chiaramente pesa tutto sul piatto della bilancia. Ma se oggi il Milan deve fare un’impresa per rimanere dentro la Champions non lo deve a quell’episodio lì. Anzi il Milan - che è stata la squadra obiettivamente più bersagliata dalla malasorte in questo periodo - deve continuare a non costruirsi alibi, anche quando ci starebbero tutto. Ma la forza del Milan è far finta che non esistessero: e continuare a girare lo stesso. Questo ha reso forte, soprattutto nella testa, il Milan. Ha fatto crescere i giocatori, le loro convinzioni e ha avuto un ritorno in classifica. Il processo di crescita passa necessariamente anche da queste partite qui…
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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