Il messaggio di José Mourinho alla famiglia Friedkin è tra le righe e tra le pagine ma quel che c'è dietro alle copertine è che, per adesso, la famiglia americana non ha alzato la cornetta. Per chiamate o per risposte sul futuro del tecnico, in scadenza nel 2024 ma con l'impellenza di far presto chiarezza sul domani. Perché lo Special One è stata una chiara scommessa da parte della proprietà della Roma, figlia delle sue ambizioni, della sua voglia di render onore alla parola Capitale. Ovvero di riportare Roma e la Roma al centro del villaggio italiano e per questo hanno deciso di mettere insieme due anime diverse ma con uno stesso obiettivo: un dirigente poco conosciuto nelle pagine dei quotidiani ma di valore internazionale come Tiago Pinto, che front man del mercato non lo era stato ma che con ambizione e faccia tosta, senza timori o paure, si è messo alla guida di un ampio staff, e un allenatore il cui nome e curriculum parlava da solo.
Mourinho visto da fuori Roma: 'solo' la Conference e tanto amore
E Mourinho, gestore dell'ambiente con pochi eguali al mondo, è diventato da subito Imperatore, amato, adorato, centrale, totale. Speciale. I Re si giudicano dalle corone e dagli scettri, dalle bandiere puntate e dai mondi conquistati e Mourinho è stato capace di riportare l'Europa a Roma, Roma al centro dell'Europa. Analizzare la Roma dall'esterno è tematica scivolosa, perché si scontra con sentimenti irrazionali e tracimanti, con l'orgoglio di un titolo, con la vittoria della Conference League, con quella marea giallorossa e bellissima. Analizzare Mourinho da fuori Roma significa staccarsi dal sentimento e fotografare una realtà che forse nella Capitale, parte giallorossa, non è permeata in vene così rigonfie di sentimento. Che la Roma gioca male, non è bella da vedere, e senza la vittoria in Conference pure la scorsa stagione sarebbe stata tutt'altro che sufficiente. E quella in corso idem, per gioco, risultati, prospettive, sempre col salvagente europeo a render piene le speranze. Ma può bastare?
Il mercato è sempre stato approvato da Mourinho
Mourinho non sta facendo mancare, direttamente o indirettamente, i messaggi per la proprietà. Vuole un confronto, vuole di più e vuole, altrettanto, risolvere questa dicotomia con Tiago Pinto che chi conosce bene il calciomercato e i contorni dei salotti romani e sportivi sa essere appesa solo al filo del presente e della diplomazia. Pinto da una parte e Mourinho dall'altra, e lo dimostra una frase del direttore tecnico della Roma in analisi del mercato di gennaio. "Io mi assumo tutte le responsabilità. Tutti i giocatori che secondo voi non hanno fatto bene, sono al 100% una mia responsabilità". La verità è che tutti gli acquisti della Roma di queste sessioni sono passati dall'avallo di José Mourinho, dal primo all'ultimo. O sue richieste dirette o giocatori studiati e poi approvati dall'allenatore portoghese.
La strategia di Tiago Pinto
Però Pinto, che ha provato ad agire di diplomazia, sa bene che Mou è allenatore da 'se fan bene è merito mio, se sbagliato è perché non ho ricevuto i giocatori desiderati'. Così ha anticipato i tempi e furbescamente si è addossato eventuali colpe future. Questa Roma, con un Paulo Dybala, un Nemanja Matic e via discorrendo in più, ha una media punti non certo da Champions in prospettiva fine stagione. E in un campionato dalla resa così mediocre per tutte, dall'Inter al Milan su tutte per dirne due, con la Juventus in crisi e con l'Atalanta che pur senza coppe certo non ne approfitta, può giudicarsi questo rendimento come sufficiente? Abraham non rende: colpa solo del giocatore? Pellegrini non riesce a brillare: colpa solo del giocatore? Rui Patricio non è quello sperato: colpa solo del portiere? Nicolò Zaniolo via, Diego Llorente sparito, Andrea Belotti a zero gol, l'involuzione di Marash Kumbulla, gli esterni che non hanno numeri da top: tutte colpe loro?
Lo straordinario pubblico di Roma e i tavoli del futuro di Mourinho. Roma, Madrid, Londra, Parigi
Roma è straordinaria perché pur con una squadra che non è spettacolare, pur con stelle che faticano in gran parte a brillare, è trascinata da un pubblico che ha pochi eguali. I continui sold out sono una meraviglia da vedere, da fuori, che riempie gli occhi, il cuore, l'anima. Per questo merita di più. Per questo merita più delle liti, delle polemiche, di una panchina che alza troppo i toni, che riempie di veleni le partite. Di una polemica dopo l'altra, mentre l'attacco non segna, mentre Dybala è costretto ad accendere luci che il gioco non gli consegna. Intanto, mentre aspetta chiamate dall'America per il rinnovo, i beninformati a livello internazionale sussurrano che Mourinho stia provando a bussare alla porta del suo passato. A quella del Chelsea di Todd Boehly, dove Graham Potter è legato a quel che sarà dei Blues in Champions e dove l'americano sarebbe intrigato dalla figura di un gestore di ferro per i suoi giovani. A quella del Real Madrid di Florentino Perez, dove ha già provato a tornare in passato (prima della Roma) ma dove in caso di addio di Carlo Ancelotti (per il ruolo di ct del Brasile) il numero uno delle Merengues avrebbe prima di tutti Mauricio Pochettino sulla sua lista dei desideri. A quella del PSG, dove il domani di Christophe Galtier è segnato. Così la partita resta aperta tra presente, futuro, chiamate che non arrivano, messaggi cifrati e una chiarezza che prima o poi Mourinho, Pinto e i Friedkin dovranno fare. Per un pubblico che a prescindere da tutto non smette di sognare, che ha il cuore colmo di gioia dall'ultima Conference e che straordinariamente riempie l'Olimpico. Una gara dopo l'altra. E che merita più bellezza di così.
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