Cose di calcio.
E partiamo dal derby di Milano, l’ultimo della stagione. In una situazione normale sarebbe passato in terzo piano, massimo in secondo. E invece è diventato fondamentale, sia per l’Inter che per il Milan. E infatti Inzaghi e Conceicao schierano il miglior undici possibile, non possono fare altrimenti.
L'Inter che prova a vincere tutto è reduce da una sconfitta bruciante e non può concedere il bis, al Milan rimane solo la Coppa Italia. Inzaghi non ha dato retta a chi gli chiedeva di rinunciare alla coppetta: non è così che fanno i grandi club e i grandi allenatori. Interessa eccome, questa coppetta, anche perché farebbe da “materasso” in caso di doppio tonfo tra scudetto e Champions e consentirebbe di prendersi piccole vendette con Milan (zero derby vinto in stagione) e Bologna (sconfitta Pasquale).
E il Milan? Facile, la Coppa Italia diventerebbe il secondo trofeo stagionale dopo la Supercoppa, un vero paradosso considerando la stagione ballerina del Diavolo. Sarebbe importante ma anche pericoloso per i dirigenti rossoneri: potrebbero convincersi di non aver fatto poi così male.
E proseguiamo con la faccenda “spostamento partite causa funerale del Pontefice”. Il nostro è un Paese bellissimo e ipocrita che trasforma i non-problemi in casi nazionali. La condizione di ipocrisia ci porta a mostrare tristezza e trasporto per la scomparsa del Papa con la mano destra, mentre la sinistra arrostisce costolette d’agnello (lunedì era pur sempre Pasquetta). Se a questa condizione aggiungiamo il calcio, il gioco è fatto. Nella giornata di ieri si è materializzato il delirio sotto forma di “quando si gioca Inter-Roma?”.
Riassumiamo: l’Inter vorrebbe giocare di sabato alle 18 come da programma, ma non può per evidenti motivi. Il Viminale impone il match alla domenica o in altro giorno, ma guai a giocare di sabato, anche se a 600 chilometri di distanza e dieci ore dopo la funzione. Il resto delle cose - andare al cinema, a un concerto, in balera, alla manifestazione - si possono fare, ma la partita di pallone no, ci vuole rispetto. Ne nasce un braccio di ferro devastante, con l’Inter che prima prova ad ottenere una deroga, per un attimo la ottiene, ma infine lascia perdere per evitare ulteriore caos e accetta la nuova collocazione: domenica alle ore 15. Ecco, abbiamo parlato per anni e anni di “Papa Francesco che ama lo sport” e nel giorno del suo addio... gli togliamo lo sport. Ditemi voi che senso ha.
Due cose sulla Juve in campo oggi. Igor Tudor di recente ha fatto sapere che è lui l’allenatore della Juve e intende guadagnarsi la conferma. Ha fatto benissimo: così si alimentano le speranze. Sa benissimo che per conquistare la conferma forse non basterà nemmeno arrivare in Champions ma, di sicuro, è condizione indispensabile che passa anche dalla trasferta di Parma di questo pomeriggio. Ha fatto bene a porsi in questo modo: è stato ingaggiato per trasmettere “juventinità” al gruppo - quella che non aveva - e ci sta riuscendo. Non è poco. Se porterà la Juventus al quarto posto dimostrerà di essere allenatore “da Juve”. A quel punto toccherà ad altri prendere decisioni scomode (far saltare un tecnico che ha mantenuto le promesse): lui avrà fatto - e bene - il suo dovere e se ne andrà, nel caso, a testa altissima.
Conte è un fenomeno, lo penso davvero. Per il campo parlano i risultati, eccellenti oltre le aspettative. Quanto alla comunicazione riesce sempre ad ottenere un doppio risultato: 1) Quello di responsabilizzare i suoi ragazzi. 2) Quello di riuscire a diventare l’eroe unico in caso di trionfo o vittima in caso di non-trionfo. Un piccolo capolavoro.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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