A volte, nel calcio iper-tecnologico dei tablet e della match analysis, la svolta arriva da un semplice pezzo di carta. Raffaele Palladino, con l'umiltà di chi sa che non serve inventarsi "stregoni" per allenare i campioni, ha svelato il segreto della notte di Francoforte: un foglio bianco, messo al centro dello spogliatoio, su cui riscrivere il DNA smarrito. «Ognuno mi ha dato un aggettivo, ho solo cercato di responsabilizzarli» ha confessato il mister. Un esercizio di maieutica socratica applicata al pallone: non ha imposto il suo credo, ha chiesto ai giocatori di tirare fuori il loro. E la risposta sul campo è stata devastante. L'Atalanta non ha vinto perché Palladino ha fatto il mago, ma perché i giocatori hanno deciso di tornare a essere l'Atalanta.

DEJA-VU DI ONNIPOTENZA – Chi ha osservato i novanta minuti del Deutsche Bank Park ha avuto la netta, vibrante sensazione di un salto temporale. Quella ferocia, quella capacità di crescere minuto dopo minuto, di incassare la sfortuna (due pali) e rispondere con il dominio, è sembrata una proiezione delle versioni migliori dell'era Gasperini. Ma attenzione a non confondere il passato con il presente: questa è la squadra di Palladino che finalmente usa gli strumenti che ha sempre avuto in cantina. La consapevolezza e il coraggio visti in Germania sono la prova che il blocco mentale è stato rimosso. La Dea si è guardata allo specchio e, invece di vedere un brutto anatroccolo in crisi, ha rivisto il cigno che ha incantato l'Europa.

IL RITORNO DEL "DESAPARECIDO" – Il simbolo vivente di questa metamorfosi ha il volto e le treccine di Ademola Lookman. Fino a ieri l'ombra sbiadita del fuoriclasse che decise una finale europea, a Francoforte è tornato a essere un fattore incontrollabile. I numeri raccontano solo metà della storia (un gol, un assist, un palo, l'avvio dell'azione del tris), ma c'è un dato che profuma di storia: con la rete all'Eintracht, il nigeriano tocca quota 11 centri UEFA in nerazzurro, agganciando un totem come Josip Ilicic e mettendo nel mirino il primato di Muriel. Il gol in Champions gli mancava dal febbraio 2025, un'eternità calcistica cancellata in una notte. Se Palladino cercava un "nuovo acquisto" per svoltare la stagione, lo ha trovato direttamente in casa.

RESPONSABILITÀ COLLETTIVA – Ma sarebbe ingeneroso ridurre tutto al singolo. L'esperimento psicologico del "foglio degli aggettivi" ha funzionato perché a rispondere presente è stata l'intera spina dorsale. Da Hien, muro invalicabile, a un Ederson ritrovato, fino alla classe di De Ketelaere e alla potenza di Scamacca. Tutti sembravano aver perso la bussola, tutti l'hanno ritrovata contemporaneamente. «Non sono un mago», dice il tecnico, schernendosi. Forse no, ma è stato un bravo psicologo: ha capito che questa squadra non aveva disimparato a giocare a calcio, aveva solo dimenticato quanto fosse forte. E ricordarglielo, a volte, vale più di qualsiasi schema tattico.

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Sezione: Copertina / Data: Mer 26 novembre 2025 alle 23:45
Autore: Lorenzo Casalino / Twitter: @lorenzocasalino
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