"Tornassi indietro giocherei fino a cinquant’anni, se fai il calciatore ami questo sport. Non c’è un mio ex compagno che non tornerebbe indietro a rifare tutto". Parla così Christian Vieri, nella lunga intervista a Radio Serie A tra calcio giocato e non solo: "Quando fai un lavoro che ti piace, non ti annoi mai. Quando sei fortunato a fare il lavoro dei sogni è ancora più bello. Io ero in Australia, avevo due sogni: giocare in Serie A e in Nazionale. Sono partito da solo, quando parlo con i bambini a scuola dico sempre che chi ha un sogno lo deve inseguire. In Australia giocavo terzino sinistro alla Roberto Carlos, poi a 13 anni ho chiesto di essere messo in avanti e da lì sono rimasto attaccante. Non sono più tornato in Australia: all’inizio la mia famiglia pensava che sarei rimasto in Italia pochi mesi, sono stati bravi a lasciarmi decidere in autonomia anche se avevo 14 anni. Mi hanno detto: “se vuoi farlo, devi farlo seriamente”. Una volta arrivato in Italia ho fatto diversi provini. All’inizio mi dicevano che ero grezzo, non mi voleva nessuno. Così ho iniziato ad allenarmi con il Prato senza giocare partite, finché il presidente, che era il nonno di Alessandro Diamanti, ha deciso di farmi giocare con la squadra".

Sulla scelta del ritiro:
"Ero stufo di tutto e di tutti, ero stanco mentalmente. Ricordo di essere andato in Svizzera con l’Atalanta a fare un amichevole, a fine primo tempo ho comunicato a Del Neri che me ne sarei andato e così ho fatto. Stavo ancora bene, ma non avevo motivazioni, avevo grande stanchezza mentale. Dovevo andare a giocare al Boavista da un mio amico, ma mi sono allenato un mese e poi ho deciso definitivamente di non continuare con il calcio: da lì è finito tutto. Rimpianto? Tornassi indietro giocherei ancora, ma lo sto dicendo ora: in quel momento, se ho smesso, è perché sentivo di smettere. Va bene così".

Sezione: Altre news / Data: Mer 15 novembre 2023 alle 14:05
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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