David Di Michele, che Italia hai visto?
"Non mi è per nulla piaciuta. Detto ciò, la Spagna è composta da giocatori giovani e importanti che già da un paio di anni fanno parte di questo gruppo, da ragazzi che nei rispettivi club giocano con continuità. Noi questo cambio generazionale l'abbiamo fatto troppo in ritardo e oggi ci troviamo una Nazionale con giocatori buoni ma che non hanno grande esperienza. E' un periodo di transizione, Spalletti non può fare più di ciò che sta facendo".
Ci siamo voluti opporre alla Spagna con le migliori armi della Spagna, la sconfitta è stata quasi una naturale conseguenza?
"La partita era costruita per portare a casa il pareggio, per provare a fargli male con qualche contropiede. Ma dall'altra parte ci sono giocatori che quando palleggiano non la perdono e in ogni momento possono farti male. Anche i cambi, con tutto il rispetto per l'Italia, non sono i nostri. Sono di un altro livello. Non è un parlare male, ma è proprio una questione di esperienza. Calafiori è un esordiente, Scamacca è un esordiente... Siamo i campioni in carica, è vero, ma di quell'Italia sono rimasti davvero pochi calciatori".
Che allenatore è Spalletti dopo le sconfitte?
"Ai miei tempi difficilmente parlava subito, dovevano succedere cose davvero eclatanti per prendere la parola negli spogliatoi nel post-gara. Sono passati 18 anni, una vita, ma ricordo che io non sempre digerivo le sostituzione e a volte mi lamentavo, qualcun altro faceva le boccacce al cambio... Ma lui non si faceva condizionare dal momento, aspettava sempre il giorno dopo per essere più lucido e oggettivo nella sua analisi".
Che riflessioni sta facendo in queste ore?
"Conoscendolo ora sta lavorando su ciò che è venuto meno contro la Spagna. E' uno sempre sul pezzo, sta studiando e meditando. E sta parlando con chi deve parlare".
Ci sarà rivoluzione contro la Croazia?
"Non più di uno-due cambi. Sapevo che contro la Spagna avrebbe riproposto la stessa formazione di cinque giorni prima per lanciare un messaggio, per dare continuità e non bocciare nessuno. E credo che anche lunedì andrà avanti nel segno della continuità".
Però Jorginho l'ha sostituito dopo 45 minuti
"Ecco, magari lui potrebbe cambiarlo per lasciar spazio a uno tra Cristante e Fagioli. Però ripeto, non mi aspetto alcuna rivoluzione".
Spalletti ha detto che sa allenare solo in questo modo, che non sarà mai un tecnico da palla lunga e pedalare. La Federazione ha sbagliato commissario tecnico?
"Ma no, oggi quante Nazionali giocano palla lunga e pedalare? Anche quelle che riteniamo più scarse giocano dal basso: lo vedo fare all'Albania, alla Romania. Sicuramente incontri la Spagna e vai in difficoltà, ma se l'Italia avesse giocato rintanata in difesa ne avrebbe presi tre. Lui sa giocare costruendo dal basso e deve dare alla squadra questa mentalità a prescindere dall'avversario: non si può cambiare atteggiamento di partita in partita. Ci può stare una palla lunga, ma devi avere la personalità di giocartela palla a terra".
La pensi come il CT
"Dobbiamo avere una mentalità importante, questo è un percorso che culminerà tra due anni con la crescita di calciatori che nel prossimo biennio disputeranno molte più gare di calcio internazionale. Penso a Calafiori e Scamacca che giocheranno la Champions e sicuramente con quelle partite daranno un'accelerata al loro percorso".
Chi ti ha deluso di più contro la Spagna?
"Forse c'erano troppe aspettative su Scamacca: lui può fare molto di più, oggi non è il giocatore che ti tira fuori dai guai. Sta lavorando tanto, ma alla fine l'attaccante deve fare gol. Però è giusto dargli tempo, ha grandissime qualità e Spalletti - da Iaquinta a Osimhen - ha sempre valorizzato al massimo gli attaccanti".
Negli anni ha valorizzato anche i registi, ma Jorginho l'altra sera non ha convinto. Ha sbagliato scelta?
"Jorginho è un giocatore di grandissima qualità, dopo l'Europeo s'è perso un po' ma anche Locatelli nell'ultimo anno e mezzo non ha fatto benissimo e, per questo motivo, Spalletti è andato su un giocatore con più esperienza internazionale. Ha cercato una guida, ha fatto una scelta pensando anche alla crescita del gruppo".
Cosa deve fare Chiesa per diventare un trascinatore?
"Oggi è uno dei giocatori più attesi, ha più responsabilità. Ma se vuole tornare imprevedibile, deve fare ciò che faceva alla Fiorentina e nei primi mesi alla Juventus: tentare la giocata senza pensarci troppo. Deve liberarsi dalla pressione che rischia di schiacciarlo e tornare a giocare con la testa libera".
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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