Si può bucare mezza mossa, inviando una Pec all’allenatore che ti ha appena regalato uno scudetto. L’importante è poi recuperare, non sbagliare il resto. La cena tra De Laurentiis e Spalletti, “alla luce del sole” anche se era notte fonda, ha ripristinato un rapporto che andava cementato. E non crediamo di essere volgari se aggiungiamo che bisognava premiare l’allenatore economicamente: 2,8 milioni a stagione non sarebbe stato un ingaggio da Campione d’Italia, arrampicarsi a 4 è già qualcosa, aggiungere bonus ricchi sarebbe meglio. Pensiamo ad Allegri che per due anni ha guadagnato 7,5 netti più bonus per arrivare a 9 senza vincere fin qui un trofeo. Lo stesso Allegri che celebra il secondo posto in campionato come se fosse una Champions e che dice per vincere lo scudetto bisogna essere pronti. Ecco, se pensiamo a tutte queste cose dovremmo dire che l’ingaggio di Spalletti - in proporzione - andrebbe portato fino alla non modica cifra di 10 milioni a stagione. Nel frattempo vada per un adeguamento e per un accordo sui programmi, passaggio fondamentale per un luminoso futuro. Ci sono due o tre cose da chiarire, con una certa urgenza. I 60 milioni della clausola per Kim con le inglesi allertate (Manchester United in testa) mettono il Napoli in un ruolo secondario: dipende dal sudcoreano, non dal club. Se Kim decidesse di andare, nessuno potrebbe fermarlo. I famosi 60 milioni per un club inglese equivalgono a 6 euro per un comune normale. Il discorso vale per Osimhen che certamente non ha una clausola, tuttavia se qualcuno arrivasse con 130 milioni più 15 di bonus e 12 di ingaggio, sarebbe quasi impossibile dire “scusi, ripassi la prossima volta”. Ecco, tutte queste cose De Laurentiis e Spalletti se le sono dette a cena ma “alla luce del sole”. Nel senso che hanno chiarito i passaggi, hanno programmato il futuro e questa è di sicuro una bella base di partenza. Adesso servirebbe mettere in fretta un bel punto, evitando che diventi una fiction, uscendo dal balletto “lo deve dire la società e non io”, celebrando presto il nuovo matrimonio che i tifosi azzurri attendono come priorità assoluta.
Paul Pogba merita una carezza. Sarebbe troppo facile, oggi, insistere e bastonare sul fatto che sia stato un fallimento di mercato. Questo lo sapevamo da un pezzo e non ci sembra carino infierire. Pensiamo a un ragazzo che aveva scelto la Juve senza alcun tipo di indugio, rifiutando altre proposte magari più vantaggiose dal punto di vista economico. Semplicemente perché a Torino aveva lasciato il cuore e perché, come aveva ribadito in diverse occasioni, gli sarebbe piaciuto ritrovare e riabbracciare i suoi amici. Magari si può fare un appunto alla Juve: prima di chiudere un’operazione così importante e onerosa si sarebbe dovuta informare meglio sul pregresso a Manchester, visto che con lo United Paul aveva saltato un mare di partite per condizioni fisiche non ottimali e per una catena di infortuni senza soluzione di continuità. La Juve ha deciso di prendere a scatola chiusa, pensando, immaginando e illudendosi che quei contrattempi fisici appartenessero al passato e niente più. Invece no: quando stai spesso in infermeria, nulla o quasi nulla appartiene al caso. Pogba ha sbagliato a prendere lui - lo scorso settembre - la decisione di non operarsi per non saltare il Mondiale in Qatar che aveva messo in cima ai suoi desideri. Quella scelta non ha pagato, anzi, in ogni caso la Juve avrebbe dovuto avere la precedenza, non possiamo credere che un tesserato abbia il sopravvento su un club. Poi magari Paul ha sbagliato ancora nel pubblicare foto in pieno relax, ah i social, nelle stesse settimane in cui la Juve stava pagando un conto salatissimo. Tutto quello che volete, non è stata una stagione da tramandare. Anzi, è stata una stagione che ha presentato un conto enorme. La Juve ha sempre detto che il futuro non è in discussione, di solito quando fai operazioni del genere non puoi pentirtene meno di un anno dopo perché sarebbe un bagno di sangue. Avremo tempo e modo di tornare sull’argomento. Ma ora lasciamo tranquillo Pogba e lo diciamo a chi, sempre sui social, fa il filosofo con tanto di morale perché non si è fermato per un selfie dopo l’ennesima bastonata. Siamo e sono tutti umani, adesso non rompetegli le scatole, mettetevi nei suoi panni. Il Polpo non va spolpato con i soliti ragionamenti di chi non vede l’ora di proporre una morale senza senso.
Joe Tacopina ha messo il portafoglio, ha speso una tombola e solo per questo andrebbe ringraziato da un tifoso medio della Spal ben oltre l’amarezza della retrocessione. Poi ci sono gli altri discorsi, compreso il famoso dito medio che Tacopina ha fatto vedere al mondo e che andrebbe evitato a prescindere da qualsiasi tipo di provocazione. Dopo aver dato a Joe quanto gli spetta per gli onerosi investimenti, il discorso poi ha altre sfaccettature e non se la deve prendere se poi prevalgono alcune considerazioni tecniche. Bene, anzi male, da quando è arrivato alla Spal il signor Tacopina non ne ha indovinata una. Anzi, una l’ha indovinata: ha chiamato Massimo Oddo ma troppo tardi rispetto a una situazione ormai compromessa dalle scelte precedenti. Assistendo al festival degli errori e degli orrori, dalla panchina al mercato per arrivare nella stanza dei bottoni, pensiamo che un guazzabuglio del genere raramente si sia visto in Serie B. E forse anche in Serie C, sono fatti. Joe ha messo a disposizione una barca di soldi, va compreso e capito. Ma dopo aver detto questo, aggiungiamo che sarebbe stato meglio spendere la metà e azzeccare qualcosa. Invece, Tacopina ha investito il doppio e ha sbagliato tutto: si tratta di un record difficile da eguagliare.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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