E’ il momento di bagnarsi il naso con i pronostici, ché alla fine quelli che ‘io l’avevo detto che…’ li trovi sempre, però prima la scommessa netta ormai non se la rischia più nessuno, anche perché mamma mia come si sono fatti permalosi i tifosi: se indichi uno, poi quelli delle altre 6 squadre si offendono e dicono ‘ecco come sempre il solito giornalaio, te lo sbatteremo in faccia, fate fate ogni anno ci escludete e poi invece piangete, ridateci Gianni Brera’ - che poi sta gente si vede che non l’ha mai letto Gianni Brera, che non solo era divisivo come pochi, ma poi più di tutti è quello che nobilitò il pronostico pre-campionato a editoriale più atteso.
A chi je tocca nun se ngrugna, non prendete il pronostico come una offesa personale o un complotto ai danni della vostra squadra, è una semplice valutazione, poi si può indovinare o sbagliare.
Personalmente non esiste che io non eserciti il mio sacrosanto diritto e dovere di sputtanarmi con il pronostico, tanto sulla Serie A quanto sulla Champions. E sul quale faccio una doverosa premessa: da 21 anni a questa parte ho sempre pronosticato l’esatto vincente dello scudetto per ben 20 volte su 21, sbagliando solo nel 2014-15 quando dissi Roma di Garcia e invece fu Juventus di Allegri I; in Europa invece ho indovinato ii pronostico solo 5 volte nelle ultime 21 edizioni (e nello specifico, non ci riesco dal 2015 con il Barcellona di Luis Enrique).
E forse, per la prima volta in contemporanea nelle due competizioni, mi viene da dire che il favorito di quest’anno sia in Serie A che in Champions sia per la prima volta la stessa squadra: ovvero, nessuna!
Non ricordo un tale livello di equilibrio - verso il basso - tra così tante contendenti sia in Italia che in Europa. E del resto, non arriva di sorpresa: l’anno scorso in Serie A in 4 dal secondo al quinto posto sono arrivate a 2 punti di distacco e tutte in corsa per scambiarsi i posti fino a una giornata dalla fine; e in Champions 3 semifinaliste su 4 non hanno vinto il loro campionato, con ben 2 che hanno pure cambiato l’allenatore a stagione in corso.
Dovendo sceglierne una in Italia, dico ancora Juventus (riservandomi il diritto di cambiare il 1° febbraio in caso di acquisti o cessioni clamorosi da parte di una delle contendenti). Dico ancora Juve e non sono il solo e non sono matto, considerando che i bookmaker stessi danno ancora la Juventus favorita per quanto a pari merito con l’Inter, nonostante i 5 punti di distacco già accumulati. Dico Juve perché Allegri avrà anche dei problemi a trovare la quadra, ma il livello tecnico della rosa della Juventus non ha assolutamente pari: unica a poter schierare 2 titolari per ruolo in 10 posizioni su 11, escluso il centravanti che ha solo Morata come interprete puro. Non possono di colpo aver disimparato tutti a giocare. E’ vero, hai perso i 30 gol di Cristiano Ronaldo, che negli ultimi 3 anni avevano coperto una maniera di stare in campo orribile della Juve, prima con Allegri, poi con Sarri e infine con Pirlo. Ma adesso si vede la qualità di Allegri stesso: che può piacere o no dal punto di vista estetico, ma ha vinto 6 scudetti in carriera, e dunque quando trova il sistema poi non lo fermi più.
