Il primo appuntamento di questa nuova rubrica non poteva non essere dedicato al capitano, simbolo dell’Atalanta di fine secolo scorso e dell’ultimo lustro: Cristiano Doni.
Nato a Roma il 1° aprile del 1973, inizia la sua carriera calcistica in una piccola società dilettantistica di Verona: Crazy Colombo. Il suo primo trasferimento risale al 1988, quando appena quindicenne entra a far parte delle giovanili del Modena. Qui fa tutta la trafila fino a quando nell’estate del 1992 in prestito al Rimini, in Serie C2, dove gioca 31 partite e segna 6 gol. L’anno successivo sale di categoria. Sempre in prestito va a Pistoia, dove, in Serie C1, colleziona 31 presenze e timbra il cartellino 3 volte. Per due anni, dall’estate 1994 all’estate 1996, veste la maglia del Bologna che acquista dal Modena la metà del suo cartellino. Due anni e due promozioni consecutive che riportano i felsinei in Serie. Per Doni, complessivamente, 54 presenze e 11 gol. Inconsapevolmente, Doni si avvicina geograficamente sempre di più a Bergamo. Infatti nel 1996 si trasferisce a Brescia. Con le “rondinelle” gioca due anni, conquistando la promozione in Serie A nella stagione ’97-98 (20 presenze 3 gol) e debutta nel massimo campionato italiano il 31 agosto del 1997 contro l’Inter di Ronaldo. Dopo la seconda stagione con i bresciani, conclusasi con la retrocessione in Serie B, Cristiano Doni abbraccia i colori nerazzurri e si trasferisce a Bergamo. Qui trova la sua dimensione definitiva.
Dopo il primo anno senza grandi successi vista la mancata promozione in Serie A dei bergamaschi, arriva la svolta. Sulla panchina della “Dea” arriva Giovanni Vavassori che ridisegna la posizione in campo di Doni. Amante del gioco lineare il nuovo tecnico dell’Atalanta schiera Doni sulla fascia sinistra del suo 4-4-2 con ampia libertà di muoversi. È un successo per gli orobici che ritornano in Serie A e Doni realizza 14 gol in 35 partite. Tre stagioni consecutive nel massimo campionato che gli consentono di vestire la maglia azzurra agli sciagurati mondiali di Corea e Giappone del 2002. Il suo primo lustro in maglia nerazzurra si chiude con 145 presenze e 55 gol. Nell’estate del 2003 si trasferisce a Genova, sponda Sampdoria in cui milita per due stagione (44 presenze e 7 gol) prima del suo trasferimento in Spagna, a Maiorca. Un solo anno con la maglia rossonera degli isolani in cui colleziona 24 gettoni e realizza due gol. Ma la sua dimensione è Bergamo che riaccoglie il figliol prodigo nell’estate del 2006. Doni, il 4 maggio del 2008, nella partita contro il Livorno mette a segno un gol storico che lo fa balzare in testa alla classifica marcatori di tutti i tempi della storia atalantina. Il 17 gennaio 2010 con due gol alla Lazio raggiunge quota 100 gol in maglia orobica. Infine, è storia recente, poco più di un anno fa, il 5 novembre, nella gara contro la Triestina, ha timbrato la sua 300esima volta in maglia nerazzurra. Tutto il resto è storia di ieri.
La squalifica per calcio scommesse dello scorso giugno di tre anni e sei mesi, per illecito sportivo, chiesta dal Procuratore Federale Palazzi è stata confermata dalla FIGC. La storia di Cristiano Doni è fatta di tante squadre, di tante maglie. Ma nessun è stata così importante come quella nerazzurra. Per il suo attaccamento alla città di Bergamo diventa “cittadino benemerito” il 4 dicembre 2008. Il giorno del suo ritorno a Bergamo, nell’estate del 2006 disse: ”Sono arrivato alla conclusione che per me questa è una maglia davvero speciale, quasi magica”.
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