A volte, l’occasione da cogliere… è il giocatore stesso. E se c’è un nome che oggi, più di altri, incarna il significato più profondo di “rilancio” nel calcio italiano, è quello di Federico Chiesa. Lo cercano, lo studiano, lo analizzano. L’Atalanta pensa a lui per sostituire un Ademola Lookman sempre più vicino all’Inter. Il Milan lo osserva da lontano, affascinato ma frenato dalle dinamiche interne. E intanto, da Liverpool, l’argentino resta fermo al palo, quasi spettatore della propria carriera.
L’Atalanta, il contesto ideale per ripartire. A Bergamo, Chiesa troverebbe un sistema pronto ad accoglierlo: un progetto tecnico di livello, una Champions League da giocare, e un ambiente in cui il talento può sbocciare lontano dai riflettori più accecanti. Lookman, del resto, è stato proprio questo per la Dea: uno spaccapartite imprevedibile, non solo uomo da strappo ma finalizzatore maturo. I dati comparativi con Chiesa (basati sull’ultima stagione utile dell’azzurro alla Juventus) raccontano una somiglianza sorprendente in alcuni parametri chiave: dribbling, tiri ogni 90 minuti, tocchi nel terzo offensivo.
La differenza principale sta nell’incisività: Lookman genera più expected goals, crea più minacce palla al piede. Ma Chiesa, in un contesto come quello nerazzurro, potrebbe riscoprirsi devastante. Non solo per numeri, ma per centralità nel gioco. E Juric, che sta costruendo un’Atalanta più verticale e diretta, sarebbe ben felice di cucirgli addosso un ruolo da protagonista.
Il Milan e la suggestione Allegri. L’altro scenario si chiama Milan. Ma lì la questione è più articolata. L’attacco rossonero, con Leao e Pulisic titolari e intoccabili, non ha spazi aperti. Eppure, proprio in questo potenziale squilibrio potrebbe nascondersi un vantaggio: Chiesa sarebbe la prima alternativa di lusso per entrambe le fasce, in un attacco che, almeno nei test estivi, potrebbe virare verso il tridente puro.
Il confronto statistico con i due esterni rossoneri svela dettagli interessanti. Chiesa è più simile a Leao per propensione all’uno contro uno, ma lavora meno per la squadra rispetto a Pulisic. Tuttavia, il suo valore si misura anche nella capacità di generare occasioni chiave, costruendo minacce offensive con passaggi intelligenti e spunti tecnici. In un Milan che vuole diventare meno Leao-dipendente, uno come lui sarebbe l’innesto perfetto.
Più del fisico, serve recuperare l’uomo. Ma c’è un ostacolo invisibile ma potentissimo da superare: la fiducia - approfondisce in uno speciale Sky Sport Insider -. Chiesa non è più fermo fisicamente. È fermo dentro. Ha bisogno di ritrovarsi, di sentirsi ancora protagonista, di liberarsi da quel limbo mentale che lo ha bloccato tra infortuni e scelte sbagliate. Il Liverpool è stata una fermata sbagliata: troppo grande, troppo presto, troppo distante da ciò che serviva davvero. La Serie A, con il suo contesto tattico e la sua familiarità, può offrirgli la giusta rampa di rilancio.
L’occasione è ora. Federico Chiesa non ha bisogno di tempo. Ha bisogno di una chiamata vera, di un progetto chiaro, di una maglia che gli dica: sei ancora uno dei nostri. Che sia Atalanta o Milan, poco importa. Conta solo che il fuoriclasse che stregò Wembley torni a credere in sé stesso. Il talento non si è mai spento. Aspetta solo di essere riacceso. E forse, in questo mercato, è proprio lui l’affare più grande da concludere.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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