Comunque, mi pare che sia davvero un campionato da 7 cugine, e chiunque sia quella che prevarrà lo farà di un nulla e soprattutto su un mischione di mezzo: perché Juve e Inter hanno abbassato il loro livello, consentendo alle altre di avvicinarsi, e allora secondo me è altamente probabile un arrivo in volata come l’anno scorso, ma esteso anche al titolo. L’Inter rimane solida e collaudata, ma stavolta è chiamata a fare di più in Europa, e questo potrebbe penalizzarla, per di più avendo perso i due giocatori più ‘squilibranti’. Come il Milan pure distratto dalla Champions , a cui nessuno potrebbe rimproverare l’eliminazione con un girone come quello capitatogli, ma è sicuro che il doppio impegno sarà complicato da gestire fino a dicembre - per non parlare della perdita di Calhanoglu e soprattutto Donnarumma, che da solo vale un bel po’ di punti, per quanto l’orgoglio milanista si convinca che no no mi hai lasciato ma già non ti volevo più. La Roma ha dei limiti nei ricambi ma avanza a fari spenti sapendo che Mourinho ha un gps naturale. Il Napoli ha una squadra collaudata più un Osimehn che sembra perfetto per esplodere con Spalletti, ma forse deve ancora crescere sul piano del gioco. L’Atalanta è assolutamente sul piano della altre, sia per meriti acquisiti che per reale livello della rosa, con solo l’incognita che Gasperini possa ancora mungere il massimo da certi elementi non più giovani. E poi la Lazio, che sulla carta paga il gap tecnico maggiore rispetto alle altre, ma se come sembra Sarri ha già trovato la soluzione come dimostrato nelle prime due giornate, allora nulla le sarebbe precluso.
E in Europa? E’ lo stesso, e non accadeva da 15 anni che la situazione fosse così equilibrata, probabilmente dal 2007. Semplicemente, da un attimo prima che esplodesse il regno di Messi e Cristiano Ronaldo, e non a caso questo succede nell’anno in cui incredibilmente entrambi cambiano maglia. Il PSG è per tutti il “dai, non può non vincere”, ma la variabile Mbappé scontento adesso deve essere gestita, così come è stata capace di rompere il clima squadra nella Francia agli Europei. Aggiungeteci che Pochettino non ha esattamente una storia da capitano vincente, pur rimanendo un eccellente allenatore.
Comunque, non ce l’aveva nemmeno Tuchel, e invece ha creato una macchina imbattibile l’anno scorso, a cui adesso è stato aggiunto Lukaku. Forse il Chelsea è addirittura di mezza incollatura avanti rispetto ai parigini, perché sulla partita secca l’aggiunta di Lukaku al centrocampo più forte del mondo è davvero letale. Il Barcellona si è schiacciato verso il basso, il Real Madrid si è aggiunto Camavinga e Ancelotti ma perdendo Sergio Ramos e con un centrocampo sempre più vetusto, il Bayern ha perso Alaba per Upamecano e già denunciava problemi difensivi, il Liverpool aveva tutto per riprovarci in serenità se non fosse che Wijnaldum era diventato fondamentale, l’Atletico ha aggiunto Griezmann e De Paul però ha perso Saul che forse è insostituibile. E poi ci sono le Manchester: al City mancava solo la punta e si è aggiunto un altro trequartista, e soprattutto sembra che le alchimie tattiche della finale dell’anno scorso abbiano incrinato la fiducia tra lo spogliatoio e Guardiola; il Manchester United ha fatto un mercato eccellente con Varane, Sancho e ovviamente Cristiano, ma i dubbi rimangono sulla guida tecnica, finora mai davvero all’altezza.
Sono le magnifiche 9 in Europa e mai sono state così vicine. Il fatto che la lotta sia talmente serrata anche in Italia, ma che nessuna delle italiane sembri avere la possibilità di diventare la decima, la dice lunga…
Anche perché in giro non c’è il killer dei campionati: se da un lato Antonio Conte deve ancora abbattere il suo tabù in Champions, quando si tratta di giocarsi il campionato ha invece una media ineguagliata: 5 stagioni di massima serie vinte su 7 disputate fino alla fine. Per dire, Guardiola ha vinto 9 campionati su 12 disputati (e nei 2 giocati contro Conte, Andonio ne ha vinto 1 e Pep nessuno).
Anche per questo l’Arsenal ha deciso di bussare in Salento, e dirigere il proprio discutibile progetto tecnico tutto su Conte. Ma per adesso il tecnico non si è lasciato convincere, persuaso di meritare ben altra occasione che una nobile decaduta che languisce all’ultimo posto, che da anni non entra in Champions, che quest’anno non fa nemmeno le coppe europee, e con una schizofrenica politica di mercato. Dategli torto.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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