Non è un caso che le strade di Atalanta e Roma si siano incrociate nell'ultimo Torneo di Viareggio, la competizione giovanile più prestigiosa. Talenti sfornati a vagonate, bacheche dei vivai infarcite di tornei, due trazioni storiche. Filosofie analoghe, declinate in realtà diverse. Da una parte la società di provincia dallo spirito romantico; dall'altra, la squadra della Capitale attenta - o obbligata, fate voi - a contenere le spese e fare da sé. Non a caso la Lupa è, insieme alla Juve, la squadra con il maggior numero di giocatori cresciuti nel proprio vivaio che attualmente militano in Serie A. E subito dietro, a un tiro di schippo, ecco la Dea.

E poi ci sono quei giocatori fatti in casa e restati nella terra natale per scrivere pagine irte di storia. Il compito più difficile: nemo propheta in patria, diceva qualcuno. Bellini, per fare un esempio a tinte nerazzurre. Totti e De Rossi, per colorare la trasposizione di giallorosso. Ma aggiungiamoci anche i tanti telenti forgiati nelle rispettive cantere, poi lasciati a farsi le ossa nelle categorie minori e quindi ritornati alla base. I vari Consigli, Bonaventura, Capelli, RaimondiGabbiadini. O come Aleandro Rosi, ora diventato pedina importante dello scacchiere lupacchiotto. Filosofie affermate e lungimiranti, che in riva al Tevere sembrano oggi più rigogliose che mai. L'impronta di Luis Enrique si sta vedendo e i frutti si potranno raccogliere a tempo debito. Viviani, Caprari, Piscitella: un tris di talenti in cui Lucho ha saputo credere e che, grazie agli schiaffi rifilati dal tecnico spagnolo alle rispettive carte d'identità, hanno avuto la possibilità di assaggiare il calcio dei grandi. Mandando in panchina, a volte, anche senatori o talenti affermati, pur di dar spazio ai giovani.

Una politica che l'Atalanta ha già sperimentato negli anni, e che in questa stagione sta usando un po' di meno, ma comunque con saggezza. Gabbiadini, pian piano, si sta ritagliando spazio. Minotti un po' meno, ma la concorrenza in mediana è nutrita. Domenica la Roma dovrà fare i conti con l'assenza del suo emblema, l'essenza e la storia. Non ci sarà Francesco Totti, che proprio nell'ultimo turno ha tagliato l'incredibile delle 700 presenze in giallorosso. Nell'Atalanta, invece, Gianpaolo Bellini - a proposito di storie e bandiere: 373 gettoni in nerazzurro - partirà dalla panchina. Di record e copertine, il Bello, magari ne avrà un po' meno rispetto ar Pupone, per il terzino di Sarnico le Mura venete valgono quanto il Colosseo. Anzi, di più

Sezione: Editoriale / Data: Gio 23 febbraio 2012 alle 16:00
Autore: Luca Bonzanni
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