Oggi andiamo via belli spediti che tanto “l’inverno sta arrivando” e l’inverno, ovviamente, è il maledettissimo Mondiale del deserto.
Cioè, lo sapete, si giocava ieri, si gioca oggi e poi buonanotte al calcio italiano, a meno che non vi interessino le amichevoli degli azzurri contro Austria e Albania.
Lasciamo perdere.
In attesa del mezzogiorno di fuoco di oggi in quel di Bergamo (e speriamo che il casoncello non ci vada di traverso) è bene parlare di due nerazzurri in vetrina: il primo si chiama Dimarco Federico, il secondo Skriniar Milan (già).
Del primo parliamo per un motivo molto semplice: costui rappresenta in ogni suo neurone esattamente quello che ci si aspetta da un giocatore. Provate a pensarci: ama l’Inter da tempo immemore e prima ancora di averla “sposata” per lavoro, è cresciuto in nerazzurro, è stato spedito in prestito, è tornato “ma andrà via, figurati”, è rimasto “ma non è all’altezza degli altri, dai”, ha raggiunto l’altezza degli altri “ma non può fare l’esterno attuttafascia, gli manca qualcosa”, ha dimostrato di poterla fare alla grande e, oh, ora è tra i migliori nel suo ruolo.
Porca miseria, se non si chiama “applicazione” questa, allora ditemelo voi. Bravo Federico, sei un vero esempio.
E benedetto sia il tuo piede sinistro (rarissimo).
E poi c’è Skriniar. Del capitano – sì, lo è – parliamo perché per una volta abbiamo notizie (parola grossa). Nei giorni in cui tutti dicono “è fatta, questione di ore” c’è chi invece preferisce andarci con i piedi di piombo. Sia chiaro, il punto di partenza è ottimo: l’interistissimo Milan ha scelto di parlare con i suoi dirigenti, cosa affatto scontata se si pensa a come sono andate le cose l’estate scorsa e alla forza economica dei corteggiatori parigini.
Poi però tocca pazientare: le parti parlano, si confrontano, stanno ancora cercando un punto d’incontro su durata del contratto e, soprattutto, cifre che possano andar bene a tutti.
Ecco, per trovare l’incastro giusto serve ancora un po’ di tempo.
Quanto? Boh, forse una settimana, forse un mese, di sicuro non si andrà oltre Natale, ché il club vuole avere certezze prima di ricominciare la rumba (il 4 gennaio c’è Inter-Napoli).
Ecco, sì, forse è il caso di concentrarsi sull’Atalanta, perché le vittorie e le sconfitte non sono tutte uguali: l’eco del risultato di oggii è destinato a durare la bellezza di due mesi e i media non vedono l’ora di pucciare il biscotto nella tazza della crisi.
Coraggio Beneamata, regalaci una sosta come si deve.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